Nella Repubblica democratica del Congo da agosto 740 persone colpite dal virus Ebola: 460 sono morte. È la seconda più diffusa epidemia nella storia dopo quella in Africa Occidentale tra il 2014 e il 2016
Da quando è stata dichiarata sei mesi fa, Il 1° agosto 2018, l’inizio dell’ultima epidemia di Ebola in Repubblica Democratica del Congo, più di 740 persone – il 30% delle quali bambini – sono state contagiate dalla malattia, oltre 460 sono morte, 258 sono sopravvissute. Insieme con il governo e i suoi partner, l’UNICEF sta ampliando la sua risposta per assistere le vittime, monitorare la diffusione della malattia e porre fine alla sua diffusione.
Questa è la 10° epidemia di Ebola in Repubblica Democratica del Congo e la peggiore per il paese. È anche la seconda più diffusa epidemia di Ebola nella storia dopo quella in Africa Occidentale tra il 2014 e il 2016. La risposta a quest’ultima epidemia continua a essere ostacolata da insicurezza, spostamenti frequenti della popolazione nelle aree colpite e resistenza di diverse comunità.
Per arrestare Ebola, ad oggi l’UNICEF con i suoi partner ha:
- raggiunto più di 10 milioni di persone nelle aree colpite con informazioni sulla prevenzione, in collaborazione con i leader delle comunità e i mass media;
- fornito acqua potabile a più di 1,3 milioni di persone, in luoghi pubblici, centri sanitari e scuole;
- formato 8.146 insegnanti sulla prevenzione dell’Ebola;
- raggiunto 157.133 bambini in 888 scuole con informazioni sulla prevenzione;
- fornito assistenza a 830 famiglie direttamente colpite dall’Ebola;
- identificato 686 orfani di Ebola e fornito loro cure adeguate.
“Anche se abbiamo potuto in gran parte controllare la malattia a Mangina, Beni e Komanda, il virus continua a diffondersi nell’area di Butembo, principalmente a causa dell’insicurezza e degli spostamenti della popolazione,” ha dichiarato Gianfranco Rotigliano, Rappresentante dell’UNICEF in Repubblica Democratica del Congo. “Stiamo ampliando la nostra risposta e impiegando ulteriori risorse di staff nelle aree sanitarie di Butembo e Katwa, dove è stato riscontrato il 65% dei nuovi casi di Ebola nelle ultime tre settimane.”
Dall’inizio dell’epidemia, l’UNICEF e i suoi partner hanno impiegato più di 650 persone di staff per lavorare con il governo, la società civile, le chiese e le organizzazioni non governative – per assistere le persone e le famiglie che sono state contagiate e diffondere maggiori informazioni sulle migliori pratiche igieniche e comportamentali per prevenire la diffusione dell’Ebola.
La risposta dell’UNICEF all’Ebola si concentra sul coinvolgimento delle comunità, fornendo acqua e servizi igienico-sanitari, rendendo le scuole sicure per l’Ebola e supportando i bambini e le famiglie colpite dal virus. L’UNICEF vuole controllare e prevenire la diffusione della malattia e porre fine all’epidemia, ridurre le morti legate all’Ebola tra le persone contagiate, fornire protezione, attenuare le sofferenze e dare assistenza ai bambini e alle famiglie colpite.
Le persone contagiate, le famiglie e i loro bambini, compresi gli orfani a causa dell’Ebola e quelli non accompagnati, continuano a ricevere supporto psicosociale per aiutarli ad affrontare le conseguenze della malattia. L’UNICEF sta anche fornendo un ambiente protetto ai bambini nelle scuole e assistenza nutrizionale, anche ai bambini e agli adulti presso i Centri per il Trattamento dell’Ebola.
“I nostri team a Mangina, Beni, Oicha, Komanda, Butembo e Lubero stanno lavorando instancabilmente con un approccio polivalente per porre fine all’epidemia di Ebola il più velocemente possibile e aiutare i bambini e le famiglie colpite” ha concluso Rotigliano.