Dall’1 al 31 marzo al Teatro Torlonia Elena Arvigo in scena con il Trittico Arvigo. In scena 4:48 Psychosis della drammaturga inglese Sarah Kane , Il dolore della scrittrice francese Marguerite Duras e Una ragazza lasciata a metà dell’irlandese Eimear Mcbride
Dal 1 al 31 marzo il Teatro di Roma dedica il palcoscenico del Teatro Torlonia allo scenario femminile con la TRILOGIA ARVIGO, tre spettacoli con protagonista Elena Arvigo, artista di estrema sensibilità che regala una interpretazione toccante, frastornata, viscerale, di tre donne importanti espresse nella loro anima inquieta e nella loro essere vulnerabili e fragili. Si inizia con, 4:48 Psychosis di Sarah Kane, di cui quest’ anno il 20 febbraio ricorre l’anniversario della sua prematura scomparsa, una partitura lirica, attraversato in versione integrale da Elena Arvigo, passando per Il dolore della scrittrice francese Marguerite Duras, con la sua arte vissuta tra la guerra e la tragica pagina storica del nazismo; per chiudere con la protagonista di Una ragazza lasciata a metà dell’irlandese Eimear Mcbride, con il suo delirio di pensieri legati alla famiglia e ai suoi intimi dolori; Tre ritratti intensi, appartenenti a periodi e tempi diversi e lontani tra loro, ma tutti densi di vita, di traumi e sofferenze, di cui l’attrice, sola in scena, si fa portavoce in prima persona, assoggettando il suo corpo e la sua voce, uscendo fuori da sé stessa e diventando altro.
Dal 1 al 3 marzo in scena 4.48 PSYCHOSIS, primo spettacolo della trilogia. Uno dei testi più controversi, assoluti e intimi del teatro contemporaneo mondiale, scritto dalla drammaturga inglese Sarah Kane Una sinfonia sull’amore e sull’assenza di amore, una drammaturgia toccante e molto complessa di cui l’attrice riesce a renderne la drammaticità e allo stesso tempo, in alcuni passaggi, l’ironia. La parola della Kane è flusso di coscienza attraverso una forma teatrale non convenzionale in cui si alternano 24 quadri senza indicazioni né temporali né psicologiche, a mettere in luce ciò che succede nella mente quando crollano le barriere che dividono la realtà dall’immaginazione: è la fragilità dell’amore, la tenacia e l’irrinunciabilità della speranza sentimentale, il desiderio e la ricerca dell’amore incondizionato, è la mancanza di amore e infine il rifiuto. 4:48 Psychosis non è dunque l’ultima lettera di un suicida, bensì una preghiera, una richiesta di ascolto e di amore. Un inno alla vita, nonostante la consapevolezza del suo essere effimera e sfuggevole, per riscoprire il senso vitale che abita ogni stato di dolore. La follia non è “degli altri”. Nessuno è escluso. Come dice Alda Merini: “La follia è la mancanza di qualcuno d’importante”. Questo spettacolo è stato il risultato di un un “pas de deux” tra regista ed attrice rivolto ad ogni elemento della messa in scena e viene rappresentato da circa 9 anni con quasi 200 repliche riscontrando sempre grande successo.
Dal 23 al 24 marzo in scena IL DOLORE, secondo spettacolo della trilogia. Il dolore è il diario biografico che Marguerite Duras scrisse a Parigi quando aspettava il ritorno di suo marito Ropert Alpage deportato a Dachau. Un diario (forse) autobiografico, pubblicato dopo 40 anni, che racconta gli ultimi giorni di guerra nell’Aprile del 1945, dove testimonianza storica e resoconto emotivo dell’attesa si fondono nella penna inconfondibile della Duras, in grado di descrivere con il suo stile particolare ed estremo coraggio la profondità dei suoi stati d’animo. Il dolore è un testo – confessione di straziante intimità in bilico tra la poesia e memoria, tra il bisogno privato e la testimonianza. È la storia della guerra delle donne che inermi attendono, attanagliate da un dolore individuale che diventa universale. Tutte si riconoscono in uno stesso destino di sofferenza, e il l’attesa diviene dolore. Con questo racconto Marguerite Duras fa dono di sè in maniera straordinaria e irripetibile. Scrive lei stessa: «Il dolore è tra le cose più importanti della mia vita». Uno spettacolo che permette di ascoltare da vicino la voce di una donna che ha segnato e rivelato la Storia.
Dal 30 al 31 marzo Elena Arvigo con grane intensita’ dà voce all’intenso romanzo d’esordio dell’irlandese Eimear Mcbride UNA RAGAZZA LASCIATA A METÀ, ultimo spettacolo della trilogia. Il percorso di crescita interrotto di una ragazza in relazione al rapporto con il fratello. Un turbine di pensieri, un flusso di coscienza potente, un’inconscia e ininterrotta insurrezione contro un’esistenza feroce che vede al centro di una galassia familiare, sospesa tra salvezza e perdizione, due fratelli.
Non soltanto la ragazza-narratrice di questo romanzo è una “cosa” lasciata a metà, ma lo è anche il suo linguaggio, in cui la punteggiatura rompe ogni regola e convenzione letteraria e costringe a un tuffo dentro la pericolosa sintassi dell’emozione. Una ferita aperta, un canto che chiede di lasciarsi trasportare al largo da onde sempre più alte che attirano i corpi verso abissi bui, e ci fa immergere in un oceano di dolore e rabbia per il mondo degli adulti, lasciando a riva la paura delle emozioni crude. Un viaggio nei pensieri, nei sentimenti e nella sensibilità caotica di una ragazza vulnerabile e “quasi” perduta.Sempre presente e innegabile è infatti dall’inizio alla fine, anche nei momenti più bui e dolorosi del testo, lo slancio vitale che rende questa confessione un ‘estrema e potente possibilità di salvezza.