A Udine convegno nazionale sul tumore del seno: +10% di casi nel 2018 ma tra le under 65 il tasso di sopravvivenza supera il 90% grazie ai programmi di screening, maggiori conoscenze biologiche sulla patologia e farmaci sempre più efficaci
Cresce il numero di nuovi casi l’anno di tumore del seno nel nostro Paese. Lo scorso anno la patologia ha colpito 52.800 persone mentre nel 2013 erano state “solo” 48.000. La neoplasia, che risulta in assoluto la più diffusa tra la popolazione femminile, ha fatto così registrare un incremento del 10% in cinque anni. Un aumento dell’incidenza a cui non ha fatto però seguito quello della mortalità che anzi risulta in calo: -4 % nello stesso periodo. Il dato attesta nuovamente il livello di assoluta eccellenza dell’oncologia italiana.
Sono questi alcuni dei numeri presentati in occasione del convegno nazionale Focus sul Carcinoma Mammario che si apre oggi a Udine. Per due giorni nella città friulana si ritrovano oltre 300 medici, provenienti da tutta la Penisola, per fare il punto sulle ultime novità emerse dalla ricerca medico-scientifica. E’ prevista anche la partecipazione del prof. Joseph Gligorov, esperto internazionale sulla neoplasia, che terrà una Lettura Magistrale. Obiettivo principale del meeting è creare un forum di discussione tra gli specialisti nelle varie discipline coinvolte nella diagnosi e cura della malattia.
“E’ una neoplasia che oggi riusciamo a gestire con successo nella grande maggioranza dei casi – afferma il prof. Fabio Puglisi, Direttore Struttura Operativa Complessa di Oncologia Medica IRCCS Centro di riferimento Oncologico di Aviano e Responsabile Scientifico del Convegno di Udine -. Il tasso di sopravvivenza a cinque anni si attesta all’87% mentre la media europea è dell’82%. Sempre nel nostro Paese la percentuale sale fino ad oltre il 90% quando sono coinvolte donne con meno di 65 anni. Si tratta di ottimi risultati, impensabili fino a pochi anni fa e che non siamo ancora riusciti ad ottenere in altre malattie oncologiche più insidiose e letali. I motivi di questo successo sono da ricercare nella possibilità di avere diagnosi precoci grazie ai programmi di screening e nelle sempre maggiori conoscenze sulla biologia del tumore. E infine non va dimenticato il ruolo fondamentale della ricerca clinica, anche quella svolta in Italia, che è riuscita a mettere a punto nuovi e più efficaci trattamenti”.
A Udine l’ultima sessione della prima giornata del convegno è dedicata alle nuove terapie mediche a disposizione degli specialisti. “Stiamo ottenendo buoni risultati nel superare i meccanismi di resistenza al trattamento anti-ormonale del carcinoma – aggiunge la prof.ssa Lucia Del Mastro, Coordinatrice della Breast Unit dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova e relatrice al convegno udinese -. Si stanno sviluppando soprattutto dei nuovi farmaci, come gli immunoconiugati, che sono in grado di riconoscere il loro bersaglio cellulare. Riescono a liberare gli agenti chemioterapici direttamente nella sede tumorale nella quale devono agire. Sono trattamenti di cui si parla ancora poco e rappresentano un campo rilevante nel quale si sta soffermando la ricerca. I primi risultati ottenuti sono estremamente interessanti e le cure sono ancora in via di sperimentazione. L’unica già disponibile in Italia è il TDM-1, un agente disponibile per il carcinoma HER2 positivo”.
“Sta emergendo infine la possibilità di trattamento anche con l’immunoterapia – prosegue il dott. Michelino De Laurentiis, Direttore del Dipartimento di Senologia e Toraco-Polmonare dell’Istituto Tumori di Napoli -. E’ una tipologia di cura già utilizzata con successo in malattie oncologiche molto aggressive come il melanoma o il tumore polmonare. Attraverso appositi farmaci il nostro stesso sistema immunitario viene incentivato a contrastare il tumore. Per quanto riguarda il tumore al seno, l’immunoterapia ha un po’ stentato, non raggiungendo gli straordinari risultati ottenuti nel melanoma e nei tumori polmonari. Tuttavia, alcuni mesi fa abbiamo visto i primi risultati positivi con un farmaco immunoterapico (l’Atezolizumab) che, aggiunto alla chemioterapia, ne potenzia l’efficacia in circa la metà dei tumori ‘triplo-negativi’ in fase avanzata. Stiamo già facendo tesoro di questi iniziali risultati positivi con studi di seconda generazione, che riguardano l’impiego di combinazioni di farmaci immunoterapici, vaccini e terapie cellulari. Per ora, comunque, l’immunoterapia rimane un trattamento sperimentale nel tumore mammario, disponibile solo nell’ambito di protocolli sperimentali presso centri italiani di eccellenza”.
Al convegno nazionale Focus sul Carcinoma Mammario di Udine ampio spazio è dedicato anche al fondamentale tema della diagnostica. “La prevenzione di questa neoplasia passa anche attraverso esami non invasivi – conclude la prof.ssa Chiara Zuiani, Past-President della sezione di Senologia della Società Italiana Radiologia Medica (SIRM) e relatrice al meeting di Udine -. Oltre alla mammografia, già prevista nei programmi di screening attivati nelle varie Regioni, alcune particolari categorie di donne dovrebbero ogni anno sottoporsi ad una risonanza magnetica mammaria con mezzo di contrasto. Per esempio le italiane portatrici di una mutazione dei geni BRCA 1 o BRCA 2 o che hanno un’importante storia familiare di carcinoma mammario. Questi controlli strumentali devono cominciare a 25 anni o comunque un decennio prima dell’età di insorgenza del tumore nel familiare più giovane. Così facendo, è possibile intervenire prima che sia troppo tardi e aumentare così ulteriormente le chances di sopravvivenza”.