Germania, Italia e Regno Unito sono i tre Paesi leader nella pubblicazione di lavori scientifici in oncologia: migliorano le percentuali di sopravvivenza, ma vanno ridotti i tempi per la disponibilità dei farmaci altamente innovativi per i tumori
In Europa si registra il 25% del totale dei casi del cancro diagnosticati nel mondo, una percentuale molto elevata se si considera che nel Vecchio continente vive solo il 9% della popolazione mondiale. Ogni anno circa 4 milioni di cittadini europei sono colpiti da tumore. La mortalità per cancro è diminuita nei Paesi occidentali negli ultimi 25 anni (per quasi tutte le forme neoplastiche), soprattutto nelle donne rispetto agli uomini per la diffusione dei programmi di screening e trattamenti più efficaci.
La sopravvivenza netta a 5 e 10 anni è costantemente aumentata negli ultimi anni fino all’80-90% nei tumori della tiroide, della prostata, della mammella e nel melanoma, ma è ancora bassa (circa il 10-20%) nei tumori del cervello, del fegato, del polmone, dell’esofago e del pancreas. È questo il quadro descritto oggi dal prof. Francesco Cognetti,Presidente di Fondazione Insieme Contro il Cancro nella relazione sulle “Nuove frontiere nella lotta contro il cancro” al convegno EU Research and Innovation in our daily life presso il Parlamento Europeo a Bruxelles.
“I miglioramenti sono costanti nel tempo – spiega il prof. Cognetti -, ma permangono variazioni tra Paesi europei con differenze nelle cure oncologiche legate a diverse ragioni: l’intensità diagnostica e lo screening che portano a una diagnosi più precoce o tardiva, i trattamenti efficaci, lo stato socioeconomico, lo stile di vita e differenze di salute generale nella popolazione, i costi per i tumori e l’organizzazione delle cure. I dati di sopravvivenza sono migliori in Europa del Nord e centrale e in alcuni Paesi del Sud (Italia e Spagna). Sono invece peggiori nel Regno Unito e in Europa orientale”.
“Oggi – afferma il prof. Cognetti – esistono nuovi strumenti per la diagnosi e il trattamento che aprono prospettive completamente nuove. Innanzitutto, la biopsia liquida rappresenta una misura diretta del DNA tumorale nel sangue e può permettere una rilevazione precoce e il monitoraggio della malattia minima residua e delle mutazioni che si manifestano con lo sviluppo della resistenza. È inoltre disponibile una migliore tecnica di immagine (‘SPION uptake’ per il cancro), dove sono rilevabili lesioni più piccole di 300 millimicron di diametro. E si stanno sviluppando nuove strategie e terapie anticancro, come agenti multitarget per la medicina di precisione individuale e immunoterapie innovative che stanno cambiando l’esito di molte patologie come il melanoma, il tumore del polmone non a piccole cellule e il carcinoma renale. Questi trattamenti sono in grado di raggiungere un alto tasso di regressione o stabilizzazione della malattia e una sopravvivenza a lungo termine in molti casi”.
In totale, 252.000 pubblicazioni sono state prodotte dai 18 Paesi leader in Europa dal 2002 al 2013. Germania, Italia e Regno Unito sono i tre Paesi europei leader nella pubblicazione di lavori scientifici in oncologia. I fondi per la ricerca oncologica europea, incluse Islanda, Norvegia e Svizzera, nel 2012-2013 ammontavano a 7,6 miliardi di euro. I Governi hanno supportato la più ampia quota di ricerca oncologica in Europa (30%), seguita dai privati non-profit (19%) e dall’industria (7%). La Commissione Europea ha rappresentato il più ampio singolo finanziatore della ricerca oncologica in Europa, con 2.836 pubblicazioni (2,4% del totale), per circa 147 milioni di euro. La ricerca collaborativa per il cancro è stata e rimane un’alta priorità nel Programma Quadro dell’Unione Europea.
“Vi sono ancora preoccupanti divergenze in Europa nella disponibilità delle terapie salvavita – spiega il prof. Cognetti -. Il tempo medio per la commercializzazione è molto breve in Germania e Regno Unito, nella media in Olanda e Svezia, ma possono esserci ritardi molto prolungati, anche superiori a un anno, in Italia, Spagna e Francia. L’accesso alle terapie invece dovrebbe essere più veloce quando il farmaco è considerato ‘altamente innovativo’, perché determina un elevato beneficio per i pazienti e, proprio per questo, dovrebbe essere reso disponibile prima della commercializzazione. Tuttavia, permangono notevoli differenze di tempo dall’approvazione dell’agenzia regolatoria europea alla decisione locale di HTA (Health Technology Assessment) nei vari Paesi, anche per i farmaci ad alto beneficio. Queste divergenze dovrebbero costituire una priorità da affrontare da parte dell’Unione. L’urgenza è correlata alla morte a breve termine causata da alcune forme di cancro. Molte vite sono tragicamente interrotte dalla burocrazia”.
“Per aiutare a ridurre le differenze di sopravvivenza e migliorare le cure oncologiche – conclude il prof. Cognetti -, tutti i Paesi europei dovrebbero perseguire la riduzione della frammentazione dei servizi di cura, promuovere centri multidisciplinari comprensivi di cure oncologiche, una migliore organizzazione e finanziamento del sistema sanitario, la promozione e il finanziamento della ricerca e l’alleanza dell’intera comunità contro il cancro. L’intensa collaborazione tra comunità scientifica, medica, tecnologica e farmaceutica è quindi indispensabile”.