L’orbiter della missione Exomars ha monitorato il livello delle radiazioni che costituiscono un grande fattore di rischio per le future missioni umane. I risultati presentati all’European Planetary Science Congress
Negli ultimi anni sono stati realizzati numerosi studi per analizzare i possibili pericoli per gli astronauti. In vista delle future missioni umane su Marte, e il problema legato all’esposizione alle radiazioni diventa sempre più urgente.
Questa settimana, all’European Planetary Science Congress, a Berlino, sono stati presentati i primi risultati scientifici della sonda Tgo (Trace Gas Orbiter) della missione congiunta Esa-Roscosmos ExoMars.
L’orbiter, che ha iniziato la sua missione scientifica sul pianeta rosso in aprile, ha come obiettivo principale l’analisi dettagliata dei gas atmosferici marziani, compresi quelli che potrebbero essere collegati a processi geologici o biologici attivi. I dati registrati durante la sua crociera interplanetaria di sei mesi su Marte hanno rivelato un’alta dose di radiazioni alla quale gli astronauti saranno esposti durante future missioni.
Sulla Terra, un forte campo magnetico e una spessa atmosfera ci proteggono dall’incessante bombardamento dei raggi cosmici galattici, frammenti di atomi esterni al nostro Sistema Solare che viaggiano a una velocità prossima alla luce e sono altamente penetranti per il materiale biologico.
Nello spazio, l’esposizione alle radiazioni può causare gravi danni agli esseri umani, tra cui un aumento del rischio di cancro, effetti sul sistema nervoso centrale e malattie degenerative, motivo per cui l’Agenzia spaziale europea, sta studiando, attraverso i dati di Tgo, nuove strategie per proteggere al meglio gli astronauti nelle missioni spaziali di lunga durata.
Secondo i dati, le dosi di radiazioni che gli astronauti accumulerebbero nello spazio interplanetario sarebbero centinaia di volte più elevate delle dosi accumulate dagli umani nello stesso periodo di tempo sulla Terra, e molte volte più intense delle radiazioni che colpiscono gli astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.
I risultati mostrano che il viaggio stesso fornirebbe un’esposizione molto significativa per gli astronauti. Durante un viaggio di andata e ritorno su Marte, infatti, un astronauta potrebbe essere sottoposto a una dose di radiazioni che supera del 60 % quella che dovrebbe assorbire nel corso della sua intera carriera.
I dati di ExoMars saranno utilizzati per verificare i modelli di radiazione e per valutare ogni rischio per i membri dell’equipaggio. La missione ExoMars 2020 comprenderà un rover e una piattaforma di superficie stazionaria russa. Tgo fungerà da relay di dati per le risorse di superficie.
Obiettivo della missione, rilevare e analizzare tracce di vita passata e presente su Marte, oltre alla caratterizzazione geochimica del pianeta, alla conoscenza dell’ambiente marziano e dei suoi aspetti geofisici e all’identificazione di possibili rischi per le future missioni umane.
L’Italia, attraverso l’Agenzia spaziale italiana (Asi), è il principale sostenitore della missione, con il 40 per cento dell’investimento totale. Il forte contributo italiano alle missioni Exomars 2016 e Exomars 2020 è dovuto allo sviluppo del modulo di discesa EDM (2016), del trapano che perforerà il suolo marziano per il prelievo di campioni e del centro di controllo da cui il Rover verrà operato 2020. Inoltre, la camera a bordo della sonda Trace Gas Orbiter, chiamata CaSSIS (Colour and Stereo Scientific Imaging System), è disegnata e realizzata all’Università di Berna con il contributo dell’INAF – Osservatorio Astronomico di Padova e dell’Agenzia Spaziale Italiana.