Peste suina africana, Grillo: “Sbloccare export alla Sardegna”


Lotta alla peste suina africana, il ministro della Salute Giulia Grillo si recherà in Sardegna: “In pochi mesi risultati eccezionali, l’isola merita lo sblocco dell’export”

Da Bruxelles prime misure per contenere l'epidemia di peste suina africana in Belgio. Coldiretti: "Prioritario introdurre l’obbligo in etichetta dell’origine su tutti i salumi e prodotti trasformati"

“Nelle prossime settimane sarò in Sardegna per incontrare anche gli allevatori e i lavoratori del comparto suinicolo che, grazie alla strategia messa in campo dalle autorità veterinarie regionali e dal ministero della Salute, hanno raggiunto risultati eccezionali nella lotta alla peste suina africana che tanto ha danneggiato il settore, imponendo vincoli all’export che hanno gravemente pesato sull’economia sarda”. Ad annunciarlo è il ministro della Salute, Giulia Grillo.

“In pochi mesi di lavoro a stretto contatto tra istituzioni regionali, nazionali ed europee, con il contributo attivo degli allevatori, si è fatto ciò che non è stato fatto in 40 anni. È tempo finalmente di far ripartire l’economia della nostra amata Sardegna” ha proseguito.

“Il 16 gennaio presenteremo al comitato permanente Scopaff della Commissione Ue gli eccellenti risultati dei controlli effettuati in Sardegna nel 2018 negli allevamenti, negli impianti di lavorazione delle carni e negli esercizi di ristorazione per verificare il rispetto delle norme europee e nazionali per la prevenzione e il controllo della peste suina africana – ha aggiunto -. Ringrazio il commissario europeo per la sicurezza alimentare, Vytenis Andriukaitis, per aver promosso interventi decisivi per la lotta alla peste suina africana, in piena collaborazione con il ministero della Salute italiano”.

A Bruxelles lo scorso 19 dicembre si è tenuta la Conferenza Ministeriale sul al tema: “eradicazione della Peste Suina Africana in EU e gestione a lungo termine delle popolazioni di cinghiali”.

Nel corso della riunione sono state presentate le esperienze degli Stati Membri Belgio e Repubblica Ceca, colpiti dalla malattia, che hanno evidenziato le misure messe in atto per la gestione delle carcasse ed alcune caratteristiche ecologiche del virus nei casi di contagio dei cinghiali.

Al termine dell’incontro, tra le raccomandazioni indirizzate agli Stati membri, è emersa la necessità di incentivare gli sforzi per il miglioramento della cooperazione tra le componenti agricole, sanitarie e ambientali e di definire una strategia di gestione, efficace e a lungo termine, della popolazione dei cinghiali, compatibile anche con le norme ambientali. In particolare, è stata incoraggiata l’adozione di piani di intervento per una drastica riduzione della densità dei cinghiali, da estendersi non solo alle aree già infette, ma anche a quelle indenni come la stessa Italia continentale.

Che cos’è la peste suina africana

La peste suina africana (PSA) è una malattia virale altamente letale che colpisce suini e cinghiali, compresi quelli selvatici. Non è contagiosa in alcun modo per gli esseri umani, ma l’elevata capacità di diffusione del virus può avere gravi ripercussioni economiche su interi comparti produttivi.

Pur essendo presente in Sardegna dal 1978, dove la situazione è sotto controllo, la PSA non ha mai varcato i confini dell’Italia continentale. Dal 2014, invece, ha toccato diversi Paesi dell’Est della UE e numerosi Paesi africani, oltre a Russia, Ucraina, Moldova e Cina.

La malattia si diffonde per contatto diretto con altri animali infetti o, indirettamente, attraverso attrezzature e indumenti contaminati o, ancora, con la somministrazione ai maiali di scarti di cucina, pratica vietata dai regolamenti europei oramai dal 1980. Per questo motivo, i viaggiatori che transitano o rientrano ciclicamente in Italia, provenienti da aree in cui la malattia è presente, possono rappresentare veicoli inconsapevoli di trasmissione del virus agli animali attraverso pratiche igieniche o di smaltimento rifiuti alimentari non corrette.