Presentati al Ministero della Salute i risultati di un sondaggio sulle malattie reumatiche svolto su oltre 1.500 cittadini. L’indagine rientra nel progetto #Reumadays che ha previsto in 11 città degli speciali info-point
Italiani bocciati in reumatologia. Il 15% non ha mai sentito parlare di malattie reumatiche e autoimmuni. Nello specifico il 24% non conosce la fibromialgia, il 16% non sa dire cosa sia la gotta e uno su tre invece ignora l’esistenza di connettiviti e artrite psoriasica. Artrosi e artriti sono invece note al 65% e 57% dei nostri concittadini ma più della metà non conosce la ben più grave artrite reumatoide.
Un’ignoranza che preoccupa e che rende assolutamente necessarie nuove campagne informative da svolgere su tutto il territorio nazionale. Sono questi alcuni dati che emergono dal sondaggio svolto dalla Società Italiana di Reumatologia (SIR) su oltre 3.000 italiani adulti, di ogni fascia d’età, durante il progetto #Reumadays.
I risultati dell’indagine e dell’interna iniziativa sulle malattie reumatiche, condotta dalla Società Scientifica in 11 città della Penisola, sono presentati oggi all’Auditorium del Ministero della Salute.
Da febbraio ad aprile i reumatologi sono scesi nelle piazze italiane e hanno allestito degli info point all’interno di un’apposita tensostruttura. Oltre 160 medici specialisti si sono interfacciati con i cittadini per la prima campagna nazionale itinerante interamente dedicata a questa branca della medicina.
I tre principali obiettivi del progetto sono stati: favorire la prevenzione primaria dei disturbi attraverso stili di vita sani, far comprendere l’importanza delle diagnosi precoci e rilanciare l’importanza del ruolo del reumatologo all’interno del sistema sanitario del nostro Paese.
Durante il tour sono stati anche eseguiti più di 1.800 dimostrazioni pratiche d’esami diagnostici e consulti medici gratuiti. Infine sono stati distribuiti più di 10mila opuscoli informativi.
“Le malattie reumatiche rappresentano una grande sfida per l’interno Paese – afferma il prof. Luigi di Matteo, Vice Presidente della SIR -. Sono più di 150 disturbi diversi che colpiscono complessivamente oltre 5 milioni di connazionali. Le più frequenti come artrosi, artriti e osteoporosi interessano un italiano su cinque. E per le forme croniche spendiamo ogni anno oltre 4 miliardi di euro. Numeri importanti dunque che però non sembrano trovare sufficiente attenzione da parte dell’opinione pubblica”.
“Quelle reumatiche sono malattie che non hanno la stessa notorietà dei tumori, del diabete o dell’ipertensione. Per questo abbiamo deciso di incontrare i cittadini con un progetto pilota che verrà ampliato nelle prossime edizioni per cercare di raggiungere un sempre maggiore numero di persone”.
Dal sondaggio condotto dalla SIR risulta come vi sia anche una scarsa consapevolezza sulle nuove cure. Il 45% degli italiani non sa che esistono terapie mediche efficaci contro le malattie reumatiche. “Abbiamo sempre più armi terapeutiche a nostra disposizione che sono in grado di controllare e contrastare la progressione di patologie gravi come artrite reumatoide, spondilite o reumatismi extra articolari – aggiunge il prof. Mauro Galeazzi, Presidente Nazionale della SIR -. Tra questi vanno senza altro ricordati i farmaci biologici che negli ultimi vent’anni hanno cambiato la vita a milioni di malati in tutto il mondo. Sono molecole caratterizzate da un più che soddisfacente livello di sicurezza e presentano effetti collaterali ridotti. Perché abbiano un effetto positivo sulla salute devono essere somministrati nelle prime fasi della malattia preferibilmente entro il primo anno dall’inizio dell’insorgenza. Ma questo non sempre è possibile. Nei vari incontri organizzati nelle piazze delle città abbiamo quindi insegnato l’importanza di segnalare tempestivamente ad un medico specialista i sintomi dei principali disturbi all’apparato locomotore e muscolare”.
#ReumaDays la SIR incontra i cittadini si è svolta in 11 città italiane: Rimini, Potenza, Ragusa, Cagliari, Siena, Perugia, Brescia, Udine, Padova, Ancona e Pescara. Il progetto è stato realizzato grazie al contributo non condizionato di Sanofi, BMS, Abiogen, Abbvie, Novartis, Roche e Celgene.
In totale 30 associazioni di pazienti sono state coinvolte nelle varie iniziative e hanno collaborato con gli specialisti. “Abbiamo voluto partecipare alla campagna educazionale della SIR per mettere in guardia tutti i cittadini su malattie che non possono e non devono essere più sottovalutate – commenta la dott.ssa Silvia Tonolo, Presidente Nazionale ANMAR Onlus (Associazione Nazionale Malati Reumatici) -. Più dell’80% degli italiani pensa erroneamente che l’età sia uno dei principali fattori di rischio mentre è dimostrato, dalle statistiche internazionali, che possono colpire anche persone con meno di 40 anni o addirittura i bambini”.
“I bisogni insoddisfatti del paziente reumatico italiano sono ancora numerosi – sottolinea la dott.ssa Antonella Celano, Presidente Nazionale APMAR (Associazione Nazionale per Persone con Malattie Reumatologiche e Rare) -. L’attuale sistema non sempre riesce a garantire una completa assistenza socio-sanitaria a chi sta combattendo contro patologie invalidanti e contraddistinte da dolori forti, dolori articolari e muscolari. Ringraziamo quindi la SIR per aver condotto un’importante iniziativa che vuole accendere i riflettori su delle problematiche che interessano sempre più italiani”.
“Per migliorare l’assistenza ai malati è necessaria una profonda riorganizzazione della reumatologia del nostro Paese – sostiene la dott.ssa Manuela Di Franco, delegato regionale SIR per il Lazio -. Oggi si calcola che, per esempio, un paziente su quattro afflitto da artrite reumatoide vive in una condizione di disabilità grave. E’ un dato più alto rispetto a quelle registrato in diversi Paesi Europei. Va quindi creato un fondo nazionale per i farmaci biologici in modo da garantire a tutti queste terapie. Inoltre vanno istituite e rese operative, il prima possibile su tutto il territorio nazionale, le reti reumatologiche regionali. Infine bisogna incentivare la ricerca scientifica in questa branca della medicina”.