Il Direttore Generale dell’UNICEF Henrietta H. Fore in missione in Yemen: “La pace è l’unica strada percorribile”
Lo Yemen è allo stremo e l’UNICEF torna ad accendere i riflettori su una delle più gravi crisi umanitarie al mondo, dopo anni di conflitto senza sosta.
Henrietta H. Fore, Direttore Generale dell’UNICEF in missione in Yemen, ha affermato che “il confilitto ha spinto in un abisso un paese già in bilico. I servizi sociali sono a malapena funzionanti. L’economia è in rovina. I prezzi sono lievitati. Gli ospedali sono stati danneggiati. Le scuole sono state trasformate in rifugi o sono state prese sotto controllo dai gruppi armati. Sono appena stata in missione ad Aden e Sana’a e ho visto ciò che tre anni di intensa guerra, in seguito a decenni di sottosviluppo e a una cronica indifferenza globale, possono causare ai bambini: portati via da scuola, costretti a fuggire, fatti sposare, affamati, morti per malattie prevenibili”.
Oggi, secondo le stime dell’organizzazione, 11 milioni di minori in Yemen – più dell’intera popolazione della Svizzera – hanno bisogno di aiuto per ottenere cibo, cure, istruzione, acqua e servizi igienico-sanitari.
Dal 2015, oltre la metà delle strutture sanitarie hanno smesso di funzionare e 1.500 scuole sono state danneggiate a causa di raid aerei e bombardamenti. Almeno 2.200 bambini sono stati uccisi e 3.400 feriti. Ma il numero reale potrebbe essere anche maggiore.
“Non c’è una giustificazione a questa strage. Ad Aden, in un centro che offre supporto psicosociale ai bambini scappati dalle violenze a Hodeida, una giovane ragazza mi ha dato un disegno del mondo in cui vorrebbe vivere. Il disegno raffigurava una ragazza ben vestita seduta in un parco con la sua amica in una giornata di sole, vicino a una grande casa; l’opposto rispetto al mondo che la circondava, un mondo di sfollamento, distruzione e paura” prosegue Fore.
“A Sana’a, in un reparto per bambini malnutriti, ho visto un bambino di otto mesi che pesava come un neonato. In un’unità di terapia intensiva neonatale ho visto dei piccoli in incubatori che lottavano per respirare. Fra loro c’era anche una coppia di gemelli siamesi che aveva bisogno di un intervento chirurgico per sopravvivere, un intervento a cui non possono essere sottoposti in Yemen – racconta ancora Fore -. L’unità, nell’ospedale principale della città, non ha un sistema di energia elettrica di riserva e, durante i blackout, dipende da un generatore a carburante. Ma i blackout sono frequenti e il carburante è raro e costoso. Ho incontrato uno staff impegnato e sovraccarico che fa del suo meglio per salvare vite, offrendo cure e medicine gratuite ai suoi pazienti. Potrebbero avere aiutato a contenere la diffusione della peggiore epidemia di colera della storia, ma non vengono pagati da due anni”.
In Yemen la guerra prosegue
A Hodeida, nelle due settimane passate, 5.000 famiglie sono fuggite dalle loro case. I team dell’UNICEF sul campo hanno segnalato che i negozi, i panifici e i ristoranti nella città sono quasi tutti chiusi, limitando la disponibilità di viveri nel mercato. Le provviste di prodotti di base, come farina di frumento, olio vegetale e gas da cucina sono in esaurimento.
La settimana scorsa il prezzo della farina e dell’olio vegetale è aumentato del 30%, e quello per il gas da cucina del 50%. L’elettricità non è disponibile nella maggior parte delle zone della città e i danni alle condutture idriche hanno causato gravi carenze d’acqua. Giovedì scorso, più di 50 tonnellate di aiuti medici dell’UNICEF, fra cui antibiotici, paracetamolo e acido folico, hanno raggiunto Hodeida dallo Djibouti, per 250.000 donne e bambini.
Prima di questa consegna, e prima dell’inizio della battaglia per Hodeida, l’UNICEF aveva inviato abbastanza aiuti per rifornire i centri sanitari e fornire a 500.000 persone, fra cui donne in stato di gravidanza, neonati e bambini, articoli medici di base.
“A Hodeida, come nel resto dello Yemen, il bisogno di pace non è mai stato così urgente. Le parti in conflitto, e coloro che esercitano influenza sulle stesse, dovrebbero unirsi agli sforzi diplomatici per prevenire un ulteriore peggioramento della situazione nel paese e per riprendere le negoziazioni per la pace. È inoltre cruciale che sia permesso alle famiglie che desiderino fuggire di farlo in sicurezza e che le infrastrutture civili, fra cui scuole, ospedali e impianti idrici, siano al sicuro. Durante una crisi di questa portata, le organizzazioni umanitarie dovrebbero poter inviare i loro team rapidamente e senza ritardi per aiutare coloro in stato di bisogno” afferma Fore.
“La protezione dei bambini, dalle mine terrestri, dal reclutamento, dallo sfruttamento e dagli attacchi, dovrebbe rimanere sempre prioritaria. L’UNICEF rimane sul campo, ad Aden, Sana’a, Ibb, Hodeida e Saada, con un team di oltre 250 persone, la maggior parte delle quali yemeniti che lavorano duramente per aiutare i bambini mentre affrontano le sfide quotidiane della vita in una zona di guerra” aggiunge.
“Siamo impegnati a fare tutto il possibile per aiutare i bambini e i giovani dello Yemen, ma dovrebbe esserci una soluzione politica al conflitto. Tutti noi abbiamo bisogno di dare un’opportunità alla pace. È l’unica strada percorribile” conclude.