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Happy Hour, la dittatura dell’aperitivo

Ha debuttato al Fabbrichino di Prato Happy Hour, il nuovo lavoro dell'autore dell'acclamato monologo La merda, in scena Silvia Gallerano e Stefano Cenci

Ha debuttato al Fabbrichino di Prato Happy Hour, il nuovo lavoro dell'autore dell'acclamato monologo La merda, in scena Silvia Gallerano e Stefano Cenci

Ha debuttato al Fabbrichino di Prato Happy Hour, il nuovo lavoro dell’autore dell’acclamato monologo La merda, in scena Silvia Gallerano e Stefano Cenci

Silvia Gallerano e Stefano Cenci in una scena di Happy Hour

Chissà se Cristian Ceresoli è rimasto turbato da una nonna ancora giovanile che lo costringeva tutti i venerdì al rito dell’aperitivo, dell’aperol e dell’oliva, magari vestita di leopardo. Perché il futuro che lo scrittore ha immaginato per questo Happy Hour, che ha debuttato il 30 ottobre scorso al Fabbrichino di Prato, protagonisti Silvia Gallerano e Stefano Cenci, è una dittatura della felicità che va avanti a colpi di aperitivo e sorrisi obbligati, un allegro totalitarismo che segrega gli anziani, nudi, in enormi acquari vuoti ad aspettare il proprio destino, mentre gli aguzzini vestono cappottini di giaguaro e divise militari molto attillate e sexy. 

Una società che noi vediamo attraverso gli occhi di due tredicenni, Ado e suo fratello Kerfuffle, che raccontano concitati la realtà che si dipana davanti ai loro occhi. Dove la famiglia trasloca da uno squallido appartamento a una casa più grande e lussuosa, che però si scopre è stata abbandonata in fretta e furia dai precedenti inquilini, che hanno lasciato anche i piatti da lavare in cucina. E dove il nonno viene dato via in cambio di un premio, mentre anche gli anziani vicini di casa spariscono uno ad uno. “Strano, strange” ripetono continuamente i due ragazzini, che al pari dei verdoniani Jessica e Ivano non trovano altre parole per commentare i fatti, strani davvero, che accadono in questo futuro forse prossimo che sembra dominato da una sorta di divinità, sempre ben vestita (Happy Hour, del resto, è dedicato a Stefano Dolce e Domenico Gabbana),  adepta del culto dell’aperitivo, che decide sulle sorti di ognuno. Una partitura che per certi versi ricorda quella di Bret Easton Ellis, che in Glamourama raccontava le avventure di un gruppo di modelli e modelle terroristi, che tra un pomeriggio di shopping tra Prada e Gucci e una cena da Nobu piazzavano bombe in centri commerciali, dirottavano aerei e progettavano stragi, azioni efferate condotte con noncuranza quasi, e maniacale attenzione allo stile,

La regia del danese Simon Boberg impone ritmi serratissimi, e i protagonisti corrono praticamente per settantacinque minuti su delle pedane che creano un percorso sospeso, in un coordinamento di corpi e voci che sorprende per ritmi e complessità. Silvia Gallerano, che con l’autore Ceresoli è l’artefice del successo del monologo La merda, gioca con maestria tra voci e accenti e smorfie facciali, così come fa il bravissimo Stefano Cenci. 

Coprodotto dal Teatro Metastasio di Prato insieme a Frida Kahlo Productions e Teater Grob, Happy Hour dopo il debutto pratese si muoverà in Italia e all’estero (6 novembre a Soliera (Mo), 8-11 novembre a Roma, poi a Copenhagen dal 24 gennaio al 14 febbraio, per il calendario completo www.cristianceresoli.it).  

 

Happy Hour, Silvia Gallerano e Stefano Cenci

 

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