Rapporto Istat su condizioni di vita, reddito e carico fiscale delle famiglie: rispetto al periodo pre-crisi la povertà è esplosa in Italia
Secondo gli ultimi dati Istat l’anno scorso oltre una persona su quattro in Italia è risultata a rischio di povertà o esclusione sociale, pur registrando un miglioramento rispetto all’anno precedente. La stima dei residenti a rischio realizzata dall’istituto di statistica cala infatti al 28,9%, dal 30% del 2016. In particolare dal rapporto risulta “pressoché stabile al 20,3% la percentuale di individui a rischio di povertà (era 20,6%) mentre si riducono sensibilmente i soggetti che vivono in famiglie gravemente deprivate (10,1% da 12,1%), come pure coloro che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (11,8%, da 12,8%)”.
Il commento del Codacons
I dati sulla povertà e sul disagio economico delle famiglie sono tutt’altro che rassicuranti e continuano ad essere lontanissimi dai valori registrati nel periodo pre-crisi. Lo afferma il Codacons, commentando i numeri forniti oggi dall’Istat.
“L’Istat ci dice che il 10,1% dei cittadini italiani nel 2017 si è trovato in condizione di “grave deprivazione materiale” spiega il presidente Carlo Rienzi.
“Numeri letteralmente esplosi rispetto al 2010 quando, in piena crisi economica, il numero di soggetti in situazione di grave deprivazione materiale, secondo lo stesso istituto di statistica, si fermava al 6,9%. Questo significa che il disagio economico dei nuclei familiari italiani è peggiorato di anno in anno, e che la strada per combattere la povertà in Italia e tornare ai valori pre-crisi è ancora lunghissima” conclude Rienzi.
Coldiretti: 2,7 milioni di affamati
La punta dell’iceberg della situazione di disagio in Italia sono i 2,7 milioni di persone che nel 2017 sono stati addirittura costretti a chiedere aiuto per il cibo da mangiare. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare i dati Istat sulle condizioni di vita, reddito e carico fiscale delle famiglie relative all’anno 2017.
Si tratta di persone che hanno beneficiato degli aiuti alimentari attraverso l’accesso alle mense dei poveri o molto più frequentemente con pacchi alimentari che rispondono maggiormente alle aspettative dei nuovi poveri (pensionati, disoccupati, famiglie con bambini) che per vergogna prediligono questa forma di aiuto piuttosto che il consumo di pasti gratuiti nelle strutture caritatevoli.
Infatti sono appena 114mila quelli che si sono serviti delle mense dei poveri a fronte di 2,55 milioni che invece hanno accettato l’aiuto dei pacchi di cibo sulla base dei dati sugli aiuti alimentari distribuiti con i fondi Fead attraverso dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea). Tra le categorie più deboli degli indigenti si contano 455mila bambini di età inferiore ai 15 anni, quasi 200mila anziani sopra i 65 anni e circa 100mila senza fissa dimora. Contro la povertà si attiva la solidarietà con molte organizzazioni attive nella distribuzione degli alimenti, dalla Caritas Italiana al Banco Alimentare, dalla Croce Rossa Italiana alla Comunità di Sant’Egidio.
E si contano ben 10.607 strutture periferiche (mense e centri di distribuzione) promosse da 197 enti caritativi impegnate nel coordinamento degli enti territoriali ufficialmente riconosciute dall’Agea che si occupa della distribuzione degli aiuti.
La Coldiretti insieme a Campagna Amica ha promosso nei mercati degli agricoltori a chilometri zero l’iniziativa “La Spesa sospesa” che offre la possibilità ai consumatori di fare una donazione libera grazie alla quale acquistare prodotti a favore dei più bisognosi, sul modello dell’usanza campana del “caffè sospeso”, quando al bar si lascia pagato un caffè per il cliente che verrà dopo.
UNC: non basta il reddito di cittadinanza
L’Istat stima che, nel 2017 il 28,9% dei residenti, ossia oltre una persona su quattro, è a rischio di povertà o esclusione sociale.
“Anche se la percentuale è in leggerissimo miglioramento rispetto al 2016, si tratta di un dato non degno di un Paese civile, comunque peggiore rispetto al 2015, quando era il 28,7%” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
“Insomma, non basta che il Governo con il reddito di cittadinanza si occupi delle persone povere, che sono l’8,4%, pari a 5 mln e 58 mila. C’è più di un italiano su quattro che andrebbe aiutato. Per questo serve anche una riforma fiscale che rimuova le cause della povertà” prosegue Dona.
“Per troppi anni si sono alzate le tasse che non rispettavano il criterio della capacità contributiva fissato dall’art. 53 della Costituzione: dall’Iva alle accise sui carburanti, dagli oneri di sistema della luce a quelli del gas. Dobbiamo smetterla, insomma, di chiedere soldi a chi li ha finiti!” conclude Dona.