Arrestato l’autore dell’omicidio di Valeriano Poli, ucciso di fronte casa la sera del 5 dicembre 1999, grazie a una nuova tecnica in 3D utilizzata per la prima volta dalla Polizia in Italia
Oggi, grazie alla ricostruzione delle scene del crimine in 3D, è stato risolto un nuovo cold case: dopo 19 anni è stato arrestato il killer che a Bologna uccise il giovane buttafuori, Valeriano Poli, con il quale aveva avuto un diverbio.
Il risultato investigativo è stato raggiunto dalla Polizia dopo oltre due anni di accertamenti, grazie ad un’innovativa tecnica di comparazione tridimensionale, utilizzata per la prima volta in Italia in ambito forense, denominata Analysis of Virtual Evidence (c.d. teatro virtuale).
A sfruttare questa nuova tecnologia, che ha consentito di raccogliere un quadro indiziario grave, preciso e concordante a carico dell’indagato, è stata la Squadra mobile di Bologna, con la determinante collaborazione dell’Udi (Unità Delitti Insoluti) della Direzione centrale anticrimine.
L’uccisione di Valeriano Poli
L’omicidio del buttafuori Valeriano Poli avvenne in strada la sera del 5 dicembre 1999, vicino alla sua residenza. Il sopralluogo effettuato all’epoca stabilì che l’assassino, armato di una pistola calibro 7,65 e da una distanza non superiore ai sei metri, aveva colpito la vittima con cinque colpi, di cui uno mortale alla testa.
Le indagini, della Squadra mobile di Bologna, sviluppate in un ambiente omertoso, portarono comunque i poliziotti a stabilire, come movente, un atto di rivalsa dell’assassino nei confronti dell’addetto alla sicurezza, per una lite avvenuta a maggio 1999, davanti ad una nota discoteca della città.
Da maggio a dicembre del 1999 l’arrestato, un uomo che oggi ha 59 anni, aveva spesso intimorito Valeriano Poli con spilloni funebri (c.d. “Stecche per Corone”), bossoli e proiettili fatti ritrovare sull’auto della vittima, e con lettere minatorie.
Il nuovo ed oggettivo elemento di prova, che ha portato all’arresto di oggi, è stato l’individuazione, sugli scarponcini indossati dalla vittima al momento dell’omicidio, di tracce di sangue del killer.
Come è stato possibile? L’unico elemento in grado di contestualizzare questo fatto è un video, in cui si vede la vittima, pochi giorni prima dell’omicidio, portare le stesse scarpe del giorno della morte.
Gli specialisti della scientifica attraverso l’analysis of virtual evidence, è riuscita, con una scansione laser sulla scarpa, a trasformarla in una “virtual evidence” cioè una fonte di prova digitale.
Gli accertamenti svolti con una perfetta sovrapposizione della virtual evidence del reperto, sulle immagini registrate, ha consentito ai tecnici di determinare in via definitiva che sulle scarpe riprese nel video non erano presenti le macchie di sangue. Questo ha permesso di stabilire che quelle tracce ematiche erano finite sullo scarponcino il giorno dell’omicidio di Valeriano Poli, a seguito di un contatto violento tra i due.