Possibile presenza di Listeria in un lotto di prosciutto cotto “Quanto Basta” da 90 g della Cesare Fiorucci Spa ritirato dal mercato
Dopo il minestrone Findus e i vegetali a marchio Freshona e Pinguin ritirati dal commercio nei giorni scorsi, l’allerta Listeria riguarda ora anche un lotto di prosciutto cotto a marchio Cesare Fiorucci.
Come si legge nell’avviso pubblicato sul sito del Ministero della Salute, il lotto numero 8278001840 (marchio di identificazione CE IT 272 L) di Prosciutto Cotto Quanto Basta per 2 persone 90g con data di scadenza 05/08/2018 è stato richiamato dal mercato per possibile presenza di Listeria.
Come si legge ancora nell’avviso la Cesare Fiorucci SpA invita i consumatori “a non consumare il prodotto e a riportarlo nel punto vendita”. Per ulteriori informazioni il gruppo mette a disposizione anche un numero verde (800 868 060) e una mail (servizioclientifiorucci@campofriofg.com).
“Contro il pericolo Listeria occorre introdurre subito l’obbligo dell’etichetta d’origine su tutti i salumi e i prodotti trasformati per tutelare i consumatori in una situazione che vede oggi due prosciutti su tre venduti in Italia provenienti dall’estero ma anche togliere il segreto sui flussi commerciali con l’indicazione pubblica delle aziende che importano prodotti per consentire interventi rapidi e mirati”.
Ad affermarlo è il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel commentare il richiamato dal commercio di un lotto del prosciutto cotto Cesare Fiorucci, marchio storico del Made in Italy che nel 2011 è stata acquisita dal gruppo alimentare Campofrio Food Group e successivamente, nel 2015, è entrata a far parte del gruppo messicano Sigma Alimentos.
“Di fronte all’atteggiamento incerto e contradditorio dell’Unione Europea – ha continuato Moncalvo – che obbliga ad indicare l’origine in etichetta per le uova ma non per gli ovoprodotti, per la carne fresca ma non per quella trasformata in salumi, per l’ortofrutta fresca ma non per i succhi, le conserve di frutta o per gli ortaggi conservati, l’Italia che è leader europeo nella trasparenza e nella qualità ha il dovere di fare da apripista nelle politiche alimentari comunitarie anche con una profonda revisione delle norme comunitarie”.
Secondo un’analisi Coldiretti, nel primo semestre del 2018 in Italia si sono verificate 222 emergenze alimentari secondo il sistema di allerta rapido comunitario (Rasff) soprattutto per la presenza di microrganismi patogeni, micotossine, metalli pesanti, infestazione parassiti o corpi estranei su alimenti provenienti in quasi 9 casi su 10 dall’estero.
“Nonostante i passi in avanti – continua Coldiretti – permangono purtroppo ancora ampie zone d’ombra e ogni giorno rischiano di finire nel piatto alimenti di bassa qualità e origine incerta che mettono a rischio la salute, come dimostrano gli scandali alimentari degli ultimi anni che si sono propagati rapidamente a livello planetario per la mancanza di trasparenza: dal latte per i bambini in polvere francese contaminato da salmonella alla carne di cavallo spacciata per vitello nei ragù, dai prosciutti ottenuti da maiali olandesi alimentati con mangimi alla diossina fino agli ultimi casi di Listeria”.
“In tutti i casi – conclude la Coldiretti – è emerso evidente che con la globalizzazione degli scambi commerciali e delle informazioni le emergenze si diffondono rapidamente nei diversi Paesi e continenti e che le maggiori preoccupazioni sono determinate dalla difficoltà di rintracciare rapidamente i prodotti a rischio per toglierli dal commercio, con pericolose conseguenze per la salute dei cittadini ma anche sul piano economico per gli effetti sui consumi poiché non si riesce a confinare l’emergenza”.