Al Ministero dello Sviluppo Economico incontro con i sindacati. Di Maio: “Alitalia deve essere rilanciata, non salvata”. Codacons: “No a nuove operazioni con soldi pubblici”
Il Ministro dello Sviluppo Economico, del Lavoro e delle Politiche Sociali Luigi Di Maio, ha incontrato al MiSE le organizzazioni sindacali, presenti con i Segretari generali, confederali e di categoria, in merito alla situazione della compagnia aerea Alitalia.
“Alitalia deve essere rilanciata, non salvata – ha dichiarato il Ministro al termine dell’incontro -. Questo significa sfruttare le partnership strategiche con aziende dello Stato, che non devono entrare in concorrenza l’una con l’altra ma sviluppare nuove forme di sinergia. Auspico pertanto che si possa creare per Alitalia, nel rispetto del principio della concorrenza, un piano industriale in cui sia presente anche Ferrovie dello Stato“.
Per Di Maio “l’obiettivo è quello di consentire ad un turista, che arriva da qualsiasi parte del mondo, di muoversi su tutto il territorio nazionale utilizzando un unico biglietto Alitalia-Trenitalia. La compagnia aerea Alitalia ha, al contempo, necessità di un partner industriale, anche internazionale. A tal proposito abbiamo ricevuto molte manifestazioni d’interesse che stiamo valutando“.
“E’ arrivato il momento di rilanciare Alitalia – ha concluso il Ministro Di Maio –, salvaguardando i livelli occupazionali e facendola diventare un asset fondamentale per attrarre nuovi turisti e far funzionare quello che è il vero petrolio italiano: il turismo“.
Codacons: “Alitalia è già costata 308 euro a famiglia, restituire prestito-ponte”
Qualsiasi operazione dello Stato su Alitalia non dovrà determinare esborsi economici per la collettività, che negli ultimi anni ha già dovuto sborsare la bellezza di 7,4 miliardi di euro per salvare la compagnia aerea. Lo afferma il Codacons, commentando il possibile ritorno dello Stato azionista di Alitalia attraverso il Mef e le dichiarazioni del vice premier Di Maio.
“Siamo contrari ad operazioni di qualsiasi tipo sulla compagnia aerea che possano rappresentare una ulteriore spesa per i cittadini – spiega il Codacons -. La crisi di Alitalia, infatti, è costata finora agli italiani la bellezza di 308 euro a famiglia: negli ultimi anni i cittadini hanno dovuto più volte farsi carico della gestione catastrofica della compagnia di bandiera, con un conto salito a 7,4 miliardi di euro per la collettività”.
“Ogni singola famiglia italiana ha sostenuto i problemi di Alitalia sborsando negli ultimi anni 308 euro, per ritrovarsi oggi una compagnia aerea prossima al fallimento – afferma il presidente Carlo Rienzi –. Per questo non accetteremo ulteriori salvataggi con i soldi dei contribuenti, e andrà trovata un’altra strada per salvare l’azienda”.
Per l’associazione inoltre il prestito-ponte da 900 milioni di euro concesso ad Alitalia va interamente restituito ai cittadini, e il Governo non può affrontare nuove operazioni di Stato sulla compagnia di bandiera prima della decisione del Consiglio di Stato e della Commissione Europea, dove sono pendenti due procedimenti relativi alla compagnia.
“Il rispetto delle regole europee sulla concorrenza e il pagamento dei debiti stipulati con lo Stato vengono prima del salvataggio forzato di una società costata finora agli italiani la bellezza di 7,4 miliardi di euro di soldi pubblici – spiega il presidente Carlo Rienzi –. Qualsiasi operazione del Governo su Alitalia deve inoltre attendere le decisioni della giustizia italiana ed europea sui ricorsi attualmente pendenti, che potrebbero annullare eventuali nuovi interventi pubblici per salvare la compagnia aerea. In particolare si attende la decisione del Consiglio di Stato sul ricorso promosso dal Codacons contro il prestito-ponte e la nomina dei Commissari Alitalia, e quella della Commissione Europea che ha aperto una apposita indagine sulla compagnia di bandiera, a seguito di esposto Codacons”.
“Entrambi i procedimenti – spiega Rienzi – si concentrano sulla possibilità che il prestito da 900 milioni concesso dal Governo configuri un illecito aiuto di Stato in favore di una azienda privata, in totale violazione della normativa comunitaria”.