Bracconaggio Connection: biodiversità sotto attacco nel mondo


Nuovo report WWF sul bracconaggio globale: i 10 “peccati originali” dei crimini contro la natura nel mondo

Campania, Sicilia, Puglia e Calabria sono le regioni dove si sono registrati più casi di bracconaggio

Sono almeno 7000 le specie minacciate dal bracconaggio e dal commercio illegale nel mondo. I criminali di natura perseguitano elefanti, trichechi e persino ippopotami (cacciati per i loro denti) e li ‘trasformano’ in avorio da commerciare (ogni giorno 55 elefanti uccisi, 20.000 ogni anno), massacrano rinoceronti per vendere sul mercato nero il loro corno a ‘peso d’oro’ (66.000 dollari al chilo, più di oro e platino), riducono in minutaglie per commerciarle sotto forma di carne, scaglie e pelle i pangolini (in 10 anni uccisi 1 milione di esemplari tra Africa e Asia, in Cina è quasi estinto).

Bracconieri incalliti con fucili e trappole che decimano le tigri (oggi appena 3890 in tutta l’Asia), per rivenderle a chi utilizza tutte le parti del corpo, dalla carne agli artigli: un chilo di ossa di tigre può essere pagato nel mercato ‘nero’ asiatico fino a 3.000 dollari.

La fotografia della piaga peggiore per la biodiversità è quella del nuovo Report WWF Bracconaggio Connection lanciato oggi per evidenziare l’urgenza della lotta a questo fenomeno. La richiesta è di sostenere questa battaglia , portata avanti dal WWF in Italia e nel mondo, aderendo alla Campagna “SOS Animali in trappola” con una donazione attraverso la numerazione solidale 45590* attiva fino al 20 maggio. I fondi raccolti serviranno a finanziare la difesa attiva sul territorio dando più strumenti alle Guardie volontarie WWF e ai loro ‘colleghi’ ranger in Asia dotandoli di attrezzature e tecnologie più sofisticate per monitorare e proteggere tigri e altre specie minacciate dal bracconaggio.

Verranno incrementati i campi antibracconaggio nelle aree ‘calde’ dei crimini di natura in Italia assicurando una sorveglianza capillare, anche con l’aiuto di camera-trap, distruggendo archetti, lacci e altri tipi di trappole, sequestrando armi illegali e altri strumenti di morte, salvando così la vita di migliaia di animali.

La maratona in difesa degli animali ‘in trappola’ si chiude domenica 20 maggio con la Giornata delle Oasi: visite e attività gratuite in 100 aree protette dal WWF in Italia, evento che quest’anno rinnova la partecipazione delle Riserve gestite da Carabinieri/Corpo Forestale che verranno anch’esse aperte gratuitamente al pubblico.

I 10 ‘PECCATI ORIGINALI’ DEL BRACCONAGGIO

Il duro colpo alla biodiversità dato dai criminali di natura ha origine ben precise: il WWF ha identificato le 10 ‘cause’ la cui miscela diventa esplosiva per un fenomeno mondiale e che colpisce duramente anche l’Italia, vera e propria area ‘trappola’ per specie migratrici, lupi e orsi.

Ad alimentare l’escalation del bracconaggio globale c’è sicuramente il bisogno di facili guadagni da parte di popolazioni povere spinte anche dalla domanda di ‘natura’ proveniente da paesi ricchi, ma sotto forma di prodotti illegali: è il benessere dei paesi più ricchi, soprattutto Asia, ad ‘armare’ i bracconieri e alimentare un crimine illegale che si pone al 4’ posto dopo quello di droga, beni contraffatti e traffico esseri umani.

Se un tempo il bracconaggio veniva praticato in forma ridotta, negli ultimi anni questo si è trasformato in un business globale che si avvale di reti criminali organizzate e che in parallelo svolgono altri business illegali, come armi e droga. Il mercato nero viaggia anche sul web: questo nuovo strumento di commercio ha visto crescere del 70% i prodotti di fauna selvatica venduti illegalmente su internet. I crimini di natura si associano spesso ad altri gravissimi, tra cui delinquenza, attività terroristiche, immigrazione illegale.

Il report del WWF sul bracconaggio mostra anche una mappa sulla Natura Connection, ovvero, le connessioni tra crimini di natura e gruppi armati finanziati dal traffico illegale di specie, da Boko Haram in Nigeria ai narcotrafficanti in Sudamerica. Sfruttando il valore delle specie bersaglio, i criminali locali e internazionali si muniscono di nuove armi che vengono usate sia per catturare altri animali sia per azioni terroristiche, un circolo vizioso che produce territori sempre più armati e habitat sempre più svuotati di specie di valore.

Purtroppo le pene contro questi crimini sono ancora troppo deboli: l’impegno del WWF spesso è quello di spingere le indagini affinché i casi di bracconaggio arrivino nelle aule di giustizia e i responsabili siano chiamati a pagare una pena adeguata. Alti profitti e bassi rischi in questo mercato sono tra l’altro nell’occhio degli investigatori: il commercio criminale di wildlife rientra secondo le analisi delle nazioni Unite nella ‘threat finance’ che mina la sicurezza nazionale e finanziaria mondiale.

Il paradosso è che paesi “ricchi di natura” diventano sempre più poveri, svuotati costantemente dei loro beni. In Sud Africa nel 2016 nel solo Parco del Kruger sono entrati 7.500 bracconieri. In tutto il Sud Africa il bracconaggio al rinoceronte è aumentato in 10 anni del 9.000% e i ranger spesso sono poco preparati per far fronte a questa escalation. La lunga filiera del bracconaggio poggia su una fitta rete globale di collegamento che a sua volta viene favorita anche dalla corruzione di funzionari pubblici che omettono controlli e facilitano il passaggio di merci illegali. Altri fattori che alimentano il bracconaggio sono i conflitti tra le popolazioni locali e la presenza di animali che a loro volta vengono spinti verso gli allevamenti e le coltivazioni perché i bracconieri feriscono o indeboliscono le specie selvatiche.

Nuovo report WWF sul bracconaggio globale: i 10 “peccati originali” dei crimini contro la natura nel mondo

ITALIA, UN PAESE TRAPPOLA PER UCCELLI MIGRATORI, LUPI E ALTRE SPECIE

L’Italia è un paese ad alto tasso di illegalità e criminalità ambientale e allo stesso tempo è anche la nazione in Europa con la maggiore ricchezza di biodiversità. Nel Report WWF la Mappa dei crimini contro la fauna punta l’occhio, tra le tante trappole per le specie selvatiche, su 4 aree particolarmente ‘calde: le valli bresciane e bergamasche, un buco nero per i piccoli uccelli e rapaci. Testimoni di questa pressione sulla fauna sono le decine di animali (come la punta di un iceberg) ricoverati ogni anno nei Centri di recupero WWF della Lombardia, Vanzago e Valpredina.

Altra area calda per il bracconaggio è il Delta del Po, un inferno per uccelli acquatici e specie di acqua dolce dove si usano perfino le bombe per pescare; esiste poi un ‘triangolo della morte’ per il lupo tra Toscana, Marche e Romagna dove il percorso di conciliazione tra attività umane e presenza di questo importante predatore è ancora molto lungo; infine i monti della Sicilia, una culla ma al tempo stesso una trappola per rapaci rarissimi come l’aquila di Bonelli, il falco lanario e il capovaccaio, i cui piccoli o uova vengono rubati e rivenduti sul mercato nero (soprattutto arabo) per diverse migliaia di euro.

In queste aree il WWF vuol rafforzare sia gli interventi di controllo e sorveglianza sul territorio munendo le guardie volontarie di attrezzature sempre più all’altezza dell’evoluzione tecnologica dei bracconieri; ma vuole svolgere anche un’attività di sensibilizzazione e educazione consentendo, in alcune aree di ‘conflitto’, a specie simbolo come orsi e lupi di convivere pacificamente con le attività umane. Il nodo comunque resta quello dell’impunità relativa che ancora persiste in Italia in caso di bracconaggio: la richiesta del WWF è quella di riformare il sistema sanzionatorio penale e introdurre il “DELITTO DI UCCISIONE DI SPECIE PROTETTA” quando si tratta di uccisione, catture illegali, commercio illecito di animali appartenenti a specie protette dalle leggi italiane, europee o internazionali.

Per Donatella Bianchi presidente WWF Italia “una delle peggiori forme di crimini di natura, il bracconaggio, si è insinuato come un virus nel mondo, Italia compresa. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti per offrire ai nostri ranger le dotazioni necessarie per fermare i bracconieri e smantellare le reti criminali che spesso abbinano al traffico illegale di specie animali anche altri gravi forme di delinquenza, dal terrorismo al riciclaggio. Nel nostro Paese il successo di progetti di conservazione Made in Italy come quello che ha riportato, finalmente, la nidificazione del falco pescatore anche nell’Oasi WWF di Orbetello rappresenta una grandissima iniezione di energia oltre che la migliore risposta a bracconieri e a chi distrugge la natura: è, finalmente, la vittoria di chi ha dedicato la vita, con sacrifici e competenza, a proteggere un patrimonio, fragile, delicato ma bellissimo e che appartiene a tutti noi”.

In 40 anni a causa del bracconaggio abbiamo perso il 50% degli animali selvatici sul nostro Pianeta. Nel mondo ogni settimana vengono massacrate 2 tigri, in Italia ogni anno oltre 300 lupi e 6 milioni di uccelli, tutto illegalmente.

L’ARSENALE DEL BRACCONIERE

Regione che vai, trappola che trovi: nel report WWF sul bracconaggio c’è un vero e proprio catalogo dei vari metodi, spesso anche molto cruenti, usati dai bracconieri contro i loro bersagli viventi: accanto ai metodi tradizionali ogni anno i criminali escogitano sempre nuovi stratagemmi nella speranza di non essere colti in fragrate.

Innanzitutto fucili (a volte armi clandestine con matricola cancellata), che abbattono ogni anno migliaia di vittime, specie uccelli migratori, in tutta Italia, nello Stretto di Messina e le piccole isole.

Nelle valli bresciane e bergamasche si usano i roccoli, impianti fissi di cattura con reti alte fino a 5 metri e lunghe fino a 400 frammiste a vegetazione su sui gli uccelli stremati si posano: ogni roccolo può catturare centinaia di uccelli che poi vengono uccisi fratturando le ossa della testa ‘manualmente’. Oggi sono vietati per scopo venatorio, anche grazie all’intervento del WWF, ma le Guardie ne sequestrano continuamente.

Anche le reti da uccellagione, ricoperte di vischio o altre colle, imprigionano ogni anno milioni di uccelli: vietate nel 2014 ogni vengono ancora utilizzate impunemente.

Nelle valli bresciane e bergamasche e nelle piccole isole un’altra arma dei bracconieri sono gli archetti, rami piegati a mo’ di trappola per catturare piccoli uccelli fratturando le zampe e destinandoli a una lenta agonia. E poi lacci di nylon, crini di cavallo, usati soprattutto in Sardegna per uccelli di piccola taglia.

Per cervi e cinghiali invece, sempre in Sardegna, una pratica pericolosissima anche per gli umani è quella del ‘tubo-fucile’: viene nascosto tra i rami e caricato a bossoli. Il tubo-fucile spara automaticamente al passaggio della preda sulla trappola collegata a terra. Una piaga per la biodiversità sono anche i veleni disseminati per eliminare i predatori: i vengono confezionati usando i comuni fertilizzanti o pesticidi. Purtroppo la catena alimentare viene tutta contaminata una volta immessi in natura.

La novità del bracconaggio degli ultimi anni sono i richiami acustici elettromagnetici: vengono posizionati di notte e riproducono i versi degli uccelli.

Decine di esemplari per ogni trappola restano attratti finendo poi per essere catturati con reti o col fucile. Una pratica odiosa è quella dei richiami vivi usati allo stesso scopo: in questo caso il verso è prodotto da uccellini vivi di specie protette (cardellini, verdoni, frosoni, etc) rinchiusi in minuscole gabbiette. Spesso i ‘prigionieri’ vengono addirittura accecati e indotti a cantare per attirare altre vittime in questa trappola barbarica. Tagliole e lacci catturano mammiferi lacerando gli arti o strozzandoli.

GLI EROI DELLA NATURA: RANGER E GUARDIE VOLONTARIE WWF

Migliaia di richiami, munizioni, armi illegali, trappole e tagliole sequestrate o tolte da boschi, foreste e paludi. Migliaia di chilometri percorsi in perlustrazioni sul campo e poi… tante, troppe vittime. È la fotografia di quel nucleo di eroi della natura ogni giorno impegnati nel difendere la vita degli animali, in Italia e nel mondo. Il loro impegno si scontra spesso contro gli interessi economici dei criminali di natura e per questo motivo il prezzo pagato è altissimo: centinaia i ranger che nel mondo vengono uccisi ogni anno da trafficanti e bracconieri o loro complici. Queste Guardie spesso ricevono minacce e intimidazioni: sono uomini e donne straordinari che dedicano la loro vita alla difesa del patrimonio naturale e degli animali che lo popolano. E per questo vanno sostenuti con tutte le forze.

IL BRACCONAGGIO IN ITALIA E LE OASI DEL WWF

Il WWF ha da sempre combattuto questi crimini, sia con un nucleo di Guardie volontarie attive sul territorio, sia con le sue 100 oasi protette. Le Oasi sono diventate in questi anni dei rifugi preziosi per le migliaia di animali migratori lungo il percorso del loro lungo viaggio dall’Africa al Nord Europa. Le oasi WWF in questi 50 anni hanno contribuito a proteggere specie che appartengono alla comunità globale e che vanno difese nell’interesse di tutti. Cavalieri d’Italia, fenicotteri, aquile, anatre selvatiche, ma anche lupi, lontre, cervi sardi e tartarughe marine sono gli abitanti naturali delle aree protette dal WWF. Sono i nostri monumenti naturali.