Realizzata una postazione per le riprese dal vivo della campagna di scavo presso il sito archeologico di Pyrgi: l’attività degli archeologi è online e in diretta
Lo scorso settembre, l’Istituto di cristallografia (Cnr-Ic), sezione di Montelibretti, ha realizzato una postazione per le riprese dal vivo della campagna di scavo presso il sito archeologico di Pyrgi. Questa iniziativa, promossa dalla Sapienza Università di Roma, dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale e dalla Regione Lazio, ha riscosso un notevole successo: il sito internet ha infatti totalizzato oltre 10.000 visualizzazioni in poco più di una settimana.
Vista la risonanza, quest’anno si è deciso di replicare l’evento. In collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale, l’Università di Roma 1, che conduce gli scavi, la regione Lazio e Lazio Crea -società in house della Regione- Cnr-Ic ha realizzato, con propri mezzi, un collegamento attraverso ponti radio di una telecamera messa a disposizione gratuitamente dalla SkylineWebcams.
La telecamera trasmette dal vivo in streaming l’attività degli archeologi sullo scavo, attività che, grazie a questo collegamento, è visibile in tempo reale in tutto il mondo all’indirizzo internet:
http://www.skylinewebcams.com/it/webcam/italia/lazio/scavi-archeologici/pyrgi.html
In una settimana sono state totalizzate già oltre 5.000 visualizzazioni. L’attività di scavo terminerà i primi del mese di ottobre 2018.
Sono coinvolti nel progetto a Pyrgi per l’Ic-Cnr: Augusto Pifferi, Ombretta Tarquini, Marcello Colapietro, Massimiliano Catricalà, Giovanni Agostini, Fabrizio Censori e Cristiano D’Aprile.
La storia di Pyrgi
Il tratto di costa oggi corrispondente all’abitato di Santa Severa, è stato oggetto di una frequentazione plurimillenaria che risale al neolitico. A partire dal VII sec. a.C., in corrispondenza del promontorio oggi occupato dal Castello, fu fondata Pyrgi, espressione della potenza marittima di Caere, odierna Cerveteri, tra le maggiori del Mediterraneo.
L’insediamento etrusco si sviluppa su una superficie di oltre 10 ettari intorno al porto, frequentato soprattutto da naviganti e commercianti greci e fenici. Oltre cinquant’anni di indagini sistematiche condotte dalla cattedra di Etruscologia dell’Università Sapienza di Roma hanno riportato alla luce sulla spiaggia immediatamente a sud del castello i resti di un vasto santuario, tra i più importanti d’Etruria, celebre e noto alle fonti greche e latine.
I Greci lo dicevano infatti sacro ad Uni, identificata con la fenicia Astarte, e a Thesan, la greca Leucothea, “dea bianca” del mare. La vicenda edilizia comincia alla fine del VI sec. a.C. quando Thefarie Velianas, tiranno di Cerveteri, avviò il grandioso progetto che, nell’arco di cinquant’anni, portò alla sistemazione monumentale dell’area. Primo ad essere costruito fu il cosiddetto tempio B a cella unica, con due file di quattro colonne sulla facciata e sei sui lati lunghi. Successiva, intorno al 460 a.C., è la realizzazione del tempio A, con le colonne in facciata e tre celle sul fondo, con la quale Caere intese riaffermare la propria potenza dopo la sconfitta subita dagli Etruschi nel 474 a.C. nelle acque di Cuma. Del tempio si conserva tra l’altro l’altorilievo fittile dipinto con la rappresentazione del mito dei Sette a Tebe che in origine decorava la fronte posteriore.
Immediatamente a Sud del santuario monumentale è stato identificato un altro luogo sacro, il cosiddetto santuario Meridionale, dedicato a divinità infere, impiantato nel VI sec. a.C. ad opera di fedeli greci che frequentavano il porto pyrgense. Nel 384 a.C. il celebre sito fu saccheggiato da Dionigi il Vecchio, tiranno di Siracusa, che portò via un ricchissimo bottino. Nel III secolo a.C., in un angolo dell’area sacra fu costruita una vasca ed in essa vennero deposte, ripiegate insieme ai chiodi utilizzati per l’affissione, le tre famose lamine d’oro con iscrizioni, due in etrusco ed una in fenicio.
Nella prima metà del III sec. a.C., con la romanizzazione del territorio costiero cerite, si ebbe la fondazione in questo stesso luogo di una colonia marittima. La Pyrgi romana è una città fortificata a pianta rettangolare, impostata sul modello del castrum, cioè dell’accampamento militare, costruita su una parte del precedente abitato etrusco. Il muro di cinta, in opera poligonale in blocchi di calcare, è ancora ben visibile quasi per l’intero perimetro; quattro le porte di accesso, aperte a metà di ciascun lato.
Con l’età imperiale, venuta meno la funzione strategico-militare, il litorale venne occupato da lussuose ville marittime, proprietà di ricche famiglie romane. Nel II sec. d.C. Pyrgi venne beneficiata dall’imperatore Adriano di un acquedotto e in questo stesso momento le banchine del porto vennero ripristinate.
In epoca tardo imperiale, tra la fine del III e gli inizi del IV sec. d.C., sarebbe qui avvenuto il martirio di Santa Severa e dei suoi fratelli Calendino e Marco; i resti di un edificio di culto paleocristiano sono stati identificati in anni recenti all’interno del Castello, in occasione di lavori effettuati nella piazza della Rocca, a testimonianza della persistenza dell’insediamento anche durante la tarda antichità.