La Valle del Belice prima e dopo il terremoto del 15 gennaio del 1968, per raccontare, attraverso le immagini, l’impatto che questa tragedia ha avuto in quei luoghi fino a oggi. La mostra Paesaggi Sismici – Il Belice a 50 anni dal terremoto, allestita dall’INGV, sarà inaugurata il prossimo 12 settembre a Catania
Sarà inaugurata mercoledì 12 settembre, presso il Monastero dei Benedettini di Catania, la mostra “Paesaggi Sismici – Il Belice a 50 anni dal terremoto”, organizzata dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), in collaborazione con la Biblioteca Centrale della Regione Siciliana Alberto Bombace,le Università di Palermo e Catania, la Rete Naturale e Museale Belicina e l’Accademia di Belle Arti di Palermo.
La cerimonia di inaugurazione apre i lavori dell’ottantanovesimo Congresso della Società Geologica Italiana e della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia.
“Cinquant’anni dopo la sequenza sismica che ha sconvolto la Sicilia sudoccidentale, in quello che è passato alla storia come il Terremoto del Belice”, spiega il ricercatore INGV Paolo Madonia, “l’INGV non poteva non ricordare quello che è stato il primo grande terremoto dell’Italia repubblicana e, purtroppo, il primo di una lunga serie che, attraverso, il Friuli, l’Irpinia, l’Umbria, L’Aquila e l’Emilia arriva fino ai giorni di Amatrice. L’idea alla base di questa esposizione”, prosegue Madonia “è di veicolare una storia, quanto più completa possibile di quell’evento, per Illustrare cosa è stato il terremoto del 1968, cosa era l’area del Belice prima del terremoto, cosa è diventata oggi e quindi in che modo questo evento abbia modificato il corso delle cose. A tal fine abbiamo realizzato questo percorso espositivo, pensato per un pubblico vasto di studenti, turisti, cittadini e anche di specialisti”.
Quello del Belìce è stato il primo terremoto visto dagli italiani attraverso la televisione. L’evento principale del 15 gennaio, di magnitudo 6.4, fu anticipato da una forte scossa il giorno precedente e seguito da altre repliche sino al successivo 25 gennaio; complessivamente gli eventi di magnitudo compresa tra 5.0 e 5.5 furono cinque. Dei quindici paesi interessati, dieci furono maggiormente colpiti e, fra questi, quattro distrutti: Gibellina, Montevago, Salaparuta e Poggioreale.
“Tra le opere in esposizione”, spiega Mario Mattia, ricercatore INGV, “è possibile osservare alcune foto tratte dal grande archivio del giornale palermitano “L’Ora”, storico quotidiano siciliano che tra il 1900 ed il 1992 è stato osservatore e critico di tutto ciò che accadeva in Sicilia. “Quelle foto”, prosegue il ricercatore, “selezionate in base ai temi che i vari pannelli della mostra trattano, sono il cuore della mostra stessa”.
Molti sono gli Enti che hanno partecipato a questa iniziativa, risultato di una sinergia multidisciplinare.
“Una preziosa rete di collaborazioni ha reso possibile questa esperienza” aggiunge Paolo Madonia. “La Biblioteca Centrale della Regione Siciliana Alberto Bombace”, prosegue il ricercatore, “ha permesso l’utilizzo del grande archivio fotografico del giornale “L’Ora”, le Università di Palermo e Catania hanno fornito un contributo scientifico di primaria importanza su aspetti che vanno dalla geologia all’urbanistica, passando attraverso gli studi di agronomia e sociologia, mentre il contributo della Rete Naturale e Museale Belicina ha permesso di evidenziare le potenzialità di quel territorio. Fondamentale poi”, conclude Madonia, “il contributo dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, che ha sviluppato, insieme ad un motivato gruppo di studenti, il progetto grafico e di comunicazione visiva che ha reso questa mostra piacevole da seguire e da guardare”.
L’esposizione rimarrà aperta al pubblico presso il Monastero dei Benedettini di Catania fino al 14 settembre, giorno di chiusura del Congresso. Sarà poi trasferita in varie sedi: dal 5 al 31 ottobre presso la Biblioteca Centrale della Regione Siciliana Alberto Bombace a Palermo. Successivamente, sino al termine delle festività natalizie e di fine anno, saranno realizzati allestimenti in alcuni dei centri del comprensorio Belicino colpiti dalla sequenza sismica del 1968.