Ispirata alla vera storia di Giacomo Perini (che interpreta se stesso), la commedia porta sul palco le speranze degli oltre tre milioni di pazienti oncologici: in scena al Quirino di Roma il 19 maggio e poi a Milano, Napoli e Catania
Utilizzare il teatro per sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti irrinunciabili degli oltre tre milioni di pazienti oncologici italiani. E, al tempo stesso, dare voce a chi è stato colpito da questa malattia: testimoniarne la forza, il dolore e l’energia vitale necessaria per affrontarla. Sono questi i due principali obiettivi che si prefigge l’opera teatrale I fuori sede la prima dedicata ai giovani alle prese con l’esperienza del cancro.
Andrà in scena il prossimo 19 maggio al Teatro Quirino di Roma a partire dalle ore 20.30 e sarà poi replicata anche a Milano (al Teatro Manzoni), a Napoli (al Teatro Mercadante) e a Catania (al Teatro Stabile). Ideata dall’Associazione Pancrazio, scritta da Maria Teresa Carpino in collaborazione con Gigi Palla, è stata realizzata grazie al supporto della Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO).
L’evento viene presentato oggi all’Auditorium del Ministero della Salute e farà parte delle iniziative della XIII Giornata del Paziente oncologico (17-20 maggio 2018) che, come ogni anno, è organizzata e promossa dalla FAVO. Protagonisti de I fuori sede sono otto giovani studenti universitari che frequentano diversi atenei e che si trasferiscono nella stessa casa.
La loro vita spensierata e divertente viene all’improvviso scossa da una notizia difficile da accettare per ragazzi di 19-20 anni. Uno di loro, Giacomo, ha un dolore alla gamba e dopo una visita di controllo gli viene diagnosticato un tumore. L’opera teatrale è arricchita dalla presenza di un gruppo di ballerini, campioni mondiali di hip hop, gli Stratos e dalla partecipazione di Dylan Magon, semifinalista dell’edizione di The Voice del 2014.
E’ liberamente ispirata alla storia vera di Giacomo Perini, un ragazzo di Roma colpito a soli 18 anni (nel settembre del 2014) da un tumore raro, un osteosarcoma di alto grado. Il ragazzo, socio dell’Associazione Pancrazio, è parte attiva del cast e di fatto interpreta se stesso insieme agli altri giovani attori soci dell’Associazione.I fuori sede rientra nel più ampio progetto I Racconti di vita, una campagna informativa di sensibilizzazione sulle gravi patologie oncologiche attraverso la formula del teatro.
“La nostra Federazione riunisce oltre 500 associazioni di volontariato e da oltre 15 anni vuole rappresentare tutti gli italiani che direttamente (o indirettamente) stanno lottando contro un tumore – afferma Elisabetta Iannelli, segretario generale della FAVO -. Abbiamo collaborato con grande piacere alla produzione di questa opera teatrale che vuole mettere in scena un dramma che coinvolge sempre più cittadini del nostro Paese. Lo spettacolo soprattutto vuole ribadire un concetto ancora troppo spesso sottovalutato dall’opinione pubblica: guarire dal cancro oggi è possibile”.
“Il tasso di incidenza delle malattie oncologiche è in continua crescita ma le terapie sempre più efficaci e l’adesione ai programmi di screening per la diagnosi precoce hanno cambiato la prognosi di molti tumori – sottolinea il prof. Francesco Cognetti, Presidente della Fondazione Insieme Contro il Cancro -. Questo fenomeno indubbiamente positivo ha portato ad un aumento del numero di malati cronici. Di conseguenza esistono nuovi interrogativi a cui il sistema sanitario nazionale e l’intera colletività devono saper rispondere”.
“Siddhartha Mukherjee, l’oncologo autore de ‘L’Imperatore del male’, impareggiabile ‘biografia’ del cancro, scrisse che ‘La vita del cancro è una ricapitolazione della vita del corpo, la sua esistenza è uno specchio patologico del nostro’ – commenta il prof. Giuseppe Novelli, Rettore dell’Università degli Studi di Roma ‘Tor Vergata’ -. Parole che fanno riflettere, e che stimolano l’opinione pubblica, ma anche la comunità scientifica, a intensificare gli sforzi della lotta contro ‘l’imperatore del male’. Iniziative come quella dell’Associazione Pancrazio sono lodevoli e preziose, perché parte del processo di guarigione di un paziente è rappresentata dalla rete di supporto a sostegno del malato, sia essa concreta o morale. Un bravo quindi ai nostri studenti e a tutti i giovani così impegnati e sensibili verso un tema di grande importanza”.
“Per noi studenti è un’esperienza nuova ma abbiamo capito quanto possa essere importante per i pazienti oncologici comunicare il proprio stato d’animo e relazionarsi con gli altri. In questo periodo abbiamo conosciuto tante storie di pazienti che hanno apprezzato il nostro lavoro e questo ci ha motivato e reso felici – afferma Francesco Bugamelli, Presidente della Associazione Pancrazio -. Relazionarsi con gli altri, esprimere i propri stati d’animo e disagi e condividere testimonianze sono esperienze che potranno essere utili ad altri. A settembre inizieremo ad intervistare nuovi pazienti oncologici e a raccogliere altre storie in molte città italiane per farle diventare parte di una nuova commedia”.
“Il teatro è un genere di rappresentazione che commuove, emoziona e coinvolge – sottolinea il prof. Antonio Virzì, fondatore e Presidente della Società Italiana di Medicina Narrativa (SIMeN) -. La sua estrema fruibilità garantisce sempre un forte impatto sui protagonisti dello spettacolo e sul pubblico. In altre parole il teatro è vita. Ecco perché può essere uno strumento per sublimare un’esperienza di vita così forte come il cancro. L’arte della recitazione, della musica, del canto e della danza sembrano fatte apposta per darle valore e tramandarla come esempio prezioso, come una testimonianza che può infondere ad altri speranza e coraggio”.
“Rivivere in un contesto decisamente insolito come il palcoscenico di un teatro quei tragici momenti è un’esperienza particolare ed emozionante – conclude Giacomo Perini -. La malattia ha cambiato per sempre la mia vita e mi ha fatto diventare un’altra persona. Devo ammettere che mi ha aiutato a crescere e anche a conoscere meglio me stesso perché ti obbliga a rispondere a delle domande difficili. E mi ha insegnato ad essere felici per quello che una persona possiede. Spero che grazie alla visione di I fuori sede molti ragazzi e ragazze della mia età acquistino maggiore consapevolezza sul cancro”.