Nuovo studio WWF sulla popolazione di tigri selvatiche in Asia: in aree chiave hanno il potenziale di triplicare in una sola generazione
Un nuovo studio rileva come le popolazioni di tigre che vivono nelle principali aree dell’Asia hanno il potenziale di triplicare in una sola generazione umana, grazie ad una gestione che già oggi contribuisce all’aumento del 15% della popolazione globale di tigre.
Le aree chiave per la sua conservazione studiate sono distribuite su vari habitat in 10 Paesi e potrebbero essere sulla buona strada per ospitare, nei prossimi 20 anni, la più alta concentrazione di tigri, a patto però di realizzare azioni efficaci nelle attività anti-bracconaggio e nel mantenimento delle prede, necessarie alla sopravvivenza dei grandi carnivori.
“Siamo in una fase cruciale per la conservazione della tigre, ora abbiamo la possibilità di salvare le popolazioni da un terribile declino, ma è necessario concentrare le forze. Questo studio ha rivelato l’enorme potenziale tra queste aree e anche se alcune sono ancora in ritardo, in particolare nel Sud-Est asiatico, molte altre stanno già iniziando a registrare un aumento significativo della popolazione di questi meravigliosi felini. Sappiamo che tutto ciò potrà accadere solo quando ci saranno anche una forte volontà politica, una governance reattiva, investimenti e un supporto pubblico: tutte condizioni cruciali”, ha affermato Margaret Kinnaird, leader del WWF Wildlife Practice.
Lo studio, condotto da 49 esperti di conservazione nei 10 Paesi che ospitano la tigre ha stilato obiettivi e scadenze specifiche su ogni area ed ecologicamente realistiche per il recupero delle popolazioni di tigri in 18 aree, identificate dal programma mondiale di conservazione della tigre del WWF.
In queste aree chiave la popolazione che attualmente conta 118-277 (media prudenziale 165) tigri potrebbe triplicare e passare ad un range di 454-739 individui (585).
Abishek Harihar, ecologo e principale autore dello studio, ha dichiarato: “Ogni sito in cui vivono le tigri è unico e richiede sforzi intensivi basati su piani specifici per ogni area. Questo studio ha chiaramente definito diverse componenti di un sistema di conservazione della tigre, con particolare attenzione alle aree che possono garantire, nel lungo periodo, un alto potenziale di recupero per questa specie. La nostra lavoro rappresenta un modello per guidare la pianificazione rivolta ai grandi carnivori anche in altre aree del mondo e aiuta a fornire approcci più efficaci e integrati per la conservazione della tigre”.
Secondo lo studio, un prerequisito necessario per l’aumento delle tigri è l’incremento o comunque il mantenimento delle prede, mentre sistemi necessari a ridurre il rischio di conflitti tra umani e fauna selvatica sono essenziali per garantire una convivenza sicura tra le popolazioni di tigri selvatiche e le comunità locali.
“La presenza di tigri selvatiche è indice di una florida biodiversità e di ecosistemi sani: come predatori all’apice della catena alimentare, le tigri possono sopravvivere solo con una presenza stabile di prede. Questo studio riafferma la necessità di una visione a lungo termine dei governi che ospitano la tigre. Il progetto per il suo recupero deve includere piani dedicati alla crescita delle popolazioni di animali che sono prede naturali della tigre, come ungulati e altri mammiferi selvatici”, ha aggiunto Rajesh Gopal, segretario generale del Global Tiger Forum (GTF).
Dall’inizio del ventesimo secolo si stima che la popolazione e l’areale di distribuzione delle tigri si siano ridotti del 95%, a causa del bracconaggio dilagante e della distruzione degli habitat. Nel 2010, la popolazione mondiale ha raggiunto il minimo storico di circa 3.200 esemplari (oggi siamo a 3.890), spingendo 13 governi a lanciare, con il WWF, il “TX2”, uno degli obiettivi più ambiziosi mai fissati per la conservazione di una singola specie.
Nonostante l’obiettivo di raddoppiare il numero delle tigri in natura entro il 2022 sia ambizioso – dato il periodo di tempo limitato – questo è ancora possibile, a patto che vengano intrapresi al più presto interventi significativi di conservazione.
“Raddoppiare il numero delle tigri in natura è solo il primo passo e il minimo che possiamo fare per mettere una distanza di sicurezza tra le tigri e la minaccia di estinzione. Mentre ci avviciniamo all’obiettivo TX2, dobbiamo riconoscere che gli sforzi globali per il recupero della tigre sono finalizzati alla sopravvivenza a lungo termine delle tigri in natura, che va ben oltre il 2022 “, ha concluso Joseph Vattakaven, coordinatore, autore e biologo esperto di tigri del WWF.