Domani, nella seconda plenaria di marzo, gli eurodeputati votano le norme sul copyright: l’obiettivo è assicurare che i contenuti online e offline siano regolati da norme simili
Nel pomeriggio di martedì 26 marzo gli eurodeputati votano l’aggiornamento della normativa sul copyright il cui scopo è quello di assicurare che i contenuti online e offline siano regolati da norme simili.
“Abbiamo raggiunto un ottimo accordo. Certo, la posizione reale del Parlamento europeo era più forte riguardo alla responsabilità delle piattaforme e c’è anche l’attiguo diritto degli eventi sportivi. Su questo c’è ancora da lavorare in futuro. Per ora però sono felice che abbiamo raggiunto un buono ed equilibrato compromesso con il Consiglio”, ha dichiarato l’eurodeputato tedesco responsabile delle norme, Axel Voss (del Partito popolare europeo).
L’accordo tra il Parlamento e il Consiglio sulla versione finale delle norme è stato raggiunto all’inizio di febbraio 2019.
La Commissione giuridica ha approvato la riforma il 26 febbraio. Voss ha annunciato il futuro della procedura: “Speriamo di votare in plenaria a marzo. Dopodiché dobbiamo terminare la procedura a livello europeo. Gli stati membri dovranno poi implementare la direttiva entro due anni”.
Direttiva copyright: domande e risposte
In che cosa consiste la direttiva sul diritto d’autore?
La proposta di “direttiva sul diritto d’autore nel mercato unico digitale” mira a garantire che i creativi (ad esempio musicisti e attori), gli editori e i giornalisti traggano dal mondo online e da Internet gli stessi benefici che traggono dal mondo offline. Attualmente, a causa di norme datate in materia di diritto d’autore, sono le piattaforme online e gli aggregatori di notizie a ricavare tutti i vantaggi, mentre gli artisti, gli editori e i giornalisti assistono alla libera circolazione del loro lavoro e, nei migliori dei casi, ricevono una remunerazione esigua. Ciò rende molto difficile per gli artisti e i professionisti dei media guadagnarsi da vivere in maniera decorosa.
È importante sottolineare che il progetto di direttiva non crea nuovi diritti per i creativi e i giornalisti, ma garantisce unicamente una migliore applicazione dei diritti di cui già godono. Il progetto di direttiva non crea neppure nuovi obblighi per le piattaforme online o gli aggregatori di notizie; il testo assicura semplicemente una migliore applicazione degli obblighi esistenti. Ciò che è attualmente consentito e legale condividere continuerà a esserlo.
In breve:
- il progetto di direttiva intende obbligare le grandi piattaforme di Internet e gli aggregatori di notizie (come YouTube o GoogleNews) a corrispondere ai creatori di contenuti (artisti/musicisti/attori nonché le case editrici e i loro giornalisti) ciò che effettivamente spetta loro;
- non sono creati nuovi diritti o nuovi obblighi. Ciò che è attualmente consentito e legale condividere continuerà a esserlo.
Quali effetti avrà la direttiva sugli utenti?
Il progetto di direttiva non concerne gli utenti. Al contrario, il progetto di direttiva avrà un impatto sulle grandi piattaforme online e gli aggregatori di notizie come YouTube, Google News o Facebook, imponendo a questi ultimi di remunerare correttamente gli artisti e i giornalisti che creano le opere da loro utilizzate per realizzare guadagni.
Le grandi piattaforme online e gli aggregatori di notizie saranno più motivati rispetto ad ora a concludere accordi (licenze) di remunerazione equi con gli artisti e gli organi dei media che si siano precedentemente identificati come titolari di un’opera. Le piattaforme saranno ulteriormente incentivate a concludere tali accordi, dal momento che, in assenza di un accordo, diverrebbero direttamente responsabili qualora si trovino ad ospitare opere i cui diritti di licenza non siano stati pagati. La legislazione vigente offre più margine di manovra alle piattaforme per sottrarsi a questa responsabilità.
Si prevede che il progetto di direttiva incoraggerà le piattaforme online a introdurre finalmente una politica di equa remunerazione nei confronti di tutti coloro che producono i contenuti utilizzati dalle piattaforme per generare guadagni.
La direttiva sul copyright avrà un impatto sulla libertà su Internet o comporterà una censura di Internet?
La libertà su Internet, così come nel mondo reale, continuerà a esistere fintantoché l’esercizio di tale libertà non limiti i diritti altrui o assuma carattere illegale. Ciò significa che gli utenti potranno continuare a caricare contenuti sulle piattaforme online e che queste ultime potranno continuare a ospitare i contenuti caricati, a condizione che le piattaforme rispettino il diritto dei creatori a una remunerazione equa. Attualmente le piattaforme online remunerano i creatori su base volontaria e solo in misura assai limitata, dal momento che non sono in alcun modo responsabili dei contenuti che ospitano e, pertanto, sono poco incentivati, o non lo sono affatto, a concludere accordi con i titolari dei diritti di tali contenuti.
La direttiva non sarà fonte di censura. Accrescendo la responsabilità giuridica, la direttiva eserciterà maggiori pressioni sulle piattaforme di Internet affinché concludano accordi di equa remunerazione con i creatori delle opere che consentono loro di guadagnare denaro. Non si tratta di censura.
La direttiva crea filtri automatici sulle piattaforme online?
No. La direttiva sul copyright fissa un obiettivo da raggiungere – le piattaforme online non devono trarre guadagno dal materiale creato da persone che non abbiano ricevuto un compenso. Le piattaforme sono dunque legalmente responsabili nel caso in cui i rispettivi siti web ospitino un contenuto senza che il creatore dello stesso sia stato adeguatamente remunerato. Ciò significa che il creatore di un’opera utilizzata in maniera illegale può intentare una causa nei confronti della piattaforma in questione.
Tuttavia, la direttiva non include un elenco specifico degli strumenti, delle risorse umane o dell’infrastruttura che potrebbero essere necessari per evitare che sui siti web figuri materiale per il quale non vi è stata alcuna remunerazione. Non è dunque previsto alcun filtro sui contenuti caricati.
Ciononostante, qualora non fossero trovate soluzioni innovative, le grandi piattaforme potrebbero decidere di optare per l’applicazione di filtri. Tali filtri vengono già impiegati dalle grandi società. Le critiche secondo le quali i suddetti filtri oscurerebbero talvolta contenuti legittimi possono in alcuni casi rivelarsi fondate. Tali critiche dovrebbero tuttavia essere rivolte alle piattaforme che progettano e applicano i filtri, non al legislatore, che mira a introdurre l’obiettivo in base al quale una società è tenuta a pagare per il materiale che utilizza per realizzare profitti. Un obiettivo che, nel mondo reale, non viene contestato e trova applicazione.
Infine, l’accordo sulla direttiva include altresì disposizioni volte a garantire che l’errata rimozione di un contenuto caricato possa essere contestata dall’utente attraverso sistemi che consentano di presentare ricorsi e di darvi seguito in tempi brevi.
La direttiva avrà ripercussioni negative sui meme o le GIF?
Niente affatto. Il testo concordato della direttiva sul copyright include norme specifiche che impongono agli Stati membri di tutelare la libertà di caricare e condividere opere a fini di citazione, critica, rassegna, caricatura, parodia o pastiche. Ciò garantirà dunque che i meme e le GIF continueranno a essere disponibili. Le disposizioni della direttiva assicurano in realtà che i meme e le GIF saranno ancora più sicuri rispetto al passato, dal momento che la protezione di tali opere era affidata alle diverse legislazioni nazionali, con conseguenti differenze tra gli Stati membri.
Sarà ancora possibile visualizzare un estratto quando si legge o si condivide un articolo sugli aggregatori di notizie?
Sì. L’accordo riconosce agli editori il diritto di chiedere che siano conclusi accordi di licenza con gli aggregatori di notizie per l’utilizzo dei loro articoli. Gli aggregatori di notizie potranno tuttavia continuare a rendere visibile l’estratto di un’opera senza dover chiedere l’autorizzazione dell’editore. Ciò sarà possibile a condizione che l’estratto sia “molto breve” o sia formato da “singole parole” e che l’aggregatore di notizie non ricorra in misura abusiva a questa possibilità.
La direttiva sul copyright segnerà la fine delle start-up…
No. L’accordo offre una tutela specifica alle piattaforme start-up. Le piattaforme esistenti da meno di 3 anni e che presentano un fatturato annuale inferiore a 10 milioni di euro e un traffico mensile medio di visitatori unici inferiore a 5 milioni saranno soggette a obblighi più leggeri rispetto a quanto previsto per le grandi piattaforme consolidate.
È stato detto che l’articolo 13 potrebbe portare alla rimozione di un’opera se il titolare dei relativi diritti è sconosciuto. È stato citato l’esempio della hit “Despacito”…
L’obiettivo del progetto di articolo 13 è quello di rafforzare la posizione degli artisti quando si trovano a invocare il loro diritto a un’equa compensazione in caso di utilizzo e distribuzione online del loro lavoro da parte di terzi. Solitamente gli artisti informano le piattaforme come YouTube che una determinata opera è loro. È pertanto improbabile che le opere il cui titolare dei diritti è sconosciuto facciano sorgere la responsabilità di una piattaforma qualora siano caricate su di essa.
Secondo alcuni la direttiva inciderà in modo fortemente negativo sui mezzi di sussistenza di centinaia di migliaia di persone…
È più probabile che avvenga il contrario. La direttiva sul copyright intende contribuire a fornire a molte persone il sostentamento che meritano per il loro lavoro e i mezzi di sussistenza di cui hanno bisogno per continuare a creare. Il progetto di direttiva mira a garantire che gli artisti e i giornalisti ricevano più denaro rispetto agli azionisti di Google, un trasferimento di risorse che risulta sempre favorevole all’occupazione.
Quali sono i motivi delle numerose recriminazioni nei confronti della direttiva sul copyright?
La direttiva sul copyright è stata oggetto di un’intensa campagna. Alcune statistiche interne al Parlamento mostrano infatti che raramente i deputati al Parlamento europeo sono stati soggetti ad attività di lobbying (telefonate, email, ecc.) così intense.
In genere una campagna di tale portata sfocia in dichiarazioni sbalorditive che creano un effetto valanga; ad esempio, è stato affermato che il progetto di direttiva rischia di “rompere Internet” o di “uccidere Internet”. Dal momento che il progetto di direttiva non crea nuovi diritti per i creativi né impone nuovi obblighi alle piattaforme di Internet o agli aggregatori di notizie, tali affermazioni appaiono esagerate.
In passato vi sono stati numerosi casi di campagne di lobbying durante le quali venivano previsti effetti catastrofici mai verificatisi.
Ad esempio, le società di telecomunicazione sostenevano che le bollette telefoniche sarebbero esplose a seguito dei massimali applicati alle tariffe di roaming; le lobby del tabacco e della ristorazione affermavano che le persone avrebbero smesso di frequentare bar e ristoranti a causa del divieto di fumare in tali locali; le banche ritenevano che avrebbero dovuto interrompere le attività di prestito a cittadini e imprese in ragione dell’introduzione di norme più rigorose sulle loro modalità operative e la lobby dei duty-free ha persino dichiarato che la fine dello shopping duty-free nel mercato unico avrebbe comportato la chiusura degli aeroporti. Non è accaduto nulla di tutto questo.
La direttiva mira principalmente a tutelare i piccoli creatori di contenuti?
Nonostante la direttiva miri ad aiutare tutti i creatori ad avere una posizione negoziale più forte per quanto concerne le modalità di utilizzo delle loro opere da parte delle piattaforme online, i principali beneficiari sono gli attori più piccoli. Gli attori più grandi spesso ricorrono a studi legali che tutelano i loro diritti, mentre al momento gli attori di piccole dimensioni hanno pochi strumenti per rivendicare i propri diritti.