Dall’8 maggio, data in cui è stata dichiarata l’epidemia di Ebola nella Repubblica Democratica del Congo, le vittime sono state 33 tra cui due operatori sanitari
Dopo settimane di allarme, a fine luglio è stata dichiarata conclusa l’epidemia da virus Ebola nella Repubblica Democratica del Congo.
A differenza delle precedenti epidemie di ebola, quella attuale ha colpito quattro località separate, inclusi un centro urbano collegato per via fluviale con la capitale e con i paesi confinanti, e diversi villaggi situati in remote aree forestali.
L’epidemia era stata dichiarata l’8 maggio 2018. Sono stati segnalati 54 casi di malattia da virus Ebola in totale (38 confermati e 16 probabili), 33 persone sono decedute (tasso di mortalità 61%). Sette gli operatori sanitari che hanno contratto il virus due dei quali sono deceduti.
Per ampliare la risposta all’epidemia di Ebola nella Repubblica Democratica del Congo, l’UNICEF, insieme con il Governo del Paese, ha mobilitato nelle settimane scorse centinaia di operatori delle comunità per diffondere informazioni tra i bambini e le loro famiglie su come proteggersi dalla malattia.
Il virus può infettare le persone ed alcune specie animali (scimpanzé, gorilla, pipistrelli frugivori, antilopi e porcospini).
Il nome “Ebola” deriva da un fiume della Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire), presso il quale nel 1976 si verificò uno dei primi due focolai epidemici. L’altro, si sviluppò praticamente in simultanea nel Sudan.
L’epidemia che ha colpito l’Africa occidentale nel 2014-2016 è la più grande e complessa che si sia mai verificata da quando il virus è stato scoperto nel 1976. Questa epidemia ha provocato più casi e decessi che tutte le altre messe insieme. Inoltre si è propagata da un paese all’altro, iniziando in Guinea e diffondendosi attraverso le frontiere in Sierra Leone e Liberia.