Un 32enne è stato arrestato dalla Sezione antiterrorismo internazionale della Digos di Catania con l’accusa di apologia del delitto di terrorismo mediante strumenti telematici
Aveva iniziato a fare un’intensa propaganda di proselitismo, attraverso la messaggistica di Whatsapp in vari gruppi, nei quali si celava sempre sotto lo pseudonimo di “Ahmed” e si fingeva di nazionalità egiziana.
Ai partecipanti inviava video ed immagini ritraenti gesta delle milizie dell’Isis, scene cruente di uccisioni e decapitazioni e, ad alcuni, anche i cosiddetti Nasheed, ovvero i tipici canti che inneggiano all’Isis e alla Jihad.
Nelle chat l’uomo, in realtà un cittadino italiano, forniva una visione estremistica e radicalizzata della fede islamica, anche con lo scopo di far osservare rigorosamente alle donne i dettami della religione musulmana.
Per questo, un 32enne, è stato arrestato dalla Sezione antiterrorismo internazionale della Digos di Catania, coordinata dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione, con l’accusa di apologia del delitto di terrorismo mediante strumenti telematici.
L’indagine si riferisce a fatti che si sono verificati tra il 2016 ed il 2017 ed è stata condotta tramite pedinamenti, intercettazioni telefoniche, osservazioni e numerose testimonianze. Dagli accertamenti tecnici e dall’analisi forense digitale eseguiti dalla Polizia postale di Catania sulla memoria del telefono e sulla cronologia del browser è stato accertato che l’uomo diffondeva i suoi messaggi incitando alla Jihad; l’arrestato invitava ad uccidere gli infedeli e a conquistare l’Occidente, manifestando odio verso qualsiasi cosa rappresentasse l’Occidente stesso.
Inoltre sono stati trovati numerosi inni, immagini e video in favore dello Stato Islamico inviati a vari gruppi su WhatsApp.
Tutti i file cancellati dall’indagato sono stati recuperati dai poliziotti. Tra questi quello della prima ragazza italiana che ha aderito alla Jihad trasferendosi nel 2015 in Siria e che è stata condannata per terrorismo, nonché un video di fustigazione delle donne in osservanza alla Sharia.
Ulteriori accertamenti effettuati dagli agenti della Digos hanno accertato che la conversione religiosa islamica del 32enne era avvenuta all’interno del carcere di Caltagirone nel 2011 quando stava scontando una pena di cinque anni a seguito di una violenza sessuale.