Dal 19 marzo il melodramma buffo di Rossini torna al Maggio Fiorentino, con la regia di Damiano Michieletto, una messa in scena minimalista, originale, piena di trovate e di brio con costumi coloratissimi
Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini con la regia “giovanile” di Damiano Michieletto oramai è entrato nel repertorio stabile del Maggio. Torna sul palcoscenico del teatro a partire dal 19 marzo 2019 (altre recite 21, 23, 26, 28 marzo ore 20) con una messa in scena minimalista, originale, piena di trovate e di brio con costumi coloratissimi – caricature da commedia dell’arte – dedicati ai caratteri dei personaggi, che sembrano parlare direttamente ai giovani ma che coinvolgono il pubblico di tutte le età che si lascia immediatamente contagiare dall’allegria e dal buonumore e che per il celebre titolo rossiniano affolla sempre il Teatro del Maggio applaudendo con convinzione e calore a ogni recita.
Lo spettacolo mantiene la freschezza originale della sua prima messa in scena del 2003 quando Michieletto, allora ai primi passi della sua brillantissima carriera internazionale, lo propose per la Scuola di Formazione del Maggio Fiorentino. Sul podio per dirigere l’Orchestra del Maggio, ci sarà il maestro Michele Gamba.
Dice Damiano Michieletto: «Questa regia è un gioco di fantasia e di evocazione. Gli spazi della storia sono sempre evocati, mai rappresentati. La possibilità di evocare la presenza di qualcosa sul palcoscenico è uno degli aspetti affascinanti del teatro, perciò ho cercato di usare degli oggetti normali e semplici e di farli diventare l’ingrediente unico della scenografia. Il risultato è che mi sono trovato con un palcoscenico in cui una ventina di sedie rosse, una scala blu, degli ombrelli e alcuni enormi palloni erano tutto quello che bastava. I personaggi sono come esplosi nelle loro caratteristiche fisiche e caricaturali. Ecco quindi dei costumi fantastici, di pura immaginazione, con marcati riferimenti a tratti animaleschi, quasi da Commedia dell’Arte. L’ouverture inizia con un viaggio, in treno. Un viaggio che sembra partire in modo normale, senza nessun imprevisto, ma ad un certo punto il ritmo del treno comincia a crescere, cresce, cresce, prende il volo e tutti i tranquilli passeggeri vengono catapultati involontariamente nell’opera diventando i protagonisti di questa surreale dimensione. Il leit motiv del viaggio costituisce la cornice narrativa entro la quale respira il libretto dell’opera, animato da invenzioni sceniche che sfiorano una dimensione circense e dove tutto quello che avviene è sostenuto da una visione coreografica delle relazioni».