In base alle misure contenute nel Def il conto della Flat Tax per la collettività potrebbe raggiungere la cifra di 577 euro a famiglia: lo afferma il Codacons
Il conto della Flat Tax per la collettività potrebbe raggiungere la cifra di 577 euro a famiglia, se fossero confermate le ultime stime secondo cui, per finanziare la misura, servirebbero dai 12 ai 15 miliardi di euro.
“Se le indiscrezioni sulle misure contenute nel DEF fossero confermate, con due aliquote per la Flat Tax al 15 e al 20%, si tratterebbe di minori entrate per lo Stato comprese tra i 12 e i 15 miliardi di euro, ed un impatto diretto per la collettività tra i 463 e i 577 euro a famiglia – spiega il presidente Carlo Rienzi –. Il ricorso al taglio delle agevolazioni fiscali per reperire le risorse necessarie a finanziare la misura appare una scelta sbagliata e ingiusta, che provocherà danni economici sia ai soggetti che finora hanno beneficiato degli aiuti, sia all’intera collettività qualora, come anticipato da alcuni quotidiani, il taglio delle agevolazioni dovesse colpire il settore energetico, con ripercussioni dirette sulle bollette degli italiani e sui prezzi al dettaglio, destinati a rincarare”.
“In sostanza attraverso la Flat Tax il Governo con una mano dà e con l’altra toglie, perché i benefici derivanti da una minore tassazione potrebbero essere del tutto vanificati dalle misure adottate per finanziare il nuovo regime fiscale” conclude Rienzi.
UNC: no allo scambio aliquote-deduzioni
Non solo flat tax però in queste ore calde sul fronte fiscale. Secondo una bozza del Piano nazionale delle riforme allegato al Def, si prevede l’estensione del regime d’imposta sulle persone fisiche a due aliquote del 15 e 20 per cento, a partire dai redditi più bassi, al contempo riformando le deduzioni e detrazioni.
“E’ inutile abbassare le aliquote con una mano e con l’altra ridurre deduzioni e detrazioni. Nella migliore delle ipotesi è il solito gioco delle 3 carte. Nella peggiore, se non consento di scaricare, o di farlo solo in parte, spese sanitarie, interessi per mutui o rette universitarie, faccio venir meno la funzione di redistribuzione del Fisco, rendendolo meno equo, considerato che queste detrazioni servono a sostenere le famiglie per uscite importanti” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
“Infine, le due aliquote sono troppo ravvicinate ed è evidente che il vantaggio per i ceti più abbienti sarebbe di gran lunga superiore a quello delle famiglie in difficoltà, che invece andrebbero aiutate maggiormente” conclude Dona.