Indagine del Codacons in mercati e frutterie: il 72% dei sacchetti forniti al di fuori dei supermercati non è in regola con la normativa entrata in vigore il 1° gennaio
Quasi 3 sacchetti biodegradabili su 4 utilizzati da banchi di mercato e frutterie per imbustare frutta e verdura risultano fuorilegge. Lo denuncia il Codacons, che ha realizzato una approfondita indagine nelle principali città italiane, verificando la tipologia di shopper forniti al di fuori dei supermercati.
“La ricerca – spiega l’associazione – è stata condotta in 15 città italiane (Roma, Milano, Torino, Genova, Firenze, Bologna, Napoli, Catania, Bari, Senigallia, L’Aquila, Cagliari, Reggio Emilia, Padova e Trieste) analizzando i sacchetti della spesa utilizzati da 300 banchi di mercato e 100 frutterie su strada. Da tale indagine è emerso come la percentuale più alta di irregolarità si riscontri presso i mercati locali, con il 72,1% dei banchi che utilizza sacchetti di plastica non biodegradabile e quindi non in regola con la normativa vigente entrata in vigore lo scorso 1 gennaio. Presso le frutterie la percentuale di irregolarità scende al 67%”.
Vi sono poi gli shopper “fallaci”, quelli cioè spacciati per compostabile ma in realtà di plastica comune, riscontrati nell’11,8% dei banchi esaminati e nel 13,5% delle frutterie.
Sui banchi dei mercati solo il 16,1% dei sacchetti è risultato regolare, cioè compostabile (biodegradabile in 3 mesi e trasformabile in fertilizzante compost), contro il 19,5% di regolarità delle frutterie.
“Il vero problema è la mancanza di controlli sul territorio – afferma il presidente del Codacons, Carlo Rienzi –. Prima si introduce una legge che rivoluziona la spesa, ma poi non si effettuano le dovute verifiche per accertare che tutti si adeguino alle nuove disposizioni”.
“Una situazione che determina danni sia sul fronte ambientale che su quello tributario, considerato che i sacchetti irregolari spesso sono venduti in “nero”. Scarsa anche l’informazione resa agli utenti sul tema, al punto che il 73% dei cittadini non saprebbe riconoscere uno shopper non a norma e il 34% che dichiara di non essere a conoscenza delle novità introdotte lo scorso 1 gennaio” conclude Rienzi.