Allarme UNICEF: mezzo milione di bambini Rohingya sono rifugiati apolidi nell’area di Cox’s Bazar nel Bangladesh sudorientale
Mezzo milione di bambini Rohingya sono rifugiati apolidi nell’area di Cox’s Bazar nel Bangladesh sudorientale, sempre più preoccupati per il loro futuro, e vulnerabili a frustrazioni e disperazione.
L’ampio sforzo umanitario del Governo del Bangladesh con il supporto internazionale ha salvato innumerevoli bambini. Non si prevedono altre soluzioni per questi bambini Rohingya che vivono nell’insediamento di rifugiati più ampio e affollato al mondo. La maggior parte è stata costretta a scappare dal Myanmar in Bangladesh ad agosto 2017.
In Myanmar, la maggior parte non ha identità legale o cittadinanza. In Bangladesh, i bambini non vengono registrati alla nascita, non hanno identità legale né tantomeno lo status di rifugiati. Se in Myanmar non si creeranno le condizioni utili per un loro ritorno a casa, i bambini Rohingya rimarranno una minoranza senza alcun tipo di status. In questo modo i bambini non possono apprendere attraverso percorsi scolastici formali e hanno disperatamente bisogno di competenze utili.
“Gli obblighi che abbiamo come società globale sono immensi: dare ai bambini e giovani, che il mondo ha definito apolidi, un’istruzione e le competenze di cui hanno bisogno per costruirsi delle vite dignitose per se stessi” ha dichiarato Henrietta Fore, Direttore generale UNICEF a seguito di una missione sul campo a Cox Bazar il 25 e il 26 febbraio insieme con l’Inviato Umanitario del Segretario Generale delle Nazioni Unite Ahmed Al Meraikhi.
I risultati di una ricerca completata a dicembre 2018 su 180.000 bambini Rohingya tra i 4 e i 14 anni ora iscritti presso “Spazi per l’Apprendimento” nell’area di Cox’s Bazar mostrano l’importanza del bisogno dell’istruzione. Oltre il 90% ha mostrato di avere competenze scolastiche attestate tra il livello prescolare e il 1° o il 2° anno scolastico. Solo il 4% era a un livello tra il 3° e il 5° anno e il 3% tra il 6° e l’8° anno. Alla fine del 2018 solo il 3% dei Rohingya tra i 15 e i 25 anni stavano ricevendo un’istruzione o corsi di formazione.
“Tutti insieme dobbiamo investire adesso in questa generazione di bambini Rohingya, così che possano vivere al meglio le loro vite oggi ed essere parte attiva del processo di ricostruzione del tessuto sociale del Myanmar quando potranno ritornare,” ha dichiarato Al Meraikhi. “Oggi, senza un’identità legale, sono alla mercé di trafficanti e spacciatori.”
L’UNICEF sta raggiungendo 155.000 bambini tra i 4 e i 14 anni con programmi per l’apprendimento che stanno progressivamente includendo una qualità di insegnamento e abilità maggiori e più strutturate. La priorità per il 2019 è di raggiungere gli adolescenti più grandi per insegnare loro le basi in ambito di alfabetizzazione, aritmetica e corsi di formazione. Ci sarà una più ampia focalizzazione per supportare le comunità ospitanti locali a Cox’s Bazar, uno dei distretti più poveri del Bangladesh.
“E’ un lavoro fondamentale, anche se sembra una goccia nel mare dei bisogni. Questa è una situazione insostenibile,” ha continuato Fore. “Una generazione di bambini e giovani Rohingya non può essere lasciata senza un’istruzione e competenze per costruirsi la loro vita. Se diventano autosufficienti, le loro comunità potranno diventare a loro volta autosufficienti e prospere. Con i giusti investimenti, i Rohingya possono diventare una risorsa preziosa per le loro comunità e il mondo.”
L’UNICEF in Bangladesh ha lanciato un appello di 152 milioni di dollari nel 2019 per fornire a 685.000 rifugiati Rohingya e residenti nelle comunità ospitanti aiuti fondamentali. A febbraio è stato finanziato solo 29% dell’appello.