Alessandro Benvenuti sul palco del teatro fiorentino di Rifredi con due appuntamenti: il monologo ormai di culto “Benvenuti in casa Gori” dove si moltiplica per dieci dando fiato e corpo a tutte le voci della famiglia fiorentina a tavola sera di Natale del 1986 (dal 9 all’11 aprile), mentre dal 12 al 14 aprile è impegnato nel thriller comico “Chi è di scena” con Paolo Cioni e Maria Vittoria Argenti
Un successo senza fine quello di “Benvenuti in casa Gori”, spettacolo nato in modo casuale, come uno scherzo tra l’affiatata coppia Chiti/Benvenuti: dieci personaggi in scena sono tanti e Benvenuti, facendo di necessità virtù, si accollò tutte le voci, in fondo doveva essere solo per due serate… che poi sono diventate oltre trent’anni. Come un rito sacro che si ripete, ascoltiamo ancora le voci che si levano dal desco della famiglia Gori nel Natale del 1986, in quel di Pontassieve: Gino Gori il capofamiglia, il novantenne Annibale Papini, sua figlia maggiore Adele moglie di Gino e il loro figlio Danilo, Cinzia, la di lui fidanzata, Bruna secondogenita di Annibale, Libero, suo marito, Sandra, la loro figlia; Luciano, marito di quest’ultima e la piccola Samantha (il th è importante) di due anni, frutto del matrimonio di Sandra e Luciano. In attesa dell’Urbi et Orbi di Carol Wojtyla i dieci, in mancanza di un’alternativa ragionata, non poterono fare a meno di ingannare il tempo tirando fuori il catalogo dei loro problemi esistenziali e relazionali, e che non fossero rose e fiori apparve subito chiaro a tutti.
In “Chi è di scena” Benvenuti interpreta uno stravagante e chiacchierato uomo di teatro, da cinque anni scomparso improvvisamente dalle scene e apparentemente senza un plausibile motivo, che viene rintracciato per un caso fortuito da un giovane fan. A lui, l’uomo decide di rilasciare un’intervista per spiegare le ragioni della sua scelta e svelare così il mistero che si è creato intorno a questa. Lo invita perciò a casa sua. Testimone silente di questo loro incontro è una giovane donna che, di spalle a loro due, giace seminuda su una chaiselongue e sembra dormire un sonno profondo. E… come spesso accade nei lavori di Alessandro Benvenuti, quel che appare si scopre tutt’altro che vero, e quel che è vero si rivela in un intreccio giocoso e imprevedibile. Una specie di doppio salto mortale drammaturgico accompagna lo spettatore ad un finale assolutamente inaspettato che gioca con leggerezza con le vicende pubbliche e private dei tre protagonisti e sull’intreccio tutt’altro che evidente dei loro rapporti. Il tutto condito con un linguaggio forte, pastoso, venato di ironia, con punte di sarcastica corrosività: la comicità istintiva e feroce che caratterizza i testi di Benvenuti.