Lavori fermi in Parlamento mentre Lega e Movimento 5 Stelle provano a formare un Governo. Il Codacons presenta un esposto alla Corte dei Conti per accertare danni erariali
Lega e Movimento 5 Stelle sono al lavoro da giorni per provare a formare un nuovo Governo a oltre due mesi dalle elezioni del 4 marzo ma intanto in Parlamento i lavori sono bloccati. E il danno economico subìto dalla collettività negli ultimi due mesi a causa dei ritardi nella formazione del nuovo esecutivo ammonta a 253,1 milioni di euro solo di costi della politica.
Lo denuncia oggi il Codacons, che presenta un esposto alla Corte dei Conti affinché accerti sprechi di soldi pubblici e il danno erariale subito dallo Stato.
“Come noto, da due mesi l’attività parlamentare è totalmente bloccata in attesa della formazione del nuovo Governo – spiega l’associazione dei consumatori –. Ciò significa che Camera e Senato, le relative Commissioni e gli altri organi direttamente connessi al Parlamento sono inattivi e i loro lavori sospesi. A fronte di tale situazione di stallo, tuttavia, i due rami del Parlamento continuano a produrre costi a carico de cittadini, e Deputati e Senatori percepiscono da due mesi i compensi da parlamentari pur non svolgendo alcun tipo di attività”.
“Considerato che, in base ai dati di bilancio resi pubblici, i costi annui per il funzionamento del Parlamento nel 2018 ammontano a circa 1,52 miliardi di euro (551 milioni il Senato, 968 milioni a Camera), tale situazione di impasse ha prodotto uno spreco di soldi pubblici a danno dei cittadini pari a 253,1 milioni di euro solo negli ultimi due mesi (dalle elezioni del 4 marzo ad oggi)” aggiunge il Codacons.
“Mentre da un lato ancora non si trovano risorse per bloccare l’aumento Iva del 2019, dall’altro milioni e milioni di euro vengono buttati per finanziare un Parlamento fermo da più di due mesi e per pagare gli stipendi a Senatori e Deputati” denuncia il presidente del Codacons, Carlo Rienzi.
“Per tale motivo abbiamo chiesto alla Corte dei Conti di aprire una inchiesta sul caso, allo scopo di accertare eventuali danni erariali per la collettività. Chiediamo inoltre ai partiti politici di disporre la restituzione, in favore delle casse dello Stato, di parte dei compensi percepiti dai parlamentari eletti dal 4 marzo ad oggi, considerato che tali soldi sono stati incassati in assenza di qualsivoglia tipo di attività” conclude Rienzi.