Dal 25 novembre nelle sale Monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia la mostra Gli ultimi giorni di Bisanzio. Splendore e declino di un impero
Dal 25 novembre 2018 al 5 marzo 2019, il Salone Sansoviniano della Biblioteca Nazionale Marciana ospiterà la mostra: Gli ultimi giorni di Bisanzio. Splendore e declino di un impero.
La mostra è stata ideata e prodotta dal Museo Diocesano di München-Freising, in collaborazione con la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, che ospita l’esposizione nello storico Salone della Libreria Sansoviniana.
La curatela è affidata alla dott.ssa Carmen Roll sotto la direzione del dott. Christoph Kürzeder, con la collaborazione della dott.ssa Susy Marcon della Biblioteca Nazionale Marciana e l’assistenza di Pietro Tondello e con il supporto organizzativo del Swiss Lab for Culture Projects nella persona di Lidia e Paolo Carrion e della dott.ssa Annalisa Bruni della Biblioteca Nazionale Marciana.
Contribuiscono alla realizzazione del progetto, tra gli altri, il Museo del Louvre, le Gallerie degli Uffizi, la Bibliothèque Nationale de France, le Gallerie dell’Accademia di Venezia, il Museo Diocesano di Palma di Mallorca con l’intento di ripercorrere il destino di un glorioso impero giunto alla fine dei suoi giorni.
In otto sezioni, sullo sfondo dei rivolgimenti politici internazionali che portarono alla caduta di Costantinopoli nel 1453, la mostra illustra il significato del viaggio dell’imperatore Manuele II (1399-1403) e dei suoi doni diplomatici, testimonianze dell’intenso scambio culturale tra l’Europa – e in particolare Venezia – e Bisanzio agli albori dell’Umanesimo.
Un cortometraggio introduce alla drammatica situazione di Bisanzio negli ultimi decenni prima della caduta di Costantinopoli. L’angoscia dell’epoca è testimoniata dal panneggio liturgico bizantino della Galleria Nazionale delle Marche e dal celebre diario di viaggio di Johannes Schiltberger.
A seguire, i ritratti dell’imperatore Manuele II Paleologo (*1350, 1391-1425) e dei sultani Bazeyid I (*1360, 1389-1403) e Maometto II (*1432, 1444-1481) provenienti rispettivamente dalla Bibliothèque Nationale de France e dagli Uffizi, illustrano i protagonisti dell’esposizione.
Nonostante l’aggravarsi del conflitto bizantino-ottomano, non mancarono tentativi di incontro pacifico tra le due culture e religioni, come dimostra il manoscritto dei “Dialoghi con un musulmano” di Manuele II, reso famoso dal dibattuto discorso di Papa Benedetto XVI all’Università di Ratisbona nel 2006, che dai dialoghi di Manuele traeva una citazione.
Nella seconda sezione della mostra, carte geografiche dell’epoca presentano Costantinopoli e Venezia, punti di partenza e di approdo dell’imperatore nel suo viaggio in Europa. Si tratta di due tra le primissime rappresentazioni di queste città: la Costantinopoli di Cristoforo Buondelmonti (ca. 1420) e la Venezia di Bernardo di Breidenbach (1486).
Giunto a Venezia, Manuele si recò a Milano, Parigi e Londra, portando con sé preziosi doni diplomatici, destinati ai sovrani europei e ai due papi allora residenti a Roma e ad Avignone. Due di questi doni si sono conservati e saranno visibili nell’esposizione: il reliquiario con una bolla imperiale donato all’antipapa Benedetto XIII, oggi nella cattedrale di Palma di Mallorca, e il reliquiario delle S. Spine della corona di Cristo dal Duomo di Pavia. Accompagna i due oggetti il preziosissimo codice manoscritto del Louvre con opere di Dionigi Areopagita e un ritratto della famiglia imperiale, donato dal Paleologo al monastero di S. Denis attraverso l’illustre umanista Manuele Crisolora, del quale un disegno – ancora del Louvre – mostra il ritratto.
L’icona di San Luca, opera medio-bizantina, ridipinta e munita di un rivestimento d’oro all’epoca dei Paleologi, fu invece donata a uno degli uomini più ricchi e potenti del tempo, Gian Galeazzo Visconti (*1351, 1378/85-1402), ritratto nel suo inestimabile “Libro d’Ore”. Per altre vie, l’icona entrò poi in possesso dei veronesi della Scala. Il 23 settembre 1440 Nicodemo della Scala, vescovo di Freising dal 1422, la regalò al Duomo della città, dove nel 1624 venne collocata in un altare d’argento smaltato.
Icona e altare si troveranno al centro di una “galleria delle icone”, che intende mettere in luce il significato e il potere divino attribuiti alle immagini sacre nel mondo bizantino.
Un’icona cretese di inizio Quattrocento proveniente dal Museo delle Icone di Recklinghausen, racconta la leggenda dell’evangelista e pittore San Luca. Insieme a questa, sono esposte importanti icone mariane come la Odigitria, la Glykophilousa e la Madonna Agiosoritissa, così come l’“Acheiropoieton“, l’immagine di Cristo secondo la tradizione non prodotta da mani d’uomo.
Uno specifico approfondimento documenterà i risultati delle accurate ricerche tecnologiche condotte sull’icona di San Luca tra il 2016 e il 2017.
Le due sezioni conclusive della mostra illustrano, infine, la lunga tradizione di stretti rapporti tra Bisanzio e Venezia. Saranno qui presenti pezzi di estremo valore realizzati a Bisanzio e giunti nella laguna in epoche diverse: le cinque legature per libri liturgici della Biblioteca Marciana, la stauroteca del cardinale Basilio Bessarione (ca. 1399-1472), proveniente dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia e caratterizzata da una storia di transfert culturale molto simile a quella dell’icona di San Luca, e il cofanetto per reliquie di Trebisonda conservato nel Tesoro di San Marco.