Il Ministro dell’Ambiente Costa al G7 di settore detta la linea italiana sull’aggiornamento della direttiva europea sull’acqua potabile: “Stop alle bottigliette di plastica negli enti pubblici”
“La proposta di direttiva sulla qualità delle acque per il consumo umano nasce da una mobilitazione popolare senza precedenti, con quasi 2 milioni di cittadini europei intervenuti per chiedere all’Unione di garantire un accesso sufficiente all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari per tutti”.
Lo ha affermato il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, a Lussemburgo per partecipare al Consiglio Ambiente dell’Unione Europea dove è in discussione, tra gli altri temi, l’aggiornamento della direttiva sull’acqua potabile, a seguito dell’iniziativa dei cittadini europei ‘Right2Water’.
“E’ doveroso che intervenga l’Unione europea con una Direttiva specifica – ha spiegato il Ministro – Se non lo facesse, verrebbe vanificata la richiesta dei cittadini”.
Il Ministro dell’Ambiente ha poi sottolineato l’opportunità che la fornitura di acqua potabile e la gestione delle risorse idriche non siano soggette alle ‘logiche del mercato unico’, e che i servizi idrici siano esclusi da qualsiasi forma di liberalizzazione, “perché l’acqua è un bene comune ed in quanto tale non oggetto di mercificazione”.
“Per garantire l’accesso all’acqua quale bene naturale e diritto umano universale – ha dichiarato Costa -, le acque superficiali e sotterranee non devono essere ‘mercificate’. Bisogna favorire il governo pubblico e partecipativo dell’intero ciclo integrato dell’acqua – ha spiegato -.I privati coinvolti nella fornitura, gestione e distribuzione dovrebbero perciò essere adeguatamente monitorati dalle autorità competenti, e il pubblico dovrebbe avere accesso a tutte le informazioni e dati ambientali”.
Scendendo poi nello specifico della direttiva, Costa ha sottolineato che è necessario “inserire l’accesso equo all’acqua e il suo uso sostenibile tra gli obiettivi che la nuova direttiva deve perseguire a partire dall’articolo 1”.
“Occorre cambiare l’articolo 10 – ha aggiunto – che non garantisce i massimi standard per la salute umana, comprendendo tutta la filiera idropotabile e non solo la parte domestica. Allo stesso modo, è necessario chiarire nell’articolo 13 che l’accesso all’acqua potabile è un diritto umano essenziale”.
“In questo modo – ha concluso il Ministro – riusciremo a diminuire le categorie di persone prive di accesso alle risorse idriche, garantendo la distribuzione e il monitoraggio pubblico sui privati eventualmente coinvolti; specificando che l’erogazione di un quantitativo minimo vitale non può essere sospesa; richiamando la fornitura giornaliera essenziale di 50 l/persona; stabilendo che bottiglie e contenitori di plastica vanno vietati negli edifici pubblici, che l’uso di sistemi per ridurre sprechi e dispersioni deve essere incentivato e che occorre sensibilizzare l’opinione pubblica sulle problematiche relative all’inquinamento e alla dispersione delle acque”.