Espulso dall’Italia per motivi di sicurezza un tunisino di 44 anni legato alla filiera di reclutamento di combattenti jihadisti per la Siria
Ancora una espulsione dal nostro territorio per motivi di sicurezza dello Stato. È stato allontanato in maniera definitiva dall’Italia, per motivi di sicurezza, un tunisino 44enne con precedenti penali per reati comuni.
L’uomo, spiega in una nota il Viminale, è emerso all’attenzione durante la sua permanenza presso la Casa Circondariale di Bolzano, per gli stretti legami che aveva instaurato con un detenuto iracheno arrestato in quanto risultato il leader di una filiera attiva nel reclutamento di combattenti da instradare verso la Siria.
Grazie a tale rapporto di fiducia quest’ultimo era riuscito ad avere materiale ed oggetti la cui introduzione non era consentita nel settore di massima sicurezza nel quale era ristretto. Dopo la sua scarcerazione, il cittadino tunisino ha più volte fornito generalità e documenti falsi nel tentativo di sottrarsi alla sua espulsione. In particolare, in un’occasione, dopo il suo riconoscimento effettuato presso il Consolato tunisino di Napoli, riusciva ad eludere la sorveglianza della scorta dandosi alla fuga.
Rintracciato in seguito a Padova, è stato associato al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Brindisi sino al suo rimpatrio, eseguito il 14 agosto dalla frontiera aerea di Roma Fiumicino con volo per Tunisi.
Con quest’ultimo rimpatrio salgono così a 315 le espulsioni eseguite nel nostro Paese dal gennaio 2015, di cui 78 nel 2018.
Ieri, invece, era stato espulso e rimpatriato un cittadino marocchino di 19 anni che, ancora minorenne, durante un colloquio con l’assistente sociale nell’istituto in cui era detenuto, aveva inneggiato all’autoproclamato Stato islamico e dichiarato di volerne fare parte.
Il ragazzo, rimpatriato in esecuzione di un decreto del prefetto di Bologna, era sotto l’attenzione delle autorità anche per aver partecipato a gravi disordini nella struttura detentiva, dove si trovava per reati contro il patrimonio e le persone.
Durante i disordini, aveva compiuto azioni violente verso gli operatori e altri detenuti.
Successivamente, è stato collocato in una comunità dalla quale è fuggito diverse volte, tentando in un’occasione di entrare clandestinamente in Francia.