A Matera il Cnr monitora la Cripta del peccato originale


Cripta del peccato originale di Matera sotto osservazione dell’Istituto per i beni archeologici e monumentali (Ibam) del Cnr e della società Digimat

Cripta del peccato originale di Matera sotto osservazione dell'Istituto per i beni archeologici e monumentali (Ibam) del Cnr e della società Digimat

La Cripta del peccato originale, nota come la Cappella Sistina del rupestre, è di grande interesse artistico per la qualità pregiata dei suoi affreschi, datati tra l’VIII e il IX secolo d. C., e per l’originalità iconografica, con particolare riferimento al ciclo pittorico raffigurante gli episodi della Genesi.

Scoperta nel 1963 a Matera e a lungo utilizzata come ovile, è divenuta oggetto di un monitoraggio effettuato in sinergia dall’Istituto per i beni archeologici e monumentali (Ibam) del Cnr e dalla società Digimat srl all’interno del progetto Smart Basilicata del Pon 2007-2013 al quale hanno collaborato anche il l’Istituto di metodologie per l’analisi ambientale (Imaa) del Cnr e la Fondazione Zetema, Centro per la valorizzazione e la gestione delle risorse storico-ambientali attivo dal 1998 sul territorio.

Gli affreschi, per lungo tempo oggetto di degrado biologico provocato da muschi, licheni e cianobatteri, sono stati recuperati nel 2009 grazie al progetto della Fondazione Zetema, con la consulenza dell’Istituto centrale di restauro, volto a comprendere i meccanismi causa-effetto di alcuni dei segni di degrado che continuano a manifestarsi sulle pareti e sulle volte ipogee in gran parte dipinte.

“Il restauro si avvale dal 2017 di un sistema di monitoraggio microclimatico indoor e di parametri ambientali outdoor (temperatura, umidità, CO2, etc.). Dal 2017 risulta attiva una strategia di multiscala tre piattaforme interconnesse tra loro, a cui presto si aggiungeranno per la prima volta dati acquisiti tramite satellite”, spiega Nicola Masini del Cnr-Ibam.

“L’analisi dei dati raccolti consente di migliorare le condizioni di visita e suggerire eventuali azioni di salvaguardia di opere d’arte così preziose e fragili”, aggiunge Maria Sileo, che ha coordinato l’attività di elaborazione.

I dati raccolti riguardano anche gli effetti microclimatici causati dalla presenza di visitatori nella Cripta del peccato originale. “Un sistema di alert consente di comprendere le dinamiche causa-effetto utili nella conservazione programmata dei monumenti”, continua il ricercatore. “In particolare, ha l’obiettivo di individuare comportamenti anomali relativi ai valori e alle variazioni temporali dei parametri ambientali misurati, messi in relazione con le possibili cause d’infiltrazione d’acqua, di condensa e con l’eventuale impatto delle visite turistiche”.

L’arte si apre così al mondo dei ‘data’, in chiave diagnostica e predittiva. “L’obiettivo finale del nostro lavoro è l’estensione della metodologia impiegata all’interno della Cripta in altri siti rupestri, quali i musei e spazi espositivi in contesti ipogei che costituirebbero un ulteriore interessante banco di prova”, conclude Masini.