Oggi è la Giornata contro lo sfruttamento del lavoro minorile


UNICEF: nei paesi meno sviluppati, circa 1 bambino su 4 dai 5 ai 17 anni è coinvolto in lavori dannosi per la salute. Coldiretti: sulle nostre tavole prodotti ottenuti con lo sfruttamento del lavoro minorile

Oggi si celebra la Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile. UNICEF: nei paesi meno sviluppati, circa 1 bambino su 4 dai 5 ai 17 anni è coinvolto in lavori dannosi per la salute.

Oggi si celebra la Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile e nell’occasione l’UNICEF Italia vuole ricordare tutti i bambini vittime di questa piaga, ovunque essi siano.

“Bambini poveri, soli, vulnerabili, migranti senza punti di riferimento, senza diritti. Nei paesi meno sviluppati, circa un minore su quattro dai 5 ai 17 anni è coinvolto in lavori considerati dannosi per la sua salute e il suo sviluppo”, ha dichiarato Giacomo Guerrera, Presidente dell’UNICEF Italia.

La più alta percentuale di bambini lavoratori si trova in Africa subsahariana – il 29% di quelli tra i 5 e i 17 anni; seguono: America Latina e i Caraibi (11%) e Medio Oriente e Nord Africa, dove meno di 1 bambino su 10 (7%) in questo gruppo di età svolge lavori potenzialmente pericolosi.

In quasi tutte le regioni i bambini e le bambine hanno le stesse probabilità di essere coinvolti in sfruttamento del lavoro minorile, ad eccezione dell’America Latina e dei Caraibi dove i ragazzi hanno maggiori probabilità rispetto alle ragazze di svolgere lavoro minorile – 13% dei ragazzi contro l’8% delle ragazze.

In Africa Centrale e Occidentale per entrambi la percentuale si attesta attorno al 32%; in Africa Subsahariana il 30% dei ragazzi è coinvolto in lavoro minorile, rispetto al 29% delle ragazze; in Africa Meridionale e Orientale il 27% dei ragazzi contro il 24% delle ragazze, mentre in Medio Oriente e in Nord Africa i ragazzi sono l’8% rispetto al 6% delle ragazze.

Delle disparità di genere si registrano tuttavia nei tipi di attività svolte: le ragazze hanno probabilità molto maggiori di essere coinvolte in lavori domestici.

L’UNICEF lotta contro lo sfruttamento del lavoro minorile con programmi di sensibilizzazione, prevenzione e reinserimento scolastico o lavorativo per bambini lavoratori, ex-bambini soldato e bambini di strada, che prevedono orari flessibili, metodologie didattiche partecipative e un apprendimento che contempla competenze utili per la vita quotidiana e per la formazione professionale.

Coldiretti sullo sfruttamento del lavoro minorile

Arrivano anche in Italia i prodotti ottenuti dallo sfruttamento del lavoro minorile dei 108 milioni di bambini occupati nelle campagne, dal riso basmati del Vietnam all’aglio argentino fino alle rose africane. E’ quanto denuncia la Coldiretti in occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile. Secondo la Fao quasi la metà di tutto il lavoro minorile del mondo avviene in Africa con 72 milioni seguita dall’Asia con 62 milioni ma rilevante è la diffusione anche in Sudamerica, aree dalle quali l’Italia importa ingenti quantità di prodotti agricoli ed alimentari che arrivano sulle nostre tavole.

Dal riso asiatico alle conserve di pomodoro cinesi, dall’ortofrutta sudamericana a quella africana in vendita nei supermercati italiani, quasi un prodotto agroalimentare su cinque che arriva in Italia da Paesi extracomunitari non rispetta le normative in materia di tutela dei lavoratori, a partire da quella sul caporalato, vigenti nel nostro Paese, secondo una analisi della Coldiretti. Si tratta del frutto di un “caporalato invisibile” che passa inosservato solo perché avviene in Paesi lontani. E tutto questo accade nell’indifferenza delle Istituzioni nazionali ed europee che anzi spesso alimentano di fatto questo commercio con agevolazioni o accordi privilegiati per gli scambi che avvantaggiano solo le multinazionali.

“Non è accettabile che alle importazioni sia consentito di aggirare le norme previste in Italia dalla legge nazionale sul caporalato ed è necessario, invece, che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri a tutela della dignità dei lavoratori, garantendo che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una giusta distribuzione del valore a sostegno di un vero commercio equo e solidale”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

Il dramma dei piccoli Rohingya e le agevolazioni alla Birmania

L’ultimo drammatico caso è quello delle agevolazioni concesse alla Birmania sulle esportazioni in Europa di riso dopo la campagna brutale di pulizia etnica contro la minoranza dei Rohingya denunciata dalle Nazioni Unite che parla di oltre 700mila rifugiati.

“Nonostante questo – denuncia la Coldiretti – la Birmania gode dal giugno 2013 dell’introduzione da parte dell’Ue del sistema tariffario agevolato a dazio zero. Un altro esempio è rappresentato dalle importazioni di conserve di pomodoro dalla Cina al centro delle critiche internazionali per il fenomeno dei laogai, i campi agricoli lager che secondo alcuni sarebbero ancora attivi, nonostante l’annuncio della loro chiusura”.

Rilevanti sono anche le importazioni di nocciole dalla Turchia sulla quale pende l’accusa per lo sfruttamento del lavoro delle minoranze curde, ma il problema dello sfruttamento del lavoro minorile riguarda anche le rose dal Kenya per il lavoro sottopagato e senza diritti e i fiori dalla Colombia dove è stato denunciato lo sfruttamento del lavoro femminile. Ma ci sono trattative in corso anche con i Paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay) dove non ci sono le stesse norme di tutela di lavoro vigenti in Italia tanto che per la carne dal Brasile e per l’ortofrutta argentina sono stati denunciati casi di sfruttamento del lavoro minorile.