Contro i disturbi della prostata le nuove cure in ambulatorio: dai trattamenti farmacologici al laser, gli interventi si riducono
Il futuro della cura contro i disturbi della prostata è sempre più l’ambulatorio. Grazie a trattamenti farmacologi e tecniche al laser che riducono gli interventi. Lo sottolinea all’Agenzia Dire (www.dire.it) Sebastiano Spatafora, urologo dell’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, nell’ambito del congresso nazionale dell’associazione urologi italiani (Auro), in corso in questi giorni a Bologna.
L’ingrossamento della prostata, spiega Spatafora, “è il terrore degli uomini di una certa età, perché è diffusissimo. Dal punto di vista anatomico, tutti gli uomini hanno un aumento del volume della prostata. Questo non significa che tutti abbiano sintomi, ma è comunque la malattia benigna più diffusa per l’uomo sopra i 50 anni. E’ anche uno dei motivi alla base del maggior numero di visite, secondo solo all’ipertensione arteriosa”. Ma proprio perchè si tratta di un disturbo molto diffuso e ben conosciuto, “l’ideale è arrivare a trattarlo ambulatorialmente- afferma Spatafora- è chiaro che più l’intervento è mini-invasivo, più c’è la possibilità di non avere successo. Ma si stanno sviluppando tecnologie nuove che tendono a fare un trattamento ambulatoriale”.
Tra l’altro, aggiunge l’urologo reggiano, “una volta non avevamo studi a sorreggere queste nuove tecnologie, mentre adesso abbiamo sempre più dati scientificamente corretti e interessanti. Tant’è vero che queste tecnologie, che una volta non si riuscivano a inserire nelle linee guida, oggi si può fare”.
Negli ultimi anni, spiega ancora Spatafora, “il trattamento sia medico sia chirurgico, anche se mini-invasivo, ha fatto passi da gigante”. Dal punto di medico, ad esempio, “con una combinazione di farmaci abbiamo risultati eccellenti e tanti evitano di arrivare all’intervento”. Allo stesso modo, “anche per i pazienti con sintomi più legati all’infiammazione della prostata abbiamo visto che ci sono terapie, anche naturali, molto interessanti”. Di conseguenza, sottolinea l’urologo, “abbiamo una quota di pazienti che non vanno all’intervento”. Dal punto di vista chirurgico, invece, “il bisturi è quasi del tutto scomparso”. Si parla cioè sempre più di “trattamenti endoscopici, che si fanno senza bisogno di aprire la pancia ma attraverso l’uretra, con una netta riduzione dei tempi di degenza e di recupero”. Tra l’altro anche in questa tipologia di intervento, segnala Spatafora, “vediamo un’evoluzione, con una riduzione delle complicanze e una migliore qualità post-operatoria”. Grazie ai laser di ultima generazione, ad esempio, “è possibile uno snocciolamento della parte ingrossata della prostata prima di essere asportato. Oppure viene vaporizzato”.
Sempre grazie alle nuove tecniche a disposizione, poi, “si cerca di evitare anche una conseguenza che fa molto paura all’uomo- spiega l’urologo- ovvero l’eiaculazione retrograda: togliendo la prostata si toglie anche il cancello dietro all’eiaculazione, per cui gli spermatozoi tornano nella vescica. Ad alcuni pazienti può dare problemi”.