Approvata la proposta della Commissione europea che introduce il divieto di utilizzo all’aperto di tre principi attivi fuori dalle serre
Storica decisione dell’Unione Europea che ha approvato il bando permanente a tre insetticidi neonicotinoidi dannosi per le api. Gli Stati membri hanno detto sì alla proposta della Commissione europea che introduce il divieto di utilizzo all’aperto di tre principi attivi fuori dalle serre.
Il bando permanente estende quello parziale già in essere dal 2013 per tre neonicotinoidi – l’imidacloprid e il clothianidin della Bayer e il tiamethoxam della Syngenta – resta consentito solo il loro utilizzo all’interno di serre permanenti.
Durante la discussione dello scorso 27 Aprile, anche l’Italia ha votato a favore del bando, contrariamente a quanto fece nel 2013. Oltre al nostro, altri 15 Paesi hanno detto no agli insetticidi: Francia, Germania, Spagna, Regno Unito, Paesi Bassi, Austria, Svezia, Grecia, Portogallo, Irlanda, Slovenia, Estonia, Cipro, Lussemburgo, Malta, che rappresentano il 76,1% della popolazione dell’Ue.
Quattro invece i Paesi contrari al divieto: Romania, Repubblica Ceca, Ungheria e Danimarca. Otto, infine, gli astenuti: Polonia, Belgio, Slovacchia, Finlandia, Bulgaria, Croazia, Lettonia e Lituania.
Come spiega Greenpeace Italia “gli insetticidi neonicotinoidi mettono gravemente a rischio le api, le coltivazioni e le piante che da esse vengono impollinate. Oltre ai 3 insetticidi ce ne sono altri che costituiscono una minaccia per le api e altri insetti benefici, il cui uso è attualmente permesso in Unione Europea: acetamiprid, thiacloprid, sulfoxaflor e flupyradifurone e altre sostanze quali cipermetrina, deltametrina e clorpirifos”.
Coldiretti: per salvare le api ora stop ai pesticidi anche per prodotti importati
Per salvare le api è ora necessario che il divieto riguardi coerentemente anche l’ingresso in Italia e in Europa di prodotti stranieri trattati con i principi attivi sotto accusa. È quanto afferma la Coldiretti: “Non è accettabile che alle importazioni sia consentito di aggirare le norme previste in Italia ed in Europa, anche grazie agli accordi di libero scambio, ed è necessario, invece, che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro”.
Le api sono un indicatore dello stato di salute dell’ambiente e servono al lavoro degli agricoltori con l’impollinazione dei fiori tanto che Albert Einstein sosteneva che: “Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.
In Italia esistono più di 50 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api: dal miele di acacia al millefiori (che è tra i più diffusi), da quello di arancia a quello di castagno (più scuro e amarognolo), dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino.
Nelle campagne italiane ci sono 1,2 milioni gli alveari curati da 45.000 apicoltori tra hobbisti e professionali con un valore stimato in più di 2 miliardi di euro per l’attività di impollinazione alle coltivazioni. Tuttavia a causa del clima pazzo si vedono già adesso sugli alveari con una produzione di miele nel 2017 più che dimezzata attestandosi sulle 10 milioni di chili, uno dei risultati peggiori della storia dell’apicoltura moderna da almeno 35 anni, mentre le importazioni hanno superato i 23 milioni di chili con un aumento di quasi il 4% rispetto all’anno precedente.
Quasi la metà di tutto il miele estero in Italia arriva da due soli Paesi: Ungheria con oltre 8 milioni e mezzo di chili e la Cina con quasi 3 milioni di chili ai vertici per l’insicurezza alimentare.