Nel quadriennio 2014–2017 ENEA ha raddoppiato i progetti di ricerca acquisiti in ambito europeo, cresciuti da 31 a 62 – il numero più elevato in 10 anni – con un incremento di oltre il 76% dei contributi finanziari, passati da 7,6 a 13,4 milioni di euro
Nell’ultimo quadriennio l’ENEA ha raddoppiato i progetti di ricerca acquisiti in ambito europeo, cresciuti dai 31 del 2014 ai 62 del 2017 – il numero più elevato del decennio – con un incremento di oltre il 76% dei contributi finanziari, passati da 7,6 a 13,4 milioni di euro. Dal 2014 – anno di avvio del programma quadro europeo per la ricerca Horizon 2020 – al 2017, i progetti acquisiti complessivamente sono stati 189 per un importo di 38 milioni di euro. È quanto emerge dal rapporto “Contratti ENEA con la Commissione europea” pubblicato dall’Agenzia. Il maggior numero di contratti ottenuti riguarda il settore dell’energia con il 50,5% del totale per fonti rinnovabili, fusione, sicurezza, idrogeno ed efficienza, seguito dall’ambiente (11,7%) per progetti sull’ecosistema marino, la modellistica e i cambiamenti climatici e, infine, l’industria (7%) per nanotecnologie, materiali avanzati e biotecnologie.
Dal Rapporto emerge un tasso medio complessivo[1] di successo ENEA nell’acquisizione dei progetti europei pari al 22% e del 19% solo per Horizon 2020, quasi il doppio rispetto al 10% dei partecipanti italiani e all’11,8% degli altri paesi Ue. “Si tratta di risultati molto positivi – sottolinea il Presidente dell’ENEA Federico Testa – tenuto conto che H2020 è il programma quadro di ricerca e innovazione europeo. Dei 62 progetti vinti nel 2017, 45 sono riferiti a H2020 e per il 2018 contiamo di proseguire su questo trend, possibilmente innalzandolo. Da gennaio a ottobre abbiamo presentato 128 progetti, molti dei quali sono ancora in fase di valutazione”.
La maggior parte dei progetti a partecipazione ENEA è con partner di Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, oltre che con istituzioni come Eurofusion, il consorzio europeo per lo sviluppo della fusione nucleare all’interno del quale l’Agenzia è stata designata Programme Manager dal Ministero dello Sviluppo Economico. In questa veste coordina 16 partner: CNR, i Consorzi RFX e CREATE, i Politecnici di Milano e Torino, i tre atenei romani La Sapienza, Tor Vergata, Uniroma3, le Università di Milano, Catania, Genova, Palermo e Pisa, le aziende Ansaldo Nucleare, Centro Sviluppo Materiali (CSM) e LT-Calcoli. Di particolare rilievo anche le attività sviluppate nell’ambito del programma di ricerca Euratom.
Il Rapporto evidenzia infine l’ampliamento delle collaborazioni nell’ambito dei programmi dell’Unione europea, in particolare con Paesi candidati e associati (Svizzera, Norvegia, Israele e Turchia), con Paesi Extra Ue (Russia, Kazakistan, Moldavia, Ucraina, Georgia), con Paesi dell’area mediterranea (Marocco, Egitto, Libia) e con il resto del mondo. Il partenariato internazionale vede al primo posto la partecipazione degli enti di ricerca, seguiti da università e in misura minore dai partner industriali. Tra i partner italiani, sono i centri di ricerca a prevalere, seguiti dalle industrie, dalle università e dagli enti locali e infine dalle piccole e medie imprese.