Dalla Eco-X di Pomezia a Onano: il report ambientale di ARPA sugli incendi nel Lazio degli ultimi quattro anni
La Terra dei Fuochi è un’espressione che riconduce ad alcuni territori campani martoriati dalle ecomafie con sversamenti di rifiuti tossici e speciali. Tuttavia, in molti ritengono che la situazione di molte zone del Lazio sia assimilabile a quella della Campania, e vorrebbero un’estensione dell’espressione nonché soprattutto delle misure straordinarie adottate per porvi rimedio anche alla nostra regione.
Spesso, tuttavia, le fonti di inquinamento principali sono rappresentate da vasti incendi in siti industriali che sprigionano nell’atmosfera sostanze nocive e tossiche. Il monitoraggio ambientale a seguito di un incendio è un’attività che, ovviamente, a causa della tipologia di evento, non può essere programmata. Considerata la varietà di sostanze che possono essere bruciate e le specificità territoriali delle diverse matrici ambientali che possono essere interessate, non è possibile definire a priori un protocollo standard di monitoraggio. Il soggetto deputato ad intervenire in tutti questi casi è l’ARPA Lazio, che dovrà progettare la campagna di misura in base all’evento, ai materiali e alle sostanze interessate dall’incendio, al luogo e alle relative caratteristiche e sensibilità ambientali.
L’ARPA ha appena pubblicato un report con lo scopo di illustrare le attività di monitoraggio ambientale effettuate a seguito dei principali incendi che si sono verificati nella Regione Lazio nel periodo gennaio 2014 – giugno 2017 e che hanno visto l’intervento dell’Agenzia.
Nel report sono riportate informazioni riguardanti le emissioni e trasformazioni chimiche nell’ambiente, le attività analitiche da svolgere durante un incendio, le normative e i valori di riferimento da applicare, la descrizione di cosa è stato fatto per ogni singolo evento, uno studio cumulativo degli eventi, un confronto con i limiti di legge e un approccio all’interazione aria-terreno.
L’elenco degli eventi è drammatico, e riporta alla mente veri e propri disastri ambientali che hanno interessato il nostro territorio:
Anno 2014
- Impianto di Trattamento Meccanico Biologico “Ecologia Viterbo”- Viterbo
- Discarica “Lazio Ambiente S.p.A” in località Colle Fagiolara – Colleferro (Rm)
- Deposito della società “N.I.ECO.”- Roma
- Impianto di lavorazione compost stoccato “Kyklos” – Aprilia (Lt)
Anno 2015
- Terminal 3 dell’Aeroporto “Leonardo da Vinci” – Fiumicino (Rm)
- TMB Salaria della Società “AMA” – Roma
- Autodemolizioni “Fratelli Colagiacomo” – Segni (Fr)
- Centro Commerciale Eschilo, ad Axa – Roma
Anno 2016
- Capannone industriale “Tecnowood” in zona Collatina – Roma
- Ospedale S. Camillo – Roma
- Impianto di Trattamento Meccanico Biologico “Pontina Ambiente” – Albano Laziale (Rm)
- Impianto di lavorazione dell’acciaio dell’azienda “Ori Martin” – Ceprano (Fr)
- Impianto di trattamento e stoccaggio rifiuti “CITE”- Onano (Vt)
- Impianto recupero rifiuti plastici “Ternipolimeri” – Cittaducale (Ri)
Anno 2017
- Discarica abusiva (ex fungaia) di Centocelle- Roma
- Capannone industriale “Videocon” in disuso – Anagni(Fr)
- Rotoballe – Anagni (Fr)
- Impianto di trattamento e stoccaggio rifiuti “ECO-X”- Pomezia (Rm)
- Impianto di gassificazione Malagrotta – Roma
- Discarica abusiva di Tor Cervara – Roma
- Autodemolizioni “Petrini” – Roma
- Impianto di Trattamento Meccanico Biologico “Ecologia Viterbo” – Viterbo
- Impianto di trattamento rifiuti “C.S.A.”- Castelforte (Lt)
- Deposito cassonetti AMA all’altezza di Tor dè Cenci – Roma
- Impianto rifiuti “Tecnoservizi s.r.l.” – Monterotondo (Rm)
La raccolta e l’analisi dei risultati delle misure effettuate è finalizzata a fornire una base di dati (sono riportati anche incendi in cui ARPA Lazio non ha effettuato campionamenti, ma “solo” supporto ambientale) utile a supportare la valutazione ambientale delle attività di monitoraggio che dovessero essere svolte a seguito di incendi. Indubbiamente, inoltre, il report mostra anche quali sono stati i disastri peggiori: per quanto riguarda le diossine e i furani nel particolato atmosferico, in alcuni casi, quali ad esempio Pomezia, Onano e Segni, si sono rilevate concentrazioni che superano il valore guida dell’OMS, e nei primi due casi (Pomezia e Onano) superano il valore soglia di background urbano (area di colore giallo). I tre incendi hanno avuto in comune un’ampia area bruciata e notevoli quantità di materiale combusto.