Calabria terra di Santi: Papanice festeggia San Pantaleone. Tradizioni popolari ma anche fede cristiana di un Sud legato alle sue credenze
Calabria terra di buon gustai ma anche terra di Santi. Quelli con i quali le famiglie hanno cresciuto i figli assieme alle tradizioni soprattutto cristiane. E se nell’analizzare troveremo dei numeri record, sembra essere la Calabria da primato, forse solo in questo, ed avere il massimo del numero di beati. Non tutti invece sono a conoscenza che la Calabria vanta di avere tra i suoi figli dieci Papi, di cui ben otto Santi, e un antipapa. In questa regione c’è proprio una storia religiosa che tutti dovremo conoscere, fin dal primo secolo. Nella Regione Calabria ci sono cinque Province e 409 comuni e da maggio fino a settembre in ogni luogo si rinnovano feste per i santi patroni dei piccoli e grandi centri. Quella che si sta consumando ancora oggi tra rito cristiano e consuetudine civica, nonché folkloristica, è la festa di San Pantaleone medico e martire a Papanice nel crotonese. E lo troviamo addirittura da sud a nord della penisola, finanche a Courmayeur essendone pure lì il patrono. Ma il sud è il sud nelle feste paesane. Per Papanice piccolo borgo della provincia pitagorica, San Pantaleone è il padre sul quale anche chi non è praticante, confida in lui. Dal 25 al 28 luglio intense giornate di preghiere portano ad un turismo religioso che sostiene la credenza popolare. Il paese si riempie per incanto di numerosi fedeli che vengono anche per un saluto. Ma la processione è quella che scaturisce il profondo sentimento della venerazione. Donne che camminano scalze, oppure inginocchiate, uomini che si piegano al cospetto, per chiedere un miracolo per i propri cari. Che dire poi di quei piccoli bimbi che, vestiti da santo, offrono alle nuove generazioni l’immagine del rispetto e la pietà verso chi ha dato segni tangibili alla comunità papanicese. I miracoli ci sono, basta crederci. Il Santo, è portato a braccio da oltre sei portantini che fanno parte del comitato e girano tutte le viuzze paesane. È un bel vedere quei broccati antichi, tovaglie fatte a mano con cura, e coperte di seta pura che sventolano su ogni balcone per rispetto al Santo Patrono del piccolo centro. Ognuno sfoggia ciò che può. E si appendono ex voto sulla statua, catenine e anelli d’oro sono i più offerti. Si sentono anche le grida di madri che chiedono il miracolo, straziando il cuore degli astanti tra lacrime e preghiera. La statua, che è in materiale ligneo e risale al 1600, alla fine dei tre giorni di festeggiamenti è collocata presso la chiesa Parrocchiale dei SS:AA: Pietro e Paolo, in una nicchia dell’altare maggiore e raffigura il Santo che dà la guarigione al paralitico inginocchiato ai suoi piedi.