Il diario di Dino Giannotti, ufficiale medico prigioniero degli austriaci (1917-1918), offre uno sguardo inedito sulla Grande Guerra: quello di un medico italiano che opera dietro le linee nemiche
A distanza di un secolo la storia della Grande Guerra presenta ancora capitoli poco conosciuti. Come quello dei medici militari italiani prigionieri che, dopo la sconfitta di Caporetto, prestarono servizio nei territori invasi dagli austriaci. Tra poche fonti disponibili emerge il diario di Dino Giannotti, oggi trascritto e dotato di un apparato critico da Ubaldo Morozzi e pubblicato da Sarnus col titolo Un medico oltre il fronte (pp. 288, euro 19).
Corredato da immagini d’epoca esclusive e introdotto dallo storico Franco Cardini, il volume sarà presentato in anteprima sabato 26 maggio a Montepulciano (Siena) all’interno del convegno “Dalla guerra alla pace” dedicato al primo conflitto mondiale.
L’autore del diario, nato a Montepulciano nel 1889, fu catturato dagli austriaci il 26 ottobre 1917, durante i fatti di Caporetto. Dopo essere stato rinchiuso nel campo di concentramento di Sigmundsherberg, fu inviato ad esercitare la sua professione nel territorio italiano occupato, prima a San Daniele e poi a Pordenone, come membro effettivo dell’ospedale locale.
Restò prigioniero fino al 1° novembre 1918, quando la città venne liberata dall’esercito italiano in avanzata dopo la battaglia di Vittorio Veneto.
Il suo diario offre uno sguardo inedito sulla Grande Guerra, quello di un medico italiano che opera dietro le linee nemiche, a contatto con i militari austriaci e con la popolazione civile.
Giannotti, nella sua doppia figura di medico e militare, è da una parte testimone delle terribili condizioni di vita dei prigionieri italiani nei lager e della popolazione nei territori invasi, mentre dall’altra osserva con attenzione le manovre del nemico, raccontando alcune delle pagine più significative della Grande Guerra come la battaglia del Solstizio e quella di Vittorio Veneto. Molte sono le riflessioni di carattere medico e militare, ma anche sociale e politico, così come i riferimenti alla cultura del tempo. “Quella di Giannotti – spiega Ubaldo Morozzi, ricercatore presso la Swansea University nel Regno Unito – non è soltanto una cronaca giornaliera di avvenimenti stilata per esigenza personale, ma un documento ricco e variegato che ci permette di ricostruire un quadro straordinariamente fedele del contesto culturale delle classi abbienti dei primi anni del Novecento”.