I conti della Coldiretti sulle sanzioni alla Russia: necessaria la strada del dialogo per permettere ai nostri prodotti di entrare nel Paese
Le esportazioni agroalimentari Made in Italy hanno perso oltre un miliardo dall’inizio dell’embargo della Russia per una importante lista di prodotti agroalimentari e il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia.
E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo in vista dell’incontro tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il leader russo Vladimir Putin, nella relazione all’Assemblea nazionale dove ha stilato un bilancio a quattro anni dall’entrata in vigore dell’embargo con decreto n. 778 del 7 agosto 2014, più volte rinnovato, come ritorsione alle sanzioni europee.
Il risultato è l’azzeramento della spedizione di prodotti agroalimentari Made in Italy in Russia che per molto tempo è stata un mercato importante per l’Italia. Alle perdite dirette subite dalle mancate esportazioni si sommano poi quelle indirette dovute al danno di immagine e di mercato provocato dalla diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy.
“Si tratta di un costo insostenibile per l’Italia e l’Unione Europea ed è importante che si riprenda la via del dialogo” conclude il presidente della Coldiretti nel sottolineare che “ancora una volta il settore agroalimentare è stato merce di scambio nelle trattative internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale”.
I falsi made in Italy in Russia
Nei supermercati in Russia si possono ora trovare fantasiosi surrogati locali che hanno preso il posto dei cibi italiani originali, dalla mozzarella “Casa Italia”, dall’insalata “Buona Italia” alla Robiola Unagrande, dalla mortadella Milano al parmesan, dalla scamorza al mascarpone.
A potenziare la produzione del falso Made in Italy non è stata però solo l’industria russa, ma anche molti Paesi che non sono stati colpiti dall’embargo come la Svizzera, la Biolorussia, l’Argentina o il Brasile che hanno aumentato le esportazioni dei cibi italiani taroccati nel Paese di Putin.
In Russia è possibile infatti trovare scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta Made in Bielorussia, ma anche salame Milano e Gorgonzola di produzione Svizzera e Parmesan o Reggianito di origine brasiliana o argentina.
Il rischio riguarda anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, rischia di essere frenata per la mancanza degli ingredienti principali. In alcuni casi i piatti sono spariti dai menu mentre, in altri, sono stati sostituiti da tarocchi locali o esteri senza però che ci sia nella stragrande maggioranza dei ristoranti una chiara indicazione nei menu.
Un blocco dunque dannoso per l’Italia anche perché al divieto di accesso a questi prodotti si sono aggiunte le tensioni commerciali che hanno ostacolato di fatto le esportazioni anche per i prodotti non colpiti direttamente, dalla moda alle automobili fino all’arredamento.