Assoconfidi esprime forte preoccupazione sulle modalità di accesso al Fondo Centrale di Garanzia previste nella bozza di Decreto Crescita domani in Consiglio dei ministri: “Preservare l’autonomia delle Regioni”
In merito alla bozza del nuovo decreto legge sulla crescita economica, in cui il Governo ha inserito norme che modificano in modo rilevante le modalità di accesso al Fondo Centrale di Garanzia, Assoconfidi ritiene necessario intervenire per fornire una chiave di lettura corretta della reale situazione.
“Il sistema dei Confidi esprime profonda preoccupazione e sconcerto per questa norma, che andrà in CdM nei prossimi giorni, in quanto mette in discussione l’autonomia delle Regioni e limita strumenti di sostegno al credito fondamentali per le PMI. L’azione dei Confidi – sottolinea Gianmarco Dotta, Presidente di Assoconfidi – è volta a favorire l’accesso al credito delle piccole e medie imprese, attraverso la prestazione di garanzie collettive, consentendo alle PMI di superare le difficoltà che incontrano sul mercato del credito di ordine quantitativo (razionamento del credito) e qualitativo (indebitamento squilibrato verso il breve termine). Non solo: i Confidi contribuiscono a sviluppare la cultura finanziaria delle PMI attraverso i servizi di assistenza e consulenza, utili a migliorare la relazione con il sistema bancario.
In particolare, l’introduzione della lettera “r” della riforma Bassanini (art. 18, D. Lgs. n. 112/98) rappresenta uno strumento congiunturale di tutela del sistema verso i fallimenti del mercato del credito, ossia la restrizione sui finanziamenti subita dalle imprese minori indipendentemente dalla loro rischiosità, e la disintermediazione operata dal sistema bancario attraverso la garanzia diretta rilasciata in questi ultimi anni dal Fondo Centrale di Garanzia”.
Allo stato attuale la lettera “r” della Bassanini è applicata senza limiti nella Regione Toscana, ma negli ultimi anni è stata introdotta in modo parziale, ossia limitata fino a determinati importi, anche in altre Regioni (Abruzzo, Marche, Friuli Venezia Giulia) e altre ancora stanno valutando la sua applicazione (Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Umbria, Sicilia).
In un contesto in cui le autonomie territoriali sono un caposaldo dell’azione politica, l’abolizione di tale modalità di intervento rappresenta una forte limitazione all’autonomia stessa delle Regioni nel definire gli indirizzi di politica economica per i loro territori e di prevedere misure di intervento ritagliate specificamente sulle caratteristiche e sulle esigenze del sistema produttivo a cui queste si rivolgono.
Considerato anche che la riforma del Fondo Centrale di Garanzia è appena entrata in vigore, l’abolizione della lettera “r” appare oggi prematura e penalizzante per le imprese minori che ancora faticano a rientrare nel circuito del credito. Il suo superamento potrebbe essere valutato soltanto a due condizioni: innanzitutto dopo un congruo periodo di tempo utile a valutare compiutamente gli effetti delle nuove forme di intervento del Fondo Centrale di Garanzia, in particolare le operazioni a rischio tripartito, e prevedendo altresì meccanismi che consentissero all’autonomia degli enti locali di utilizzare nella politica regionale strumenti di sostegno complementari a quello nazionale (quali ad esempio Sezioni speciali dedicate alla riassicurazione) a favore delle imprese del proprio territorio.
“Mi preme sottolineare – continua il Presidente Dotta – che all’interno dello stesso Protocollo ABI e Assoconfidi hanno condiviso la necessità di favorire e semplificare l’accesso delle PMI alla controgaranzia del Fondo sui finanziamenti di minore importo richiesti dalle imprese retail promuovendo tra l’altro una tempestiva operatività delle c.d. “operazioni finanziarie a rischio tripartito”. L’altro obiettivo strategico di cui Assoconfidi si fa portavoce è quello di favorire la realizzazione di una filiera virtuosa ed efficiente del sistema delle garanzie attraverso una valorizzazione dell’attività dei Confidi, l’integrazione delle risorse pubbliche e private e la sinergia tra le azioni di politica economica di tutte le Istituzioni. Il rafforzamento delle Sezioni Speciali in controgaranzia va a nostro parere in questa direzione e come tale va promosso. Da una maggiore presenza dei Confidi e delle Regioni sull’operatività del Fondo Centrale di Garanzia beneficerebbero tutti gli attori in gioco e prima di tutto le PMI”.
Dai dati in nostro possesso non risulta tra l’altro confermato che nelle Regioni che abbiano fatto ricorso alla lettera “r” si sia osservato un netto calo dell’operatività del Fondo. Occorre quindi prevedere un necessario periodo di monitoraggio di almeno un biennio per consentire agli organismi di garanzia nella filiera di riorganizzarsi evitando in tal modo un blocco nell’accesso al credito delle imprese di minori dimensioni fino ad oggi assistite.
“Mi rivolgo al Governo perché questo provvedimento venga ritirato in quanto dannoso per la ripresa dei flussi di credito alle PMI, lesivo dell’autonomia delle Regioni di intervenire efficacemente per lo sviluppo economico dei territori, e quindi in definitiva deleterio per l’uscita del Paese dalla crisi” – conclude il Presidente Dotta.