Il mito di Don Giovanni riletto da Binasco per il teatro


Valerio Binasco dirige il Don Giovanni di Molière: impersonato da Gianluca Gobbi un protagonista ingombrante, opulento e carnale. Al Metastasio di Prato dal 7 al 10 marzo

Don Giovanni, regia di Valerio Binasco, foto Donato Aquaro
Don Giovanni, regia di Valerio Binasco, foto Donato Aquaro

Da giovedì 7 a domenica 10 marzo al Teatro Metastasio, in una versione originale e al contempo fedele al testo, Valerio Binasco porta in scena DON GIOVANNI di Molière, leggendario seduttore, mito della letteratura europea, simbolo non soltanto dei trionfi e delle ceneri dell’eros, ma anche della rivolta della libido contro le remore della teologia (feriali ore 20.45, sabato ore 19.30, domenica ore 16.30).

Si tratta di una commedia in cinque atti, dove centrale risulta il protagonista, verso il quale convergono tutte le scene e in cui forte è la tematica religiosa in relazione alla sua funzione morale e alla società.

Con la necessità di mettere il lavoro d’attore al centro dell’opera, Binasco restituisce verosimiglianza all’umanità del protagonista spogliandolo dalle sovraletture soffocanti di oltre trecentocinquant’anni di storia teatrale, evitando la figura leggendaria che la tradizione letteraria ha restituito nel tempo e cercando invece l’uomo prima che l’archetipo, l’essenza vitale barocca nella sua purezza prima che il simulacro universale.

Ecco allora, impersonato da Gianluca Gobbi, un ingombrante Don Giovanni, opulento, tracotante e verboso, petulante, istintivo e carnale, licenzioso, empio e immorale che coltiva il suo libertinaggio come atto profondo di ricerca di libertà e che, anche quando sfocia nella blasfemia o nell’ateismo, non contraddice mai la figura dell’eroe-criminale solitario, che orgogliosamente osa portare la sua sfida anche contro Dio.

Sempre accanto a lui come contraltare, a difendere i principi della fede e della religione, c’è Sergio Romano nei panni del bizzarro e ridicolo servitore Sganarello, lacerato lacché e padre confessore al tempo stesso, che tuttavia svilisce gli argomenti che tocca, inducendo a una caricaturale confusione tra credo e superstizione. E, a corredo, una costellazione di cammei, comparse e siparietti di personaggi con ruoli secondari eppure ugualmente epifanici.

Sulla scena, tutti, dall’inizio alla fine, contribuiscono a esaltare l’aura eroica del libertino e neanche la figura del Convitato di pietra, né il finale morale imposto dalla tradizione ne intaccano l’immagine.

«Mi allontano dallo schema che ha dato i suoi frutti nei tempi andati – afferma Binasco -. Parto dal protagonista e decido che non ho nessun interesse né per il Cavaliere Spagnoleggiante della prima tradizione […], né per la figura emaciata […] tardoromantica che fu cara agli intellettuali del secolo scorso […]. Cosa cerco? Cerco proprio lui, il protagonista […] come posso immaginare che sia stato prima che nascesse la sua leggenda […]. Credo che il senso nascosto del testo – prosegue Binasco – sia la fuga da Dio, cioè un percorso opposto a quello degli eroi, che è la ricerca di Dio. […]Don Giovanni, tutto preso com’è nella sua fuga, è convinto che il contrario di Dio sia il Male. Quindi si mette a fare il malvagio. Lo fa per rifiuto di Dio, come un adolescente si ribella al padre. Fa quello che vive solo per divertirsi (e magari si diverte davvero), e che se ne frega di tutto e di tutti, ma sono sicuro che porta con sé il tormento di quello che ha rifiutato. Insomma si direbbe quasi che non sia un vero ateo, piuttosto, è arrabbiato con Dio».

Attorno allo spettacolo, per la replica di domenica 10 marzo è possibile usufruire del SERVIZIO BABYSITTING per bambini di età compresa tra i 4 e i 10 anni, offerto gratuitamente alle famiglie con biglietto o abbonamento per lo spettacolo. La prenotazione anticipata è obbligatoria entro martedì 5 marzo: cometa@metastasio.it o 0574/27683 (dal lunedì al venerdì in orario 9.30/13.00).