Le novità e principali richieste nel settore bellezza registrate dall’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica (AICPE)
Dalla rinoplastica all’ombelicoplastica, cresce tra gli italiani la passione per il ritocchino, possibilmente mini-invasivo, senza effetti collaterali e con risultati naturali. A esserne contagiati sempre più anche i giovani, che dedicano oggi molto più attenzione al mantenimento e alla cura del proprio aspetto rispetto al passato: un fenomeno legato anche alla diffusione dei social network e alla sovraesposizione dell’immagine. È quanto emerso dall’ultimo congresso dell’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica (Aicpe), realtà che riunisce professionisti che si dedicano prevalentemente all’aspetto estetico della chirurgia plastica. Ecco le principali novità.
Più richieste per ritocchini mini-invasivi, con risultati naturali e senza convalescenza. “Domandare è lecito, ma non esiste la bacchetta magica: è vero che le tecnologie ci stanno aiutando sempre più a ottenere ottimi risultati con tecniche mini invasive, ma non è possibile avere risultato massimo, convalescenza minima e nessun fastidio – afferma il vice presidente Aicpe, Pierfrancesco Cirillo -. Deve essere chiaro ai pazienti che non si possono pretendere risultati chirurgici dalla medicina estetica: in certi casi le soluzioni mini invasive non esistono, bisogna intervenire con il bisturi. I pazienti devono poi considerare che un atto chirurgico resta tale anche se la finalità è estetica: è una cosa seria e non si può scegliere a chi affidarsi avendo come unico parametro il prezzo basso”.
Aumento del seno, la novità è il ritorno al passato. Si fa presto a dire protesi al seno: ci sono quelle lisce, nanotesturizzate, in poliuretano e ultraleggere, tonde o anatomiche. “Esistono sempre più possibilità per chi decide di aumentare il seno – dice il segretario Aicpe, Gabriele Muti -: non ci sono protesi migliori delle altre, ma esiste la scelta giusta per ogni paziente. La tecnologia ha fatto progressi negli ultimi anni e oggi abbiamo nuove generazioni di protesi al seno. Sono anche tornate le protesi lisce, già utilizzate anni fa e ora di nuovo in auge grazie ai miglioramenti apportati”.
Mettere in banca le staminali del grasso per ringiovanire. La medicina rigenerativa è uno degli ambiti più interessanti nel campo della chirurgia estetica. “Il tessuto adiposo è una delle fonti più ricche di staminali, con riconosciute capacità terapeutiche sia in ambito di patologie incurabili, sia in chirurgia estetica – dice il past president Aicpe, Eugenio Gandolfi -. Oggi è possibile prelevare il grasso dai pazienti, inviarlo ad appositi laboratori e avere indietro in poche ore le cellule staminali contenute nel tessuto adiposo: al momento il servizio è attivo solo in Svizzera, ma ci auguriamo che sia disponibile presto anche in altri paesi europei”. Come usare le staminali del grasso? “Si possono utilizzare subito per arricchire il grasso che stiamo iniettando ai pazienti, per avere un attecchimento migliore, oppure si possono crioconservare per utilizzi futuri. In campo estetico ringiovaniscono la cute o ne prevengono l’invecchiamento, con risultati già dimostrati da studi scientifici. Altre applicazioni riguardano la biostimolazione per cicatrici, smagliature e tessuti invecchiati per il normale foto-invecchiamento o per patologie”.
Le “rinoplastiche da selfie”. Una tendenza rilevata dai chirurghi estetici presenti al congresso Aicpe riguarda l’aumento delle richieste di ritocco al naso, in particolare da parte dei giovani. Un ruolo rilevante in questo trend lo rivestono i social network, che portano i pazienti ad avere maggiore consapevolezza su come appaiono. Questo comporta da una parte più cura del proprio aspetto, dall’altra l’attenzione verso dettagli che prima passavano inosservati, come le imperfezioni che riguardano il naso. Determinante è il ruolo del chirurgo, che deve spiegare i risultati che si possono raggiungere con la chirurgia e i limiti che esistono. Se quanto prospettato coincide con le aspettative del paziente, si procede con l’intervento.
Sempre più facce super gonfie per troppi filler. Negli Stati Uniti il fenomeno è stato ribattezzato Overfilled Syndrome, ossia la sindrome delle facce troppo gonfie. “Al paziente sembra più facile ricorrere alle “punturine” piuttosto che al bisturi, ma non sempre i risultati sono naturali – afferma il vice presidente di Aicpe, Cirillo -. La Overfilled Syndrome è un effetto collaterale che deriva dal voler sostituire la chirurgia plastica con la medicina estetica: una cosa è gonfiare con le punturine, un’altra è riposizionare i tessuti che hanno ceduto per via dell’età con il bisturi. I nuovi filler inoltre durano più a lungo, causando un’azione sommatoria degli effetti: il risultato è che a 50-60 anni ci sono volti super-gonfi. La medicina estetica è di aiuto al chirurgo plastico, ma deve essere usata con buon senso”.
L’ombelicoplastica. L’ombelico ha una valenza estetica importante: si eseguono correzioni quando ne esistono le indicazioni per poterlo migliorare o regolarizzare e si tiene in considerazione il suo aspetto quando si esegue un’addominoplastica. “Secondo i canoni estetici di riferimento l’ombelico non deve essere visibile esternamente, ma essere all’interno della cavità e soprattutto non deve avere quei brutti esiti cicatriziali che a volte si vedono su alcune pazienti – dice Claudio Bernardi, tesoriere di Aicpe -. Importante è non modificare parti del corpo solo per seguire la moda del momento: negli Stati Uniti adesso è in voga l’ombelico a forma di goccia, ma quando la moda sarà passata, sarà difficile tornare indietro all’ombelico rotondo. Un conto è tingersi o tagliare i capelli, un conto sottoporsi a un intervento chirurgico”.