Tutti i lavoratori devono poter godere di condizioni e obblighi di lavoro chiari e prevedibili: questa è la strada scelta dal Parlamento europeo spiegata dall’eurodeputato spagnolo Enrique Calvet Chambon
Il Parlamento europeo ha approvato le nuove norme che introducono nuovi diritti minimi per le condizioni di lavoro, fra cui: la lunghezza del periodo di prova, le ore di lavoro e contratti restrittivi. Con le norme si richiede che tutti i nuovi impiegati, inclusi quelli con contratti atipici e impiegati in lavori non-tradizionali, abbiano la possibilità di richiedere informazioni inclusive e complete in merito a tutte le loro responsabilità e condizioni di lavoro.
Le nuove norme diventeranno effettive dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri europei. In seguito all’approvazione, gli stati membri avranno tre anni di tempo per integrare le norme nella propria legislazione.
Ne ha parlato in un’intervista riportata dal sito ufficiale del Parlamento europeo l’autore della relazione, l’eurodeputato spagnolo Enrique Calvet Chambon, dell’Alleanza dei democratici e dei liberali..
La crescente flessibilità e la digitalizzazione del mercato del lavoro hanno portato delle forme di impiego nuove e non standardizzate. Quali sono i vantaggi e le minacce di questa tendenza?
Le nuove tecnologie e la digitalizzazione stanno generando non solo nuove forme di impiego, ma anche nuovi modi di concepire il lavoro. Per questo dobbiamo mettere al vaglio il nostro mercato del lavoro, i limiti delle sue regole e la protezione sociale. I vantaggi possono essere molti, non si può ignorare l’arrivo di forme di impiego più flessibili e più adattabili. È chiaro che l’Europa vuole evitare lo sfruttamento o una qualsiasi mancanza di protezione, entrambi incompatibili con il modello sociale europeo, soprattutto per ciò che riguarda questi nuovi modi di lavorare non standardizzati. In breve, abbiamo raggiunto un equilibrio tra la flessibilità e la protezione per i lavoratori, una sorta di “flexi-protection”.
Con i nuovi modelli di impresa, non è ben chiaro se alcuni lavoratori sono autonomi oppure impiegati. Le nuove norme come si conformano alla presenza di piattaforme come Uber e Deliveroo?
Le nuove norme includono anche i lavoratori la cui remunerazione è soggetta alla direzione di un’altra persona, la quale gestisce il lavoratore, e da chi questi dipende. Sotto l’ombrello di queste norme rientrano anche i lavoratori dipendenti da piattaforme come Uber e Deliveroo, anzi si potrebbe dire che siano stati loro la scintilla di questo cambiamento. Per ciò che riguarda il lavoro autonomo, il Parlamento vuole essere chiaro, distinguendo coloro che veramente lavorano come liberi professionisti. È una posizione che ho difeso durante i negoziati con il Consiglio.
Rispetto alle norme vigenti, cosa cambierà?
La nuova direttiva stabilisce un minimo universale per ciò che riguarda i diritti sociali in Europa; è questa la grande novità. Questi diritti potrebbero essere considerati il seme per la nascita di un nuovo mercato del lavoro in Europa, un passo ormai necessario per rafforzare il progetto Europa. Nello specifico, vorrei evidenziare il limite di tempo fissato per i periodi di prova, che generalmente non dovrebbero durare più di sei mesi; il diritto di lavorare per altri datori di lavoro, proibendo di fatto le clausole di “esclusività” o di “incompatibilità”; il diritto di ricevere la formazione pre-accordata in modo gratuito e da seguire durante le ore di lavoro; il diritto di avere garanzie minime e prevedibili per quelle forme di impiego che, per loro natura, non sono così prevedibili, com’è il caso dei contratti a chiamata. Per ciò che riguarda quest’ultimo tipo di contratti, il Parlamento ha difeso il diritto dei lavoratori a essere comunque retribuiti anche se le ore di impiego richieste dovessero essere cancellate senza un sufficiente preavviso.