Al teatro fiorentino di Rifredi da venerdì 8 febbraio a domenica 10 arriva lo spettacolo “Ceneri” della compagnia norvegese Plexus Polaire, dove attori in carne e ossa dialogano con marionette a grandezza d’uomo
Un teatro visivo di grande fascino, con attori in carne e ossa, marionette a grandezza d’uomo, piccoli burattini, oggetti in miniatura e proiezioni suggestive, che da subito ha conquistato un vasto successo internazionale. Va in scena da venerdì 8 febbraio a domenica 10 al teatro fiorentino di Rifredi grazie alla compagnia franco-norvegese Plexus Polaire, fondata nel 2008 dall’artista norvegese Yngvild Aspeli, che presenta per la prima volta assoluta in Italia “Ceneri”, ispirato al romanzo “Prima del fuoco“ (ed. Marsilio 2014) dello scrittore Gaute Heivoll.
Norvegia anni ‘70: piccoli villaggi e foreste sono devastati dal fuoco appiccato da un giovane piromane figlio di un pompiere. Ai giorni nostri uno scrittore che ha perso l’ispirazione, bambino all’epoca dei fatti, decide di scrivere un libro su quegli episodi. Da qui nasce l’incontro/scontro di due storie che si intrecciano e di due intimità torturate, una dal fuoco, l’altra dall’alcol. Due esseri tragicamente ordinari che scricchiolano sotto gli assalti dei loro demoni. L’alcol e il fuoco sono le due bestie che divorano il cuore dei due protagonisti, incapaci di resistere alle loro pulsioni; un male oscuro rappresentato in scena dalle inquietanti apparizioni di un enorme lupo dagli occhi di fuoco. Completamente immerso nelle atmosfere tipiche della letteratura nordica, l’universo di “Ceneri” tuttavia non sprofonda mai nel buio totale, perché è spesso solcato da improvvisi lampi di tenerezza e poesia. Uno spettacolo che non lascia indifferenti per la bellezza delle immagini e per la forza del racconto.Yngvild Aspeli, che si è formata alla Scuola Internazionale “Jacques Lecoq” e alla Scuola Nazionale delle Arti della Marionetta di Charleville-Mézières, sviluppa un universo visivo dove le piace mescolare dolcezza e crudeltà. Attraverso le immagini, i suoni e i gesti, l’immaginario e la materia, Yngvild Aspeli dà vita ai sentimenti più nascosti: “Le storie presentate non possono essere raccontate senza i pupazzi. Io spesso scelgo di lavorare con pupazzi che sono un sosia o una riproduzione di un essere umano visto che cerco di sviluppare la relazione tra il pupazzo e l’attore-burattinaio, sfruttando la confusione creata dal fatto che non sappiamo più quale dei due manipola l’altro. Il fatto che il burattino – che è un oggetto morto – a volte sembri più vivo dell’attore che si mette al servizio di questo altro corpo, coinvolge diverse problematiche: temi fisici, psicologici e sociali. In questo spazio che nasce fra questi due livelli di presenza, appare la giusta distanza. Il distacco, prodotto dal pupazzo, dà una libertà che ci consente di andare oltre, di affrontare elementi più violenti o più intimi, specifici della natura umana, senza attraversare il confine dello spiacevole o del provocatorio. Cosi, ponendo l’umanità al cuore della mia ricerca, propongo agli spettatori un approccio di “auto-osservazione”. Oltre che da Yngvild Aspeli, la compagnia Plexus Polaire è composta da sei artisti associati: l’attore-burattinaio Pierre Tual, l’attrice-burattinaia e costruttrice Polina Borisova, il musicista Guro Skumsnes Moe che compone i materiali sonori di tutte le creazioni. Il team creativo mescola diverse nazionalità e tutti gli spettacoli sono creati tra Francia e Norvegia. Il desiderio è quello di sviluppare scambi artistici e utilizzare il teatro di figura come veicolo della creazione, oltre i confini della lingua e della cultura.
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