Sabato 29 settembre ore 21:00 debutta in anteprima nazionale al Teatro Biondo di Palermo Hard to be Pinocchio, del regista e scenografo Simone Mannino: una rilettura visionaria in tre atti che ribalta la tradizionale prospettiva dell’opera di Collodi
Di notte, su un palcoscenico di teatro di prosa. Uno spazio vuoto, appena illuminato. Nell’aria un’atmosfera densa e calda. Una luce di taglio illumina uno scrittoio posizionato sulla estrema destra del boccascena. Un uomo seduto sulla sedia, di tanto in tanto sfoglia le pagine di un grande libro non rilegato. Le pagine cadono, le rialza, cerca invano di rimetterle in ordine. Legge e a intervalli irregolari le strappa. Assorto in questo atto di ripetizione, in preda ad una profonda inquietudine, prega e bestemmia in tutte le lingue del mondo…
È questa la dimensione di Hard to be Pinocchio del regista di origini siciliane Simone Mannino, una rilettura visionaria in tre atti di una dell’opere italiane più celebri e rappresentate al mondo, che offre allo spettatore una prospettiva ribaltata, esistenziale, che lo sedurrà e spiazzerà sino alla fine.
Concepito a Istanbul tra il 2014 e il 2016, durante gli intensi mesi di sconvolgimento politico e sociale a seguito del mancato golpe militare, viene annullato dalla stagione Harbiye Tiyatro. A distanza di un anno, la riscrittura del testo e la sua trasposizione in italiano risentono dell’esperienza turca, Simone Mannino attraverso un dialogo più intimo con il testo dà vita a un’opera di riduzione dei personaggi focalizzando l’attenzione sulla figura del padre. Una visione più astratta, uno scenario asciutto senza tempo e connotazioni individuali, dove i confini teatrali si sgretolano sino a smarrirsi. I personaggi sono immersi in spazi che obnubilano la visione, calati negli echi delle proprie illusioni esistenziali. «L’immagine della fiaba si spezza, gira gli occhi e guarda se stessa; una storia universale che sta a simbolo dell’umano cammino iniziatico in cui vivono nuclei archetipici della cultura, prove e stadi simbolici della persona che deve costituirsi come maschera sociale», spiega il regista.
La scena che ci accoglie è sintetica, racconta di un mondo in cui il grottesco gioco della tragedia umana si muove attraverso lo strumento dell’immaginazione. Geppetto diviene personaggio universale che intraprende un viaggio nei labili e ambigui territori della memoria e della menzogna, mostrandoci un’umanità incastrata nella sua stessa essenza. A guidarci è proprio la figura allucinata del padre di Pinocchio, personaggio disincarnato dai suoi simboli, che si spoglia di un linguaggio teatrale pregno di indulgenza retorica per immergersi nei suoi innesti d’immaginario, talvolta ossessivi, in cui la sua dimensione si allunga e rimpicciolisce, come organo pulsante che fagocita tutti i personaggi. Un viaggio iniziatico dell’animo umano nelle archeologie della menzogna, in cui pensieri e ricordi sono espressioni non del soggetto, ma del tratto anarchico dell’individuo. Alla ricerca di una identità di fondo, alla riscoperta di un Padre che cerca un motivo, una forma provvisoria che indaga la propria ‘maternità creatrice’ sino a generare sé stesso. È Padre e Figlio, involontario demiurgo, voce narrate di un’opera in cui favola e dramma si inseguono, in cui il ‘noi’ diventa ‘io’. Pinocchio è un’illusione, un suggerimento posticcio, un’allusione della mente che talora entra prepotente nelle domande del Padre. In questa polifonia di emozioni, i personaggi ricreati dal regista sono feritoie attraverso cui guardare svolgersi il dramma. Nella riduzione adoperata da Simone Mannino i personaggi ricreati sono parti di un meccanismo sincrono, feritoie attraverso cui guardare svolgersi il dramma.
Una partitura assurda, violenta, dalle tinte brechtiane in cui teatro e arti visive dialogano e si mescolano. Il regista è un artista poliedrico che porta sul palco la sua lunga e articolata esperienza nell’ambito delle arti visive e performative, confermando le sue capacità di rielaborazione e reinterpretazione di diversi codici comunicativi.
Hard to Be Pinocchio si avvale della collaborazione di artisti e attori che gravitano intorno alla compagnia Atelier Nostra Signora, collettivo artistico con sede a Palermo e Istanbul che produce lo spettacolo. L’evento sarà anche la reunion di tutti i collaboratori artistici che avevano preso parte allo spettacolo Womb Tomb lavoro liberamente ispirato a ‘La macchina Infernale’ di Jean Cocteau, che ha esordito con successo nella Stagione 2017 di Teatro Bastardo. Lo spettacolo sarà in anteprima nazionale a Palermo il 29 settembre prossimo ore 21:00 al Teatro Biondo di Palermo (con replica il 30 settembre), per poi volare all’Out Off di Milano per il debutto nazionale (4,5 e 6 ottobre).