Il Direttore generale dell’UNICEF Henrietta H. Fore: “A Gaza colpiti bambini nel giorno più cruento dalla guerra del 2014”
Sangue a Gaza nel giorno dell’apertura dell’ambasciata americana a Gerusalemme e sono più di 50 i palestinesi uccisi da militari israeliani nel corso delle proteste contro l’inaugurazione. Secondo quanto riferito da responsabili del ministero della Sanità della Striscia di Gaza, dove sono state soccorsi i feriti, le vittime tra cui anche diversi minori sarebbero almeno 59.
Durante le proteste i palestinesi si sono avvicinati al confine lanciando pietre e l’esercito israeliano ha risposto sparando sulla folla. Le manifestazioni palestinesi rappresentano il momento culminante di un’iniziativa di protesta cominciata sei settimane fa e promossa da Hamas, il partito al governo a Gaza City.
Sugli scontri a Gaza è intervenuto anche il Direttore generale dell’UNICEF Henrietta H. Fore: “A Gaza, dall’inizio di marzo abbiamo visto bambini uccisi e feriti nelle proteste, con notizie di ulteriori bambini colpiti in quello che si dice sia stato il giorno di violenze più cruento per le violenze dalla guerra di Gaza del 2014”.
“Durante i primi quattro mesi dell’anno, dalla Repubblica Centrafricana al Sud Sudan, e dalla Siria all’Afghanistan, gli attacchi sui bambini nel corso di conflitti sono continuati ininterrottamente. Con scarso rimorso e ancor meno trasparenza, le parti in conflitto continuano apertamente a ignorare una delle regole basilari durante una guerra: la protezione dei bambini. Non è stata proibita nessuna strategia bellica, non tenendo conto di quanto possa essere letale per i minori: attacchi indiscriminati su scuole, ospedali e altre infrastrutture civili, rapimenti, reclutamento di bambini, assedio, abusi nella detenzione e negazione dell’assistenza umanitaria sono state tutte pratiche all’ordine del giorno” ha aggiunto.
In Yemen, sembra che oltre 220 bambini siano stati uccisi e oltre 330 feriti dall’inizio dell’anno a causa del conflitto. Circa 4,3 milioni di minori rischiano di soffrire di fame, un aumento del 24% rispetto ai livelli del 2017. Un’epidemia di diarrea acquosa acuta e colera, che l’anno scorso ha ucciso oltre 400 bambini sotto i 5 anni, sta minacciando di provocare ancora più giovani vittime, mentre comincia la stagione delle piogge e le condizioni igieniche peggiorano ulteriormente.
In Siria, le speranze di ottenere una pace rimangono deboli. Nel corso dei primi tre mesi dell’anno sono stati verificati oltre 70 attacchi su ospedali e strutture sanitarie, negando così ai bambini e alle famiglie servizi sanitari vitali. Oltre 300 strutture scolastiche sono state attaccate dall’inizio del conflitto. Circa 5,3 milioni di bambini sono sfollati interni o sono diventati rifugiati e circa 850.000 bambini continuano a vivere in aree assediate o difficili da raggiungere.
In Bangladesh, oltre 400.000 bambini rifugiati rohingya, sopravvissuti alle recenti atrocità in Myanmar, hanno bisogno di assistenza umanitaria. Con l’avvicinarsi della stagione dei monsoni, il rischio di colera e altre malattie legate all’acqua è maggiore che mai.
“In Sud Sudan, il primo paese che ho visitato da Direttore Generale dell’UNICEF, almeno 2,6 milioni di bambini sono stati costretti a fuggire dalle proprie case. Oltre un milione di bambini soffrono di malnutrizione acuta, di cui 250.000 grave e a rischio maggiore di morte. Anche se fino ad ora quest’anno circa 600 bambini sono stati rilasciati dai gruppi armati, circa 19.000 continuano ad essere utilizzati come combattenti, messaggeri, facchini, cuochi e anche come schiavi sessuali per le parti in conflitto” ha aggiuntoo Fore.
In Afghanistan, a causa del conflitto sembra siano stati uccisi più di 150 bambini e oltre 400 feriti nei primi tre mesi dell’anno.
“Nella Repubblica Centrafricana, la ripresa delle violenze nei mesi passati ha costretto circa 29.000 bambini a fuggire dalle loro case, portando il numero totale dei bambini sfollati interni vicino a 360.000. Oltre 2 bambini su 5 sotto i 5 anni soffrono di malnutrizione cronica e un terzo dei bambini in età scolare non sta andando a scuola” ha concluso Fore.