Sono cresciuti del 21% secondo un’indagine dell’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione finanziaria dei migranti. In crescita anche il ruolo delle donne straniere nell’economia
Si rafforza la presenza degli imprenditori immigrati in Italia, sempre più attivi nel lavoro autonomo e nella piccola e media imprenditoria. Una vivacità imprenditoriale, quella delle comunità straniere, che si riflette anche nel rapporto con il mondo finanziario. Il numero di imprese small business titolari di un conto corrente passa dalle 74.000 unità del 2010 alle quasi 150.000 rilevate nel 2016, con un incremento complessivo del 21% fra il 2015 e il 2016 (+12,2% il tasso di crescita medio annuo). Aumentano inoltre i conti correnti aperti da più di 5 anni intestati a imprenditori immigrati, indice della crescente stabilità del rapporto col settore finanziario: se nel 2010 la percentuale era il 16%, nel 2016 raggiunge quasi il 50%.
È quanto emerge dalla sesta edizione del Rapporto annuale sull’inclusione finanziaria dei migranti, realizzata dall’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei migranti nel settimo anno di attività. L’osservatorio nasce dalla collaborazione dell’Associazione bancaria italiana (Abi) e il Ministero dell’Interno. Cofinanziato dalla Commissione Europea, è gestito dal Centro studi di politica internazionale (CeSpi).
L’indagine si basa sui dati forniti dagli operatori finanziari (banche e Banco Posta) relativi a immigrati residenti, appartenenti a 21 nazionalità non Ocse, e si focalizza su un segmento specifico di imprese appartenenti all’area definita come small business, caratteristica del settore produttivo italiano.
Secondo il report, l’intermediazione finanziaria e l’accesso agli strumenti forniti dagli operatori del mercato contribuiscono a rafforzare il processo di sviluppo dell’attività imprenditoriale straniera. Un fenomeno articolato e in crescita quello delle imprese create da imprenditori immigrati in Italia, da inquadrare nel contesto più ampio della regolare presenza di stranieri sul territorio, e che si rivela capace di contribuire all’economia del Paese: secondo i dati InfoCamere, il 9,4% delle imprese in Italia nel 2016 è condotto da stranieri e la media nazionale del valore aggiunto prodotto dalle imprese straniere in Italia è aumentata di 5,8 punti percentuali rispetto all’anno precedente.
L’indagine si concentra anche sui percorsi d’impresa che – si legge nel rapporto – sono, almeno inizialmente, condizionati dall’appartenenza ad una determinata comunità nazionale. Quello che emerge è un quadro eterogeneo. Tra le imprese clienti di intermediari finanziari, nell’ultimo anno sono in particolare aumentate quelle delle comunità provenienti da Bangladesh, Senegal, India e Nigeria. Rispetto invece all’incidenza dei conti small business sul totale dei conti correnti intestati alle singole nazionalità, appare evidente la vivacità delle imprese a titolarità asiatica (Cina, Pakistan e Bangladesh) e di quelle di origine egiziana.
Anche il ruolo delle donne immigrate nell’economia è un fenomeno in costante crescita. Secondo il rapporto, nel 2016 le imprese a guida femminile, titolari di un conto corrente, rappresentano un terzo (il 33% circa) delle imprese a titolarità immigrata del campione delle 21 collettività analizzate, con un’incidenza crescente negli ultimi sei anni. In riferimento alla nazionalità, dall’indagine emerge che questa percentuale sale a quasi il 70% per la comunità ucraina, è approssimativamente al 60% per Polonia e Filippine e al 45% per la comunità cinese.