UNICEF: tra tutti i neonati dei campi profughi Rohingya da settembre, solo 1 su 5 è nato in strutture sanitarie e solo il 18% delle madri partorisce in centri sanitari
Secondo l’UNICEF, oltre 16.000 bambini Rohingya sono nati in campi per rifugiati e insediamenti informali a Cox’s Bazar, in Bangladesh, nei nove mesi trascorsi da quando un picco di violenza nello Stato di Rakhine, in Myanmar, ha costretto migliaia di famiglie a fuggire dalle proprie case attraverso il confine.
“Circa 60 bambini al giorno emettono il primo respiro in condizioni spaventose, lontano da casa, da madri sopravvissute a sfollamenti, violenze, traumi e, a volte, stupri”, ha dichiarato Edouard Beigbeder, rappresentante dell’UNICEF in Bangladesh. “Queste condizioni sono molto lontane dall’essere il miglior inizio di vita” ha aggiunto.
Con l’inizio di nuove ondate di violenza nello Stato di Rakhine nell’agosto dello scorso anno, sono circolate diverse notizie di stupri e violenze sessuali contro donne e ragazze. Le donne e i bambini sopravvissuti alla violenza sessuale sono tra i più vulnerabili ed emarginati degli oltre 800.000 rifugiati Rohingya a Cox’s Bazar, e necessitano di un sostegno specializzato: le donne e le ragazze potrebbero non dire nulla per il rischio di stigmatizzazione e di ulteriori persecuzioni.
“È impossibile conoscere il numero reale di bambini che sono nati o che nasceranno a seguito di violenze sessuali”, ha aggiunto Beigbeder. “Ma è vitale che ogni madre che ha appena partorito o in attesa e ogni neonato ricevano tutto l’aiuto e il sostegno di cui hanno bisogno”.
Di tutti i bambini Rohingya nati nei campi da settembre, solo circa 3.000 – o 1 su 5 – sono nati in strutture sanitarie. Le stime indicano che attualmente solo il 18% delle madri partorisce in centri sanitari.
Lavorando con i suoi partner, l’UNICEF fornisce assistenza prenatale e postnatale alle madri e ai loro bambini. Gli operatori visitano regolarmente le madri nei loro rifugi per verificare le loro condizioni, fornire sostegno – più di 150 gruppi di genitori sono stati creati nei campi – e offrire loro orientamento verso i servizi specialistici. L’UNICEF ha mobilitato inoltre circa 250 volontari delle comunità per assicurarsi che un numero sempre più ampio di donne visitino le strutture sanitarie prima e dopo il parto.
L’organizzazione, infine, sostiene la necessità di un’adeguata registrazione legale delle nascite per i neonati, perché senza i bambini avranno difficoltà ad accedere ai servizi di base vitali a cui hanno diritto. L’invisibilità dei bambini non registrati aumenta la loro vulnerabilità e il rischio che le violazioni dei loro diritti passino inosservate. Durante conflitti e disordini, garantire ai neonati la registrazione delle nascite è una priorità urgente. I bambini non registrati alla nascita o senza documenti d’identità sono spesso esclusi dall’accesso all’istruzione, all’assistenza sanitaria e alla sicurezza sociale. Se i bambini sono separati dalle loro famiglie, il loro ricongiungimento è reso più difficile dalla mancanza di documenti ufficiali.