In Italia 2,6 milioni di famiglie a rischio alluvioni


Coldiretti lancia l’allarme dopo l’ultima ondata di maltempo: in Italia sono 2,6 milioni le famiglie italiane che vivono in territori esposti al rischio di alluvioni

Sono 2,6 milioni le famiglie italiane che vivono in territori esposti al rischio di alluvioni

Sono 2,6 milioni le famiglie italiane che vivono in territori esposti al rischio di alluvioni, a causa di un Paese reso sempre più fragile dai cambiamenti climatici e dal consumo di suolo.

E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti su dati Ispra diffusa in occasione della premiazione del primo concorso fotografico “Obiettivo Acqua”, promosso da Coldiretti, Anbi (Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue) e Fondazione Univerde, con la presenza del presidente Ettore Prandini e del ministro dell’Ambiente Sergio Costa.

Il pericolo di alluvioni o frane interessa ben il 91,1% dei comuni italiani (7.275) ma la percentuale sale al 100% per Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata, Calabria e Val d’Aosta, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Ispra. Abruzzo e Lazio hanno rispettivamente il 99,7% e il 98,7% dei centri a rischio, mentre il Piemonte si “ferma” al 94,7%, ma sopra quota 90% ci sono anche Campania, Sicilia e Trentino Alto Adige. In fondo alla classifica si piazza, invece, il Veneto, dove i comuni in pericolo sono “appena” il 64,6%.

Un fenomeno aggravato dal consumo di suolo con l’abbandono delle campagne e la cementificazione che solo nell’ultimo anno hanno causato la scomparsa di 100mila ettari di terra coltivata, pari alla superficie di 150mila campi da calcio, dopo che negli ultimi 25 anni era già sparito il 28% delle campagne. L’erosione di territorio agricolo a beneficio di asfalto, edifici e capannoni causa il fenomeno dell’impermeabilizzazione del terreno che non riesce ad assorbire l’acqua aumentando il rischio di inondazioni.

Su un territorio meno ricco e più fragile si abbattono infatti gli effetti dei cambiamenti climatici, con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di eventi estremi, grandine di maggiore dimensione, sfasamenti stagionali e bombe d’acqua i cui effetti si fanno sempre più devastanti.

“In un Paese comunque piovoso come l’Italia che per carenze infrastrutturali trattiene solo l’11% dell’acqua, occorre un cambio di passo nell’attività di prevenzione”, ha dichiarato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “bisogna evitare di dover costantemente rincorrere l’emergenza con interventi strutturali”.

Il primo passo contro le alluvioni è “la realizzazione di piccole opere di contrasto al rischio idrogeologico, dalla sistemazione e pulizia straordinaria degli argini dei fiumi ai progetti di ingegneria naturalistica, ma allo stesso tempo – continua Prandini – serve un piano infrastrutturale per la creazione di invasi che raccolgano tutta l’acqua piovana che va perduta e la distribuiscano quando ce n’è poca, con la regia dei Consorzi di bonifica e l’affidamento ai coltivatori diretti. Non è pensabile che la legge sul consumo di suolo approvata da un ramo del Parlamento nella scorsa legislatura sia finita su un binario morto in attesa della discussione in Senato. Dobbiamo togliere dalla palude questa norma importante per il futuro dell’Italia e approvarla prima possibile”.

Serve salvare la terra fertile in Italia, serve un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività agricola anche attraverso la piena attuazione della legge di orientamento che consente alle pubbliche amministrazioni di stipulare convenzioni con gli agricoltori per lo svolgimento di attività funzionali alla salvaguardia del paesaggio agrario e forestale. Allo stesso modo servono misure per sostenere e rilanciare gli allevamenti, a partire da quelli di montagna e delle aree interne, che garantiscono la manutenzione del territorio. Per limitare gli effetti devastanti del maltempo occorre inoltre contrastare ogni forma di abusivismo e avviare un piano per la riforestazione delle aree ad alto rischio. Infine, occorre intervenire sulla manutenzione del verde urbano per garantire la sicurezza anche nelle città coinvolgendo direttamente le imprese agricole nelle iniziative di riqualificazione ambientale.