In dieci anni addio a 100mila piccoli negozi


Dati Istat certificano l’ecatombe di piccoli negozi negli ultimi dieci anni. Codacons: “Le chiusure domenicali rischiano di farli scomparire dalle città”

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I dati sul commercio forniti oggi dall’Istat confermano l’ “ecatombe” di negozi registrata in Italia, con 100mila chiusure di piccoli esercizi commerciali tra il 2006 e il 2016.

“Questi numeri devono rappresentare un monito per il Governo – spiega il presidente Carlo Rienzi –. Se davvero si disporranno le chiusure domenicali degli esercizi, i piccoli negozi scompariranno letteralmente dalle città, perché i consumatori verranno privati della possibilità di fare acquisti nei giorni liberi con conseguente riduzione del giro d’affari nel commercio e uno spostamento dei consumi verso l’e-commerce”.

“In un periodo storico in cui la crisi economica ha determinato il fallimento di 100mila esercizi e i consumi degli italiani sono al palo, vietare ai negozi di lavorare la domenica e nei giorni festivi rappresenterà il colpo di grazia per il commercio e determinerà una nuova ondata di chiusure in tutto il paese” conclude Rienzi.

Coldiretti e Anci si alleano per mercati contadini

Nasce la prima alleanza nazionale fra i comuni italiani e gli agricoltori per contrastare lo spopolamento dei centri urbani causato dalla chiusura di centomila piccoli negozi negli ultimi dieci anni secondo l’Istat, con evidenti effetti negativi legati alla riduzione dei servizi di prossimità, ma anche un indebolimento del sistema relazionale, dell’intelaiatura sociale e spesso anche della stessa sicurezza sociale delle città.

E’ questo l’obiettivo dall’accordo quadro fra Coldiretti e Anci, l’Associazione dei comuni italiani, per la diffusione dei farmers market, del cibo locale nelle mense e del welfare agricolo firmata dal Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo e dal Presidente dell’Anci Antonio Decaro.

Coldiretti e Anci si impegnano ad incentivare un sistema di vendita diretta dei prodotti agricoli basato sullo sviluppo capillare dei “Mercati di Campagna Amica” promossi dalla Fondazione Campagna Amica che rappresenta una rete composta da 7.502 fattorie, 1.187 mercati, e 2.352 agriturismi e che risponde alle esigenze di quei 6 italiani su 10 che fanno la spesa dal contadino secondo Coldiretti/Ixe’. Lo sviluppo dei Mercati di Campagna Amica – spiega l’accordo siglato da Anci con Coldiretti – deve riguardare sia quelli realizzati in spazi aperti che coperti   in aree pubbliche e/o private per favorire la realizzazione di una filiera agricola tutta italiana.

L’alleanza nazionale per la spesa contadina punta poi a sviluppare l’attività di somministrazione non assistita dei prodotti posti in vendita con lo “street food” agricolo ai sensi dell’articolo 1, comma 499 della legge n. 205 del 2017 grazie al quale gli agricoltori possono vendere direttamente i propri prodotti anche derivati da processi di manipolazione o trasformazione e pronti per il consumo, dalla polenta fritta veneta alle olive all’ascolana, dalle panelle siciliane ai peperoni cruschi lucani, dagli arrosticini abruzzesi ai frullati della salute direttamente dal produttore al consumatore, anche in forma itinerante.

L’obiettivo dell’accordo – spiega Coldiretti – è incentivare l’utilizzo di prodotti agricoli e alimentari a “chilometro zero”, provenienti da filiera corta e dei prodotti agricoli e alimentari derivanti dall’agricoltura biologica o comunque a ridotto impatto ambientale e di origine locale/regionale/italiana. Nella fase di aggiudicazione dei servizi di ristorazione – spiega l’intesa – la valutazione dell’offerta terrà conto, in particolare, della qualità dei generi alimentari con particolare riferimento a quella di prodotti biologici, tipici e tradizionali, di quelli a denominazione protetta, nonché di quelli provenienti da sistemi di filiera corta e da operatori dell’agricoltura sociale, con il rispetto delle disposizioni ambientali in materia di green economy, con la previsione di specifici punteggi qualora vengano proposte condizioni superiori a quelle minime previste.

Ma l’alleanza fra agricoltori e Comuni italiani prevede anche lo sviluppo di un sistema complementare di welfare di prossimità al fine di sostenere la creazione di una rete di servizi sociali nelle aree rurali mediante la valorizzazione delle risorse agricole e il riconoscimento del ruolo multifunzionale svolto dalle imprese agricole con forme di collaborazione tra imprese, operatori di agricoltura sociale, servizi socio-sanitari ed altri enti pubblici.

L’intesa intende promuovere progetti finalizzati all’educazione ambientale e alimentare rivolti a bambini in età prescolare e persone in difficoltà sociali, fisica e psichica anche in collaborazione con le scuole di ogni ordine e grado, mettendo, ad esempio, a disposizione, anche a titolo gratuito, terreni di proprietà pubblica per la realizzazione di servizi di orti sociali. In questo modo – spiega Coldiretti – vengono riconosciute le funzioni sociali della Rete di Agricoltura Sociale di Campagna Amica con l’attività delle fattorie didattiche quali strumenti educativi con l’obiettivo di rinsaldare i legami tra città e campagna valorizzando, anche tra le più giovani generazioni, la conoscenza dei saperi e dei mestieri agricoli tradizionali.

Particolare attenzione viene quindi posta sui prodotti dell’agricoltura sociale con parametri che ne rendano prioritario l’utilizzo nei servizi di fornitura per le mense scolastiche ed ospedaliere oltre a prevederne valorizzazione e presenza nell’ambito del commercio su aree pubbliche. Inoltre nelle operazioni di vendita o di affitto dei terreni di proprietà degli enti locali e di altri beni immobili, si prevedono criteri di priorità al fine di favorire l’insediamento e lo sviluppo delle attività di agricoltura sociale.

Infine Coldiretti e Anci, entro sei mesi dalla firma dell’accordo, si impegnano a predisporre un documento programmatico con le linee guida per armonizzare le scelte di programmazione urbanistica comunale con le esigenze di salvaguardia dell’attuale destinazione agricola del territorio come risultante dallo strumento urbanistico generale e finalizzate ad orientare le predette scelte a facilitare il raggiungimento del “saldo zero” di consumo di suolo agricolo entro l’anno 2050.